Magazine Diario personale

Ricevo e pubblico

Da Astonvilla
RICEVO E PUBBLICO
Ho ricevuto questo divertente scritto da un amico del blog nonche' antico frequentatore di spazi "cubani" .
Chiunque avesse storie,curiosita' e racconti da pubblicare me li invii alla mail [email protected]
Doverosa premessa per chi non mi conosce : -Peso più di un quintale e sono alto 185 cm. -Ho iniziato , a 15 anni, la vita dell’orchestrale che , va detto, non è ai fini salutistici identica a quella dei boys scout o dei chierichetti. Questo status mi ha permesso il libero accesso, quando suonavo, ai bar di nights, discoteche , lupanari ed affini. Ho trangugiato , per anni, miscugli e pozioni alcoliche che neanche Amelia la fattucchiera può immaginare e che mi hanno, giocoforza, temprato ( o rovinato ? boh ?) il fegato….. , questo per dirvi che : non sono immune alla borrachera ma , chi tenta di portarmici ,quasi sempre, crolla prima! Era la prima volta che accettavo di essere ospite a casa della mia adorata suegra Carmita e , chiaro a tutti come a Cuba il senso della privacy sia considerato, già mi sentivo come la vacca a 2 teste alla fiera del paese.
La pletora dei vicini/parenti/chismosi già aveva varcato innumerevoli volte la soglia del portal, senza concedersi/mi tregua , per i soliti : mucho gusto, encantada, ecc., ecc.,… All’appello mancavano solo i parenti di Are da parte padre.  Il padre di Are, Jorge ( detto el Singao Singador ), marino mercante , come la maggior parte dei cubani, ha avuto 3 figli con la sua effettiva moglie ( mi suegra ) e nel frattempo pure altri con altre donne.…. Da più di 30 anni vive con un’altra donna ad una cuadra circa dalla casa della suegra. I due figli maggiori ,maschi ,fratelli di mia moglie hanno sporadici ed altalenanti rapporti con el Singao Singador .
Tia Are invece è costantemente in guerra con lui e nemmeno lo vuol veder dipinto sul muro.
Tra le sorelle del Singao vi è Tia Aracelys , meglio nota come Tia Arcoiris (Arcobaleno), soprannome che si è guadagnato per i variegati colori dei molteplici maridos, esposos, novios avuti , superiori in numero a quelli dell’iride più tutte le relative sfumature e combinazioni cromatiche possibili.
La Tia arriva nel bel mezzo della preparazione della pierna asada del sacro ( a Cuba ) puerco .
A Cuba tutti si sentono in dovere di aggiungere ai vari ingredienti di questa ricetta qualche cosa di proprio : per Tia Aracelys l’ingrediente magico doveva essere la marinatura del pedazo di carne con el ron ( ?!? ) che , a suo dire, infondeva alla carne una sabrosità fuori dal comune. Già il particolare avrebbe dovuto, secondo i miei famigliari, mettermi in campana ma io , da perfetto sobrino , accetto la sua proposta di andare a casa sua per renderle visita e conoscere 2 dei suoi innumerevoli figli che vivono vicino a lei.
Avessi accettato un invito dalla Cianciulli ( la saponificatrice di Correggio ) di sicuro la famiglia si sarebbe spaventata di meno.
Tutti iniziano , in toni tragici , a commiserarmi prevedendo una brutta fine per il sottoscritto e questo perchè la Tia e los primos ,ai quali el ron ( in tutte le sue varianti e caserecce sottospeci ) fa spesso l’occhiolino , erano soliti far ubriacare chi aveva la (s)fortuna di far loro visita.
Il giorno del sacrificio arriva e ricevo tali e tante raccomandazioni da riempire un quaderno. Cerco di tranquillizzare tutti ma ormai sono convinti che sarò sacrificato come un chivito dal babalao e che , ben che mi vada, tornerò steso nel cassonetto posteriore del bumbumchakata ( il pick-up Moskovic che mio cognato usa per lavoro) borracho como una uva
Mio cognato Jorgito , designato dalla cupola famigliare ad accompagnarmi , nel contempo, viene istruito per limitare possibilmente i danni che avrebbero cercato in tutti i modi di infliggermi.
