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Richard K. Morgan: Sopravvissuti

Creato il 26 giugno 2012 da Martinaframmartino

Richard K. Morgan: Sopravvissuti

«Da un punto di vista legale…»

Scrollò la testa. «Dimentica la legge. Non aiuta. La citeranno quando gli fa comodo, la ignoreranno in caso contrario. Sono ecclesiastici, Archeth. Trascorrono tutta la loro fottuta vita a interpretare i dogmi in maniera selettiva a loro vantaggio.»”

Richard K. Morgan, Sopravvissuti, pag. 385.

Mi sono accostata a Richard K. Morgan in modo un po’ diverso rispetto al solito. So che i suoi romanzi di fantascienza, Bay City, Angeli spezzati e Il ritorno delle furie, pur senza aver scalato le classifiche dei bestsellers hanno venduto bene, e sono stati apprezzati da una buona fetta di appassionati. Che io, che prediligo la fantasy ma amo pure la fantascienza, non abbia mai provato a leggerli è stato un caso, scelte diverse compiute quando si trattava di decidere cosa leggere.

Poi, oltre tre anni fa, mi sono imbattuta in un suo articolo. Morgan aveva scritto per la prima volta un romanzo fantasy, The Steel Remains, diventato nella recente traduzione italiana Sopravvissuti, e faceva qualche commento sul genere.

L’articolo, ovviamente in inglese, si trova qui: http://suvudu.com/2009/02/the-real-fantastic-stuff-an-essay-by-richard-k-morgan.html.

Ne avevo parlato a suo tempo in un articolo per FantasyMagazine che aveva fatto nascere una feroce polemica: http://www.fantasymagazine.it/notizie/9964/richard-morgan-boccia-tolkien/. Morgan aveva criticato J.R.R. Tolkien per la sua mancanza di realismo, infischiandosene del fatto che probabilmente Tolkien ha scritto quel tipo di romanzo perché era quello che voleva fare e non perché fosse incapace di fare altro.

Per quanto mi riguarda Morgan (e chiunque altro) può pensarla come gli pare. Se un libro non gli piace non gli piace, punto. Ciascuno ha diritto ad avere i suoi gusti, e se è uno scrittore può provare a scrivere qualcosa di diametralmente opposto perché è quel che piace a lui. Ciò che mi aveva irritata all’epoca era stata la conclusione del suo brano:

Well, I guess it’s called fantasy for a reason.
I only wonder why on earth anyone (adult) would want to read something like that.
And I’ve written a fantasy novel for all those adults who wouldn’t.
Hope you like it.

Secondo lui quindi il fantasy sarebbe chiamato così perché non è realistico, dimenticando che il realismo è dato dalla coerenza interna di un’opera e non dall’aderenza alla realtà che conosciamo, e si chiede perché un qualsiasi adulto sulla faccia della Terra potrebbe voler leggere qualcosa del genere. A questo punto mi sembra necessaria una comunicazione di servizio, anche se Morgan non la leggerà mai. A me piace Il signore degli anelli. L’ho letto quattro volte ed è seriamente probabile che lo rileggerò ancora in futuro. E sono un’adulta. Rispetto il fatto che a lui non piaccia, ma preferirei che non sindacasse sui miei gusti.

Bene, quando sono stata al Salone del libro di Torino mi sono fermata a fare quattro chiacchiere con una persona presente allo stand Gargoyle, che mi ha parlato benissimo del romanzo e anche dello scrittore. In più ho letto la recensione entusiastica che ne ha fatto Emanuele Manco: http://www.fantasymagazine.it/libri/16912/sopravvissuti/.

Naturalmente ho finito per leggere il libro anch’io. Però, mentre Emanuele afferma che le scene di sesso o di violenza sono funzionali alla trama e quindi mai compiaciute a me è stata proprio quella l’impressione che hanno dato: compiacimento. Come se lo scrittore volesse dire “guardate come sono bravo, come vado oltre i cliché”. Anche George R.R. Martin presenta numerose scene di sesso o violenza, però non mi ha mai dato l’impressione di essere compiaciuto come Morgan. Con lui ho provato lo stesso fastidio che ho provato con Jacqueline Carey e con il suo Il dardo e la rosa. Giusto per dire che mi ha irritata l’eccessiva esposizione di sesso, non il fatto che uno dei protagonisti fosse omosessuale. Nel contesto della trama questa sua caratteristica era perfetta, e uno dei momenti più divertenti della cena con Martin a Lucca nel 2005 è stato quando alla domanda se Ser Loras sia gay lo scrittore si è alzato, ha esordito con un “a questo non posso che rispondere con una sola parola”, ha aspettato un attimo per ottenere l’atmosfera giusta e poi ha aggiunto “Yes!”.

Ovviamente la sala è scoppiata a ridere, anche perché un terzo dei partecipanti si portava dietro una lunga querelle sulle preferenze sessuali del nobile cavaliere dovute al fatto che un utente aveva scelto come nickname proprio Ser Loras senza rendersi conto che il personaggio era gay. A parte questo, sono una grandissima fan di Martina Navratilova.

Però tutte quelle descrizioni minuziose, il continuo uso di parolacce – lo so che dei guerrieri parlano così, ma la cosa non m’importa – mi hanno profondamente irritata. Avrei tanto voluto una Polgara che sgrida Belgarath nei romanzi di David Eddings, ogni volta che a suo giudizio il paparino dice o fa qualcosa di sbagliato. O anche Septa Mordane che spiega come si deve comportare una perfetta signorina, anche se mi piace più lo stile di Arya che quello di Sansa nell’uso dell’Ago.

A parte questo, lo stile di Morgan mi ha essenzialmente annoiata, anche se la frase posta all’inizio di questo post mi è piaciuta. Non dico che scriva male, la costruzione del mondo è solida, e i vari fili della trama si riallacciano bene. Tecnicamente è un ottimo romanzo, come quelli di Steven Erikson. In pratica mi ha annoiata, proprio come quelli di Steven Erikson. Qualche guizzo d’interesse qua e là, ma troppo poco per voler proseguire la lettura della saga con il secondo volume, The Cold Commands, quando sarà tradotto.

Ho sentito diverse persone dire che chi ama Martin ama Erikson e Morgan, perché sono ugualmente realistici e, almeno il primo e il terzo, crudi, e che non ama Jordan, nella cui saga non muore nessuno. Una volta ho chiesto a Robert Jordan se non gli sembrava che per i suoi personaggi le cose scorressero un po’ troppo lisce visto che fino a quel momento – avevo letto solo i tre romanzi già tradotti in italiano, L’Occhio del Mondo, La Grande caccia e Il Drago rinato – non era ancora morto nessuno d’importante, e lui mi aveva risposto che quello che gli interessava era come procedevano le loro vite. Come erano capaci di adattarsi ai cambiamenti che stavano avvenendo in loro e intorno a loro e che non gradivano. Perché a volte la morte può non essere la cosa peggiore che può capitare a una persona.

A me piacciono Martin e Jordan, e non piacciono Erikson e Morgan, e non vedo nulla di male o di strano in questo.

Morgan si è chiesto perché qualcuno potrebbe voler leggere i romanzi di Tolkien, o qualcosa del genere. La mia risposta è perché mi diverto, cosa che non è successa con il suo, di romanzo. Ciascuno ha i suoi gusti, ed è giusto che sia così. Basta solo evitare di pontificare presunte verità assolute.



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