La volta della navata centrale della basilica sotterranea di
Porta Maggiore a Roma (Foto: AdnKronos)
La basilica, scoperta per caso nel 1917 e mai prima aperta al pubblico, nasce come edificio sotterraneo, ed era probabilmente legata ai culti neopitagorici diffusi a Roma all'epoca di Augusto. Secondo alcuni studiosi, l'edificio sarebbe stato costruito da Tito Statilio Sauro, della famiglia degli Statili che avevano ampi possedimenti nell'area di Porta Maggiore e sulla via Prenestina, collaboratore stretto dello stesso Augusto e console nell'11 d.C.. Altri studiosi invece attribuiscono la sua costruzione a Tito Statilio Tauro, pronipote del precedente, suicidatosi nel 53 d.C. per non subire l'onta del processo in cui lo aveva trascinato Agrippina, madre di Nerone, con l'accusa di praticare la magia.
In ogni caso, la basilica nei suoi tre ambienti, presenta due diversi livelli successivi di decorazioni: il primo e più antico, a stucchi bianchi con temi della mitologia greca e romana, nella sala basilicale a tre navate di 12 metri per 9; il secondo con affreschi di epoca successiva, presenti nel vestibolo che immette alla sala basilicale. Nel Dromos, il lungo corridoio in discesa che costituiva l'accesso dalla via Prenestina, resta solo una parte. "Questo lascia supporre che il primo livello di decorazioni - spiega Sciortino - sia stato realizzato da Tito Statilio Tauro collaboratore di Augusto, mentre il secondo dal pronipote che si suicidò".
"La scoperta della basilica è avvenuta per caso il 23 aprile 1917 - spiega Sciortino - quando un treno della linea Roma-Cassino-Napoli fu fermato per una frana lungo la linea. E' stata proprio quella frana a svelare la presenza dell'edificio ipogeo e nel 1951 le FS costruiscono una grande calotta in cemento armato che inglobò l'intera basilica, proteggendola dalle vibrazioni dei treni e dal percolamento delle acque".
Nel 2003 è partito il restauro della stessa calotta, e un consolidamento strutturale del monumento. Il lavoro di restauro dell'edificio è curato da Giovanna Bandini. "Un onore straordinario ma anche un lavoro difficile", commenta la restauratrice, spiegando che "si è partiti da un consolidamento strutturale dell'edificio, per arrivare agli intonaci, fino agli stucchi e ai dipinti, molto compromessi da secoli di percolamento di acque calcaree". Un restauro finito un anno fa ma che ha impedito l'apertura del monumento per via della presenza del radon. "Il gas, secondo il professor Sandro Massa, uno dei massimi esperti che ha collaborato con noi, si è sviluppato dopo gli ultimi terremoti (Umbria-Marche del 1997 e Abruzzo del 2009), ma abbiamo messo a punto un sistema per eliminarlo e adesso il livello, costantemente monitorato, è a 125, ben al di sotto della soglia d'allarme fissata a 500", spiega Sciortino.
Il lavoro è stato completato nell'abside e nel catino absidale, dove è raffigurata la poetessa Saffo nell'atto di lanciarsi dalla rupe Leucade "in una rappresentazione tutt'altro che drammatica - aggiunge Bandini - anzi legata a un'idea di serenità del trapasso tipica del neopitagorismo, che vedeva nella morte un passaggio a un'altra forma di vita". In realtà, la massiccia presenza di figure femminili nelle decorazioni "lascia supporre che il Tito Statilio Tauro che la fondò, l'abbia dedicata a qualche donna della famiglia", aggiunge Sciortino.
Il restauro va avanti, a breve riguarderà l'intera copertura della navata centrale, "ma servono mecenati. Per l'intero intervento occorrono 2,5 milioni di euro - spiega Bandini - oltre i fondi Arcus già utilizzati, e un lavoro che va dai tre ai cinque anni. Ad oggi sono stati eliminati i rischi per il monumento, sia quelli derivanti dall'umidità, anche se non si riesce a risolvere un'infiltrazione di acqua che arriva dal basso, dovuta a una perdita della rete Acea della zona. Per questo nell'edificio ci sono delle pompe idrovore che si azionano automaticamente alla minima presenza di acqua".
Per sconfiggere i batteri "che hanno tormentato la basilica per parecchio tempo, sono state installate delle macchine che purificano l'aria, come quelle che si trovano nelle sale operatorie. Inoltre, la basilica necessita di una temperatura costante a circa 13 gradi e di un'umidità che deve essere compresa fra l'85 e il 93%. Ecco la ragione delle visite contingentate: la presenza di molte persone, infatti, fa soffrire il delicato monumento".
Trovare fondi però "non è facile - spiega il Soprintendente archeologico Francesco Prosperetti - perché i mecenati cercano monumenti famosi, come il Colosseo. Sicuramente c'è una ricerca di fondi aggiuntivi a quelli dei biglietti che pagano i visitatori dell'area archeologica di Roma, che è la nostra unica forma di finanziamento e non pesiamo sullo Stato. Questo purtroppo è un luogo segreto, concepito come tale e rimasto purtroppo segreto anche ai visitatori fino alla sua apertura domenica prossima. Intendiamo progressivamente rimetterlo in funzione man mano che l'interesse del pubblico nei suoi confronti crescerà. In ogni caso, il completamento dei restauri di questa straordinaria basilica è una delle priorità della nostra Soprintendenza", conclude Prosperetti.