Interno del Sepolcro degli Scipioni
Era chiuso al pubblico dal 1992. Si tratta di un complesso archeologico di età repubblicana, situato nel tratto urbano di via Appia Antica, non lontano da Porta San Sebastiano, a Roma: il Sepolcro degli Scipioni.I lavori di restauro erano iniziati nel 2008 e si sono incentrati sul consolidamento del banco di tufo in cui è stato scavato il sepolcro. Ora il sito è stato reso accessibile al pubblico con un nuovo percorso di visita anche per i diversamente abili, con servizi di accoglienza e pannelli didattici che illustrano ai visitatori i resti archeologici presenti nell'area.
L'apertura definitiva sarà effettuata il prossimo anno, con cadenza periodica e visite guidate tutti i sabati dalle ore 9.30 alle ore 12.30 solo su prenotazione (il numero di telefono al quale dare la prenotazione è lo 060608). Sono previste visite per gruppi di massimo 12 persone alla volta, guidate da un archeologo.
Il complesso fu scoperto, per caso, nel 1780, ad opera di due fratelli sacerdoti, i fratelli Sassi, proprietari di una vigna al di sopra del sepolcro che ritrovarono l'ingresso di quest'ultimo proprio scavando per allargare la cantina della loro abitazione. In seguito tutte le iscrizioni furono portate ai Musei Vaticani.
L'area sepolcrale è formata da una serie di gallerie dell'altezza di quasi due metri. Queste gallerie si intersecano e si incrociano a formare un quadrato di circa 11 metri di lato, scavato nel tufo della collina. Nelle pareti furono ricavate delle nicchie destinate ad ospitare sarcofagi, alcuni direttamente ricavati sul posto con lastre di tufo.
La costruzione risale al III secolo a.C. e fu voluta dal capostipite della famiglia degli Scipioni, Lucio Cornelio Scipione Barbato, il cui sarcofago si trova sul fondo della galleria centrale. Con lui furono qui deposti i resti mortali dei membri della famiglia degli Scipioni, ramo della gens Cornelia. Molti esponenti ebbero fama e fortuna in campo politico e militare, come Scipione Africano Maggiore, vincitore di Annibale nella guerra annibalica (sepolto nella sua villa a Literno) e Scipione Emiliano, che concluse trionfalmente la terza guerra punica, distruggendo Cartagine. Qui furono sepolte anche Cornelia, figlia di Scipione l'Africano e madre di Tiberio e Caio Gracco.
Le ultime sepolture ospitate qui risalgono al I secolo d.C., quando un ramo collaterale degli Scipioni, estintosi il ramo principale, decise di riutilizzare il sepolcro.
Il monumento funebre è diviso in due corpi distinti: quello principale è a pianta grosso modo quadrata ed ha un ingresso indipendente. La regolarità dell'impianto porta a credere che lo scavo sia avvenuto proprio per creare il sepolcro. Il corpo centrale presenta quattro gallerie lungo i lati e due centrali. Della facciata restano scarse pitture. Originariamente era composta da un alto podio con cornici a cuscino. Nel podio si aprivano tre archi in conci di tufo dell'Aniene: uno portava all'ingresso dell'ipogeo, uno alla nuova stanza, l'ultimo era cieco ed aveva una funziona ornamentale. Il basamento doveva essere ricoperto di affreschi, dei quali rimangono scarsi lacerti.
Dal sepolcro provengono anche delle teste scolpite nel tufo dell'Aniene, delle quali una scoperta nel '700 ed oggi ai Musei Vaticani, ed un'altra scoperta nel 1934 e trafugata. La testa oggi custodita ai Vaticani è alta 24 centimetri ed è attribuita ad Ennio, un poeta dei primordi della storia di Roma. L'attribuzione, però, non è corretta. Probabilmente la testa era pertinente ad una statua sdraiata su un coperchio, in posizione banchettante, nella foggia tipica dell'Etruria meridionale.
Il sepolcro conteneva trenta sarcofagi collocati lungo le pareti, essenzialmente di due tipi: monolitici e costruiti, cioè composti da lastre accostate. Il sarcofago del capostipite, Lucio Cornelio Scipione Barbato, è ora ai Musei Vaticani, mentre nel sepolcro è presente una copia. Era in peperino e datato al 280 a.C., concepito in forma di altare.