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Creato il 25 settembre 2011 da Patrizia Poli @tartina

 

Le novelle non sono mai veri apologhi perché, all’ultimo momento, lo scrittore si tira indietro e lascia al lettore la libertà di riflettere e scegliere (vedi la chiusa dell’ultima novella che termina sulla pagina bianca del libro che il lettore ha fra le mani).

Le Cosmicomiche”, del 1965, comprende 12 racconti. “Per parlare di cosmogonia abbiamo bisogno di uno schermo, di un filtro e questa è la funzione del comico”, dice Calvino. Ecco il perché del titolo cosmi-comiche. Il protagonista Qfwfq, prima mollusco, poi dinosauro, poi uomo è il simbolo della memoria del mondo. Qui, come in “Ti con Zero”, del 1967, il gusto picaresco diventa avventura fantascientifica.

Il racconto dialogo “Le città invisibili”, del 1972, che si rifà alla letteratura utopistica di Borges e Vittorini, è ispirato all’impossibilità di comunicare fra diverse culture. Solo il sogno può colmare il vuoto della parola. Il dialogo fra Marco Polo e Kublai Khan simboleggia l’impossibilità di giungere al cuore dell’altro da sé, con i soli mezzi della realtà e della logica. In quest’opera Calvino ritma la narrazione fino a rendere la prosa poesia. Egli ha, infatti, grande amore per la musicalità delle parole.

Infine “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, del 1979, documenta proprio la crisi della favola allegorica e utopistica. I 10 incipit di altrettanti romanzi testimoniano una perpetua sospensione del senso e alludono ad una situazione (ripetuta in 10 forme diverse) di sdoppiamento e di crisi d’identità in una atmosfera di minaccia incombente. Il lieto fine delle nozze del lettore con la lettrice, e la struttura circolare, sono solo apparenti. Calvino si diverte a catturare l’attenzione del lettore con storie sempre diverse, ricorrendo ai collaudati meccanismi del romanzo di consumo, per poi deluderla. Il romanzo contiene effetti di straniamento quasi brechtiano tesi a suscitare l’attenzione critica del lettore contro l’inganno della letteratura. È il maggior esperimento metanarrativo di Calvino, iniziato già col racconto “I figli di Babbo Natale”, e mira a rendere visibile ai lettori la struttura stessa della narrazione.

Patrizia Poli

Si concludono qui queste note sul rapporto fra Calvino e il genere fantastico.


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