Ecco cosa aggiunge il testo di Castellina a un dibattito sull’indignazione che inizia a comporsi di più voci:
Si tende a pensare che la propria generazione sia migliore di quelle che le sono succedute. Se a me piace molto il vecchissimo Stéphane Hessel, che di anni ne ha novantadue, undici più di me che pure sono Matusalemme, è proprio perché, anziché chiudersi nella nostalgia del suo passato, lo usa come un altoparlante per
mobilitare i giovani cercando di dar loro il massimo della fiducia. E li chiama a tramandare quanto di meglio è stato fatto prima che nascessero. Ecco la parola che, insieme a indignazione, ribellione e responsabilità, vorrei esaltare: tramandare. Perché un passaggio di testimone è indispensabile per dar senso alla storia dell’umanità.
Quanto ci è richiesto è uno straordinario e prolungato impegno, proprio come accaduto nel corso della storia, durante i momenti alti delle rivoluzioni. Ma che ora occorrerà spalmare su anni. E in questo quadro va ritrovato anche il desiderio della rivoluzione più ardua: la trasformazione dell’essere umano. Questo sì che mi indigna. Mi indigna che proprio di questo obiettivo, pur centrale in tutte le grandi utopie, dal cristianesimo al comunismo, nemmeno più si parli. E che, anzi, se qualcuno si azzarda a dire che va trasformato il soggetto stesso della storia, viene messo a tacere come fosse un balordo