Ribollita di governo

Creato il 22 febbraio 2014 da Albertocapece

Sul governo del guappo di Firenze vediamo fare tante riverenze … sarebbe stato proprio adatto allo stornellismo di Odardo Spadaro l’esecutivo che è nato sulle ceneri di Letta. E rappresenta in pieno l’essenza del suo premier: vecchi vizi incarnati in anagrafi più fresche, le solite lobby trattate al gerovital e immerse in bagno rosa. Non manca nulla: dalla Pinotti, pasionaria degli F35 alla Difesa in quanto rappresentate dell’industria bellica e dei suoi “dividendi”, alla confindustrina Federica Guidi, al boss di Cl, l’inamovibile Lupi, a Giuliano Poletti l’uomo che ha traghettato le coop nel meraviglioso mondo del capitalismo finanziario, la montiana Giannini all’istruzione perché porti avanti la privatizzazione dell’istruzione, la Lorenzin alla Sanità, un premio ai pasticci che ha creato, il commercialista Galletti di antica stirpe democrista all’Ambiente che già di per sè è un manifesto di svendita e/o di noncuranza, l’immarcescibile Alfano, il giovane Orlando alla Giustizia in maniera che dimostri la sua multiforme incompetenza e Franceschini alla Cultura, nella evidente speranza che, dai e dai, se ne faccia una.

Insomma  Cencelli purissimo, gattopardo assicurato. L’unico nome sensato, ovvero quello del magistrato antimafia Gratteri in funzione di guardasigilli è stato cassato da Napolitano: sarebbe stato uno sgarbo. L’unico ministro significativo è Pier Carlo Padoan all’Economia, non tanto per il ruolo chiave nel governo, quanto per la continuità che esprime: dall’essere stato consigliori di D’Alema e  Amato, coordinatore per l’Italia delle strategie europee che ci hanno portato al punto in cui siamo, direttore esecutivo per l’Italia dell’Fmi con competenza anche su altri Paesi tra cui Grecia e Portogallo (che già vengono i sudori freddi) e attualmente  capo economista dell’Ocse e presidente dell’Istat.

Insomma racchiude in sé la funzione esecutiva, quella conoscitivo – statistica e quella impositiva dei circoli finanziari. Non è un mistero che il Job Act di Renzi sia stato suggerito dall’Ocse riprendendo le ricette greco-iberiche e si sustanzi per ciò che ci riguarda in una ultima mattanza di aziende in mano al pubblico per recuperare denaro, dando un qualche temporaneo pourboire a chi sarà espulso dal lavoro nel dopo svendita. In un certo senso, purtroppo nel male, è l’unico ministro adeguato a un’Europa che vede in Renzi una chance per continuare sulla strada del declino forzato della periferia a tutto vantaggio del centro, dando tuttavia all’opinione pubblica la sensazione che si cambi pagina. Ed è un fan accanito dell’austerità, tanto che poco tempo da in un intervista arrivò a dire che “il dolore è efficace”.

Ma questo governo nato forzosamente dentro le vecchie logiche di potere, questa ribollita cucinata nel brodo dell’ambiguità è difficile  che raggiunga lo scopo. Oddio è vero che questi venditori di fumo, in proprio come Berlusconi o in qualità di rappresentante nel caso di Renzi, hanno come  suprema soddisfazione ciò che dialettalmente si esprimerebbe con “che co’ teo ga’ messo in culo, te ghe disi anca grassie”, però in questo caso l’effetto di discontinuità si sente proprio poco, nonostante i peana dei giornaloni e delle tv i cui editori sono anche, ufficialmente o dietro le quinte, i grandi elettori del sindaco di Firenze. Eh si sul governo del guappo di Firenze  si fanno pure di molte indecenze…


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