Sapendo che sarà ben accetto mi concedo l’onore della scelta delle armi , per cui , oltre ad una misteriosa bottiglia che poi vi svelerò , facciamo tappa intermedia alla tienda dove acquisto 3 botellas de Havana Club blanco da litro, qualche Bucanero e bombones per la Tia y …… vamonos al combate !!
Arriviamo , mi vengono presentati i 2 primos diversi tra loro come il giorno e la notte: Silfredito detto anche , per i tratti somatici vagamente orientaleggianti, el Chino e Alain, più giovane di colore sucio ( è un tono cromatico sconosciuto a noi ma noto ai cubani tra il grigio , il beige e il carmelita …) detto el Flacundengo.
I convenevoli e le presentazioni coi primos prendono il tempo di un attimo , forse hanno visto le botellas e non vedono l’ora di iniziare a divertirsi con lo yuma.
Apriamo la prima, una gota por los santos e avanti col liscio ( nel senso che ,anch’io tra quelli, non inquino il sacro nettare con refresquitos vari ). Jorgito, mio cognato, va di cerveza in quanto solo l’odore del ron gli fa doler la cabeza e poi è pure lo chaffeur quindi,…..los primos y la Tia ridono, scherzano e svuotano los vasitos a raffica.
Tra un dominò ( non lo amo ma è immancabile a Cuba ) ed una interminabile occhiata alle vecchie foto di famiglia il tempo scorre veloce ed ancor più velocemente si svuotano le bottiglie. Noto , all’apertura della terza bottiglia, che i cugini iniziano ad alzare il tono di voce e a parlare come se in bocca avessero un boniato…. intravedo i primi sintomi di resa e porto l‘affondo aumentando il ritmo dei brindisi… l’unica a reggere è la Tia che, generazione ante-revolucion , sembra fatta di ferro e non cede di un millimetro. Al termine della terza i cugini si defilano e con la scusa di impegni inderogabili , prima l’uno e poi l’altro, salutano caracollando e si defilano ( saprò dopo che le loro destinazioni erano i rispettivi letti ).
La partita si sarebbe potuta chiudere con un onorevolissimo pari ma , anche per paura di qualche intruglio casalingo della Tia , mando Jorgito sul carro a recuperare el paquete che mi ero portato da casa . In barba alla dogana cubana ero passato con una bottiglia di Fernet Branca , immancabile nella correzione dei miei caffè in Italia .
In famiglia il Fernet non era stato minimamente apprezzato per cui , quasi intatto nella quantità , mi ero deciso a portarlo alla Tia anche per vedere se si trovavano estimatori a Cuba.
Ne vanto le proprietà enfaticamente , lodo il potere digestivo delle sue erbe al punto tale che la Tia , convinta, lo prova non col vasito da ron ma con quello da refresco. In un fiato si sgargarozza un quartino di Fernet , strabuzza gli occhi, schiocca la linga e se ne esce con un : ….coño , està amargo con pinga !!!
Saranno le ultime sue parole che ascolto in quella giornata.
Dopo essermi diretto in bagno per espletare bisogni fisiologici impellenti, trovo Jorgito che con l’indice attaccato alle labbra mi fa cenno di star zitto e mi indica il sillon dove stava seduta la Tia.
Vedo la vieja roncando beata , evidentemente non abituata alla raffinatezza dell’ultimo liquido ingurgitato .
Mio cognato inizia a darmi pacche sulla spalla e a felicitarmi manco avessi vinto una medaglia olimpionica per Cuba en la pelota.
Lasciamo la casa della Tia senza il piacere di salutare e ritorniamo a casa dove tutti si stupiscono che sia ancora in grado di reggermi sulle gambe da solo.
Jorgito , da chismoso qual’è , inizia subito a raccontare lo svolgimento dell’accaduto servendosi pure del telefono per comunicare a parenti e amici l’incredibile notizia.
Tia , il giorno dopo , in perfetta forma y sin risaca torna a trovarmi e, per l’occasione conia un aforisma che ancor oggi , a distanza di anni, ricordo con ilarità : “ ese gordo se aplatanò muy bien a lo cubano….”
 

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