Una storia di immigrazione, spaesamento, memoria, guerra e tradimento, amore e disillusione. Con gioia e angoscia, Richard Flanagan (eclettico autore de Vita sommersa di Gould) racconta con bravura l’esperienza di tanti immigrati europei oltreoceano (Australia per la precisione), dando vita a immagini molto efficaci nel rendere la complessità dei personaggi, dei rapporti tra padre e figlia, nei gesti minimi, nelle parole non dette… (Annotazione: Il titolo italiano fa riferimento all’episodio iniziale, quello originale è invece, “the sound of one hand clapping” – Il suono di una mano che applaude). Lo stesso Flanagan, con la produzione di Rolf de Heer, ha diretto la versione cinematografica del libro, el 1998.
Richard Flanagan, Il suono della neve che cade, Frassinelli
Nel silenzio di una notte ghiacciata, una donna scende i tre gradini della baracca dove ha sperato di costruirsi una nuova vita. Alle sue spalle risuona il pianto sommesso di una bambina, che lei non sente più. È il 1954 e Maria sparisce lasciandosi dietro solo qualche impronta nella neve spessa dell’inverno australiano. A sua figlia Sonja, che ha soltanto tre anni, non rimane che l’eco di una ninnananna, e l’ombra misteriosa di quella scomparsa. Trentacinque anni dopo, Sonja torna nei luoghi della sua infanzia perché vuole capire le ragioni dell’abbandono. Adesso è lei ad aspettare un bambino, e per essere madre deve spezzare il silenzio e la solitudine di tutti quegli anni. Deve incontrare il padre, che l’ha costretta a fuggire con la sua furia distruttiva, interrogare le persone che hanno cercato di proteggerla, tacendo sul passato. Ora, finalmente, Sonja può affrontare i demoni che hanno perseguitato i suoi genitori: gli orrori della guerra nella patria d’origine, la Slovenia occupata dai nazisti. Ora, finalmente, può dare un significato alle parole della vecchia signora che si è presa cura di lei quando Maria se n’è andata: “L’amore è un ponte, Sonja. E ci sono pesi che certi ponti non possono reggere senza crollare”. “Esistiamo nell’amore degli altri per noi e nel nostro per gli altri. Senza questo, la vita è un nulla infinito, il suono della neve che cade”.