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Ricatti, minacce e generalizzazioni. Tutti minacciano tutti. Ma siamo sicuri che questo sia il nuovo?
Creato il 07 marzo 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiNon ci sono mai piaciuti i ricatti, men che meno le minacce. Chi ricatta e minaccia lo fa perché non è sicuro di sé, delle posizioni che ha, delle proprie idee, per paura. Minacciano e ricattano i mariti cornuti, le comari maldicenti assetate di persecuzione, i senza palle che sbraitano ché altrimenti non se li fila nessuno. I preti minacciano l'inferno e Berlusconi il ritorno dei comunisti. Monti il default e Bersani il vuoto politico che nuoce all'economia, salvo leggere le dichiarazioni di Mario Draghi che dice: “La politica italiana fa paura ai mercati? Non è vero, è la democrazia”. Ci ricattano con la violenza delle parole e una presunzione che non ha limiti e noi, i ricatti e le minacce, li subiamo spesso, anche volentieri. Non si capisce per quale ragione se un italiano si sente minacciato, si cala le braghe come un servitore qualsiasi al quale il padrone dovrà frustare il sedere. Ah, il fato! Quanto masochismo c'è... Siamo un popolo supino, anche nei confronti di quelli che dovrebbero essere “fermenti rivoluzionari” ma che, alla fine, rivoluzionari non sono. “Tanto – ci diciamo – la rivoluzione la farà Beppe Grillo. Lo abbiamo votato. Noi non possiamo mica sporcarci le mani”. Le ultime affermazioni del leader dei Five Stars, ci lasciano basiti, sorpresi, un po' sconvolti e leggermente incazzati. Che significa “se non ci fossimo stati noi, qua sarebbe successo un macello”, che milioni di italiani armati di smartphone avrebbero dato l'assalto al Quirinale? Ma per favore... Se non lo hanno fatto in venti anni di berlusconismo, vuoi che lo facciano ora? L'impressione è sempre quella che questo popolo abbia bisogno, come il pane, di una guida sicura, di un leader carismatico da trasformare prima in eroe poi in santo, tanto un Papa che lo eleggerà al sacro soglio, si troverà sempre. Le minacce e i ricatti ai giornalisti, ad esempio, ci fanno imbestialire. Per carità, nessuna rivendicazione corporativa, d'altronde il berlusconismo è riuscito a sputtanare una professione meritoria che manco la DC, ma perché prendersela con chi cerca di fare il proprio lavoro? Mica siamo tutti Minzolini e Sallusti. Mica tutti siamo finiti in galera in nome della libertà di stampa (sua). Mica la nostra totalità è sul libro paga di Silvio o di De Benedetti. Anzi, per dirla tutta, noi non siamo sul libro paga di nessuno. E sai perché, Beppe? Per non far marchette o per limitarle al minimo. Cerca di distinguere, per favore, fra chi mente spudoratamente, e mette in piedi sceneggiate (alla D'Urso, tanto per capirci), e chi cerca di strapparti un commento, altrimenti non piglia un euro per campare. Generalizziamo. Sempre. Siamo un popolo di generalizzatori ad oltranza. “I giudici sono malati di mente”. “I democrat sono ancora comunisti”. “Gli stilisti gay”. “I preti pedofili”. “Le donne, meno le mamme e le figlie, zoccole”. Ragioniamo per grandi categorie, non riuscendo a distinguere, perché per distinguere occorre pensare, ragionare, confrontarsi, insomma, discernere. E dopo tutti questi anni di silviesca apartheid, c'è ancora chi in grado di ragionare? Ma ditelo, c'è qualcuno che ha capito cosa diavolo vuole fare Grillo? Allora. “Nessun accordo (perfetto, condividiamo) con i partiti”. Poi. “Vogliamo che gli altri votino per il nostro programma e non noi per il loro”. Va bene pure questa. Ma che significa “Quando avremo la maggioranza assoluta ce ne andremo dal Parlamento”, che l'Italia sarebbe pronta per un sano periodo di anarchia dell'amore? Che si potrebbe ripetere l'esperienza di Durruti o di Machno? Vivaddio, firmeremmo ad oltranza. Ma così non è e, oltre che attendere una risposta alla nostra richiesta di votare come “uno=uno” per i prossimi passi del Movimento, ci piacerebbe tanto non ritrovarci fra le scatole gli industriali della Marca Trevigiana, quei “figuri” imbarazzanti che invece piacciono tanto alla presunta totalità del popolo della Rete. Non ci è mai piaciuto chi minaccia, chi ricatta, chi generalizza. Non è un uomo, solo un'ameba.
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