C’era una volta, nel lontano Medioevo, una giovane principessa di nome Merida: chioma rossa e riccia, spirito coraggioso, viveva in un villaggio delle brumose Highlands scozzesi ed era la primogenita di Re Fergus e della Regina Elinor, la quale faceva di tutto per impartire alla figlia le regole del “buon regnare”.
Ma la fanciulla, insofferente, preferiva all’etichetta di corte le cavalcate in groppa al fido destriero Angus, arrampicarsi su ripide pareti di roccia e il tiro con l’arco, arma donatale dal padre. In seguito all’invito rivolto da Elinor ai signori dei regni vicini, perché i loro primogeniti venissero presentati alla principessa, in odor di matrimonio, ecco in arrivo lo strappo definitivo con la famiglia, alla quale si erano aggiunti nel tempo tre gemelli birbantelli, infatti Merida non solo osava sovvertire le regole del cerimoniale, ma ricorreva all’incantesimo di una strega per mutare il proprio destino …
Re Fergus e la Regina Elinor
Diretto da Mark Andrews, succeduto durante le riprese a Brenda Chapman, coadiuvato da Steve Purcell (i tre sono anche autori della sceneggiatura, insieme a Irene Mecchi), Ribelle- The Brave rappresenta un efficace sincretismo tra le tradizionali tematiche “made in Disney” e la mirabilia tecnica, ulteriormente consolidata, non disgiunta da un felice taglio narrativo, della Pixar, la quale raggiunge al suo tredicesimo lungometraggio un livello d’estrema veridicità: la morbida, flessuosa, mobilità dei capelli della protagonista, gli splendidi scenari, spesso funzionali ad una correlazione ambiente-personaggi, la cura doviziosa di ogni particolare (i vestiti, il muschio sugli alberi, la luce filtrata nella foresta) ed un 3d sostanzialmente neutro, nel senso che né aggiunge né toglie nulla alla suddetta bellezza delle immagini, molto vicine a quelle di una pellicola non d’animazione.

I tre gemelli pestiferi: Harry, Hubert, Hamish
La struttura è quella tipica di un racconto di formazione, il tema della crescita, con il passaggio dall’adolescenza verso l’età adulta, il conflitto nato dal desiderio di far sì che quanto gli altri vedono in noi, a partire dai familiari, coincida il più possibile con quanto si riesca a vedere di se stessi, ma la sceneggiatura spesso glissa, preferisce miscelare verismo e vivace ironia (le tre birbe matricolate, emule, tra scherzi, dispetti ed ingegno tuttofare dei primissimi Qui, Quo, Qua, la caratterizzazione dei pretendenti, tanto nell’idioma che nell’aspetto fisico), riuscendo a dar vita ad un felice intreccio storia-fantasy, attingendo dal folklore delle leggende scozzesi.
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