DreamBrain è il casco con cui Riccardo Prodam riesce a comunicare con suo padre.
Il 13 dicembre 2009, Fabrizio Prodam, imprenditore
torinese, viene colto da ictus. I danni all’encefalo lo privano di
movimento e della capacità di comunicare. Ma non di pensare, avere
esigenze e sentire. E il figlio Riccardo gli sussurra all’orecchio: “
non ti preoccupare papà, questa la risolviamo”. Comincia così l’avventura di Riccardo, che di mestiere è ingegnere con una
specializzazione in calcolo combinatorio, alla ricerca di un mezzo che
lo metta in comunicazione con la mente del padre.
Dopo mesi e mesi passati a studiare, a confrontarsi con colleghi
matematici e logopedisti, arriva a creare un casco dotato di sedici
elettrodi che, appoggiati sulla testa, basandosi su un modello
matematico, decifrano i messaggi cerebrali. L’avventura disperata di un
figlio per aiutare il padre ha partorito un’invenzione attorno a cui
oggi lavora un team di persone, ad esempio la sorella Flavia Prodam, e i
cui brevetti stanno per essere depositati. Perché leggere la mente è da sempre uno dei sogni più grandi della scienza: non solo in campo medico, anche militare.
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