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Ricette contro la tristezza

Creato il 28 gennaio 2011 da Crjcrj

Trattato di culinaria per donne tristiBasta l’incipit di questo piccolo libretto a fargli trovare un posticino nella mia libreria pistoiese :-)
“Nessuno conosce le ricette della felicità. Tuttavia, nella mia lunga pratica con frutti e verdure, con erbe e radici, con muscoli e viscere delle varie bestie selvatiche e domestiche, ho trovato in certe occasioni vie di consolazione. Sono preparati semplici e molto poco rischiosi. Diffida di me, non cucinare i miei decotti se ti assale l’ombra di un dubbio. Ma leggi questo tentativo fallace di stregoneria: lo scongiuro, se serve, non è altro che il suono: ciò che cura è l’aria che esalano le parole”.
A scriverlo è Héctor Abad Faciolince, autore colombiano, pressochè sconosciuto, un dolce e strambo affabulatore dell’anima, lo definirei, onesto con il lettore nel dichiarare, senza mezzi termini, di non essere un gastronomo o un gourmet.
Non so bene come dirvelo, ma… questo NON è un libro di cucina.
Di più: è un libro di non-cucina fatto di riflessioni acute, dotate di una sferzante ironia e mescolate a degli improponibili ed impropinabili consigli gastronomici. :-D
Mi è piaciuto questo foglietto illustratito per la lettura che ho trovato sul web e ve lo ripropongo:
Consigliato: a chi gradisce la letteratura sudamericana, a chi legge volentieri per puro gusto o per curiosità, a chi di un libro sa apprezzare anche il tipo di carta e il formato (sbiello letteralmente per la grande raffinatezza della Sellerio).
Sconsigliato: ai pragmatici, a chi non ama la grazia onirica degli scrittori latini, ma soprattutto a chi non crede che la ricetta del cavolfiore nella nebbia abbia il potere di succhiare la malinconia e che nulla addolcisca le pene dello spirito come le marmellate…

Una ricetta davvero azzeccata:
“Se un giorno ti ammalerai di parole, come a tutti noi succede, e sarai stanca di sentirle, di dirle. Se qualsiasi parola sceglierai ti sembrerà sprecata, senza luce, sminuita. Se avrai la nausea quando senti “orribile” o “fantastico” per qualsiasi fatto, non ti curerai, ovviamente, con una zuppa di lettere. Farai quanto segue: cuocerai al dente un piatto di spaghetti che condirai con il sugo più semplice: aglio, olio e peperoncino. Sulla pasta già rimescolata con l’intingolo suddetto, grattugerai uno strato di parmigiano. Al lato destro del piatto fondo colmo di spaghetti conditi come ho detto, metterai un libro aperto. Al lato sinistro, metterai un libro aperto. Di fronte, un bicchiere pieno di vino rosso secco. Qualsiasi altra compagnia non è consigliabile. Sfoglierai a caso, le pagine dell’uno e dell’altro libro, ma entrambi devono essere di poesia. Solo i buoni poeti ci curano dalla saturazione di parole. Solo il cibo semplice ed essenziale ci cura dai peccati di gola.”


Tagged: Cibo, Racconti

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