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Ricky (storia d’amore e libertà) – la recensione di Sandro

Creato il 30 giugno 2010 da Soloparolesparse

Solito appuntamento con le vostre recensioni (che ormai è diventato appuntamento fisso con Sandro).
Questa volta l’amato ospite ci racconta come ha visto Ricky, di Francois Ozon.
Se anche tu vuoi pubblicare una tua recensione su queste pagine non devi fare altro che scrivermi.

Ricky (storia d’amore e libertà) – la recensione di Sandro

Katie lavora in fabbrica e la sua vita sembra noiosa fin quando conosce Paco, un collega, con il quale ritiene di potersi concedere senza tanti scrupoli iniziando una relazione molto passionale. Passa il tempo e Katie rimane incinta.

Poco dopo la nascita del figlio, appunto Ricky, Katie scopre una cosa sconvolgente: dei lividi dietro le scapole del bambino. Teme che Paco possa averlo picchiato e decide di continuare a crescere il figlio da sola. In realtà, dietro le scapole del bambino non sono lividi, bensì due ali che con il tempo si sviluppano e crescono divenendo sempre più visibili.

Katie si trova, quindi, a crescere un figlio diverso, si trova a proteggerlo dai pregiudizi e dalla stampa curiosa in cerca di fenomeni da baraccone; ma al tempo stesso ben sa che una diversità così evidente non può essere nascosta per sempre. Possiamo anche vedere una metafora di libertà: il figlio con le ali che vola sempre più lontano ed indipendente rispetto alla famiglia.

Questo film ha come base positiva l’idea decisamente originale e alcuni tratti di ironia ed anche i riferimenti ad alcune devianze dei giorni nostri (il timore delle violenze sui figli, i giornalisti ficcanaso, i pregiudizi della gente); ma a ben vedere non mi sembra un capolavoro