Lo studio finanziato dall’Unione europea “Countering Waste Electrical and Electronic Equipment Illegal Trade” (CWIT) ha evidenziato che l’Europa non riesce a far rispettare le leggi sulle modalità di raccolta dei pericolosi rifiuti elettronici con il conseguente risultato che solo un terzo di questi (35%) viene propriamente riciclato.
Lo studio ha analizzato gli scarti elettronici prodotti nel 2012 e ha illustrato come solo 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti su un totale di 9,45 siano effettivamente finiti nei programmi di riciclaggio e nei centri di raccolta prestabiliti.
Tale stima supera di 10 volte l’e-waste spedito fuori dai confini del Vecchio Continente. Di fatto però fa preoccupare maggiormente la mancata tranciabilità dei rifiuti lavorati in Europa a causa del commercio illegale interno e alle discariche abusive.
Le conseguenze del mancato trattamento ai sensi delle normative dei rifiuti elettronici comportano rischi per la salute pubblica, oltre che legali e ambientali, in quanto tra i componenti vi sono materiali tossici.
Lo studio affronta inoltre l’aspetto economico di questa gestione sbagliata di RAEE. Stima infatti tra gli 800 milioni e 1,7 miliardi di euro i materiali che si sarebbero potuti reimpiegare se recuperati con processi adeguati.
D’altra parte, la gestione dei RAEE è un problema difficile da affrontare anche perché parcellizzato. Sia a livello dei diversi paesi membri dell’Unione che non hanno ancora armonizzato le rispettive normative in materia, sia rispetto ai responsabili.
(fonte: http://punto-informatico.it)