
Se con “Cars 2” aveva lasciato intorno a sé un alone di grande delusione, con “Ribelle: The Brave” la Pixar si rimette prepotentemente in carreggiata. E' lampante che la mano non è ancora quella salda e creativa a cui ci aveva generosamente abituato ma lo spunto vincente stavolta c’è, eccome. Proviene dalla scomposizione della favola classica, quella con la principessa destinata a congiungersi al suo principe azzurro, riscritta e corretta tramite l'inserimento di nuove regole e attraverso la caratterizzazione della protagonista Merida: ostinata principessa guerriera alla ricerca della sua libertà e assolutamente riluttante a sottostare alle regole di corte che ora la vedono obbligata a fidanzarsi con uno dei suoi pretendenti.
La libertà di poter scegliere in autonomia cosa fare della propria vita, e essere, di fatto, padroni del proprio destino, però è solamente il motore vivacizzante di “Ribelle: The Brave” e non il tema principale. La pellicola, diretta in una prima fase da Brenda Chapman (sceneggiatrice insieme a Irene Mecchi) e passata poi in corso d'opera nelle mani di Mark Andrews, raggruppa infatti il suo cuore pulsante integralmente sul rapporto madre/figlia e sul loro legame da ricostruire, perché rovinato da una difficoltà di comunicazione. La distanza apparentemente incolmabile tra le due solide figure genera un attrito che taglia letteralmente a metà il nucleo famigliare e, avvalendosi di un'approssimativa parentesi magica, lo altera fino a costringere le due inamovibili montagne ad allearsi e a camminare fianco a fianco, ma soprattutto ad ascoltarsi l’un l’altra. Il loro percorso di mediazione è la rotta con la quale la storia raggiunge il massimo apice emozionale e sentimentale, prima di virare poi verso un finale abbastanza scontato in cui entrambe porteranno a termine positivamente il tortuoso processo di maturazione e cambiamento.
A onor del vero, ci troviamo di fronte a un nettissimo passo avanti, a un titolo di tutto rispetto capace di divertire, commuovere e intrattenere spettatori di qualunque età, nessuno escluso. Non sarà il solito invocato capolavoro ma pretendere ogni volta che la Pixar sforni un “Up” o un “Toy Story 3” sarebbe da parte nostra una richiesta pretenziosissima. Per adesso la creatura di Steve Jobs ha voluto limitarsi a riprendere lo scettro che aveva perduto qualche anno fa e nel farlo ha dedicato proprio alla memoria del padre le magnifiche gesta compiute.
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