La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, rende noto che la società Delta Energy Ltd – con sede centrale in Brighton, 43 Park Crescent,
East Sussex BN2 3HB, Regno Unito – dopo aver presentato il 28 maggio 2012 presso gli uffici del Ministero dello Sviluppo Economico la nuova istanza di permesso denominato “La Bicocca” ricadente nei Comuni di Barile, Melfi e Rapolla ed estesa su oltre 155 Kmq, ha chiesto alla Regione Basilicata ed agli enti locali l’attivazione della procedura VIA ai sensi della L.R. 47/98.
Infatti, con avviso pubblicato sul recente Bollettino Ufficiale della
Regione Basilicata n. 7 del 16/3/2013, la società con sede di
rappresentanza presso lo studio romano dell’avvocato Turco e sede
periferica a Matera, vuol effettuare ricerche di idrocarburi anche nel
cuore del Vulture, area di produzione del vino Aglianico doc. La nuova
istanza di permesso di ricerca “La Bicocca” della Delta Energy, dopo
il permesso “Palazzo San Gervasio” della Aleanna Resources, va infatti
ulteriormente ad estendere le aree per la ricerca di idrocarburi a
nord del territorio regionale.
Questa volta la Delta Energy si rivolge alle aree di produzione del
vino Aglianico del Vulture, a quelle cerealicole ed olivicole di
pregio, ove sono presenti valenze ambientali, archeologiche,
naturalistiche, SIC e ZPS incluse nella Rete Natura 2000 dell’Unione
Europea. La Ola chiede ai comuni interessati di Barile, Melfi e
Rapolla che hanno già ricevuto la richiesta della Delta Energy in
questi giorni di convocare consigli comunali aperti ed opporsi alle
richieste della Delta Energy nei termini fissati di 45 giorni, ovvero
entro il 1 Maggio 2013.
La Ola esorta i produttori agricoli del Vulture ad opporsi ora e far
sentire con forza la propria voce, prima che sia troppo tardi, per non
vedere compromessa l’immagine dei loro prodotti ma anche il
territorio, così come la Val d’Agri tristemente testimonia.
La Ola è costretta a denunciare nuovamente l’assordante silenzio della
Regione Basilicata che fa finta di opporsi alle nuove istanze di
permessi di ricerca, fidando nella cosiddetta moratoria bluff (art.37
della L.R. 16/2012) impugnata per incostituzionalità dal Governo Monti
presso la Corte Costituzionale, mentre gli uffici del dipartimento
ambiente attivano quasi ogni settimana nuove istanze VIA da essi
considerate “atti dovuti”. E’ in questo modo – evidenzia la Ola – che
si spalancano le porte alle compagnie minerarie, grazie ai conflitti
d’interesse dall’esito scontato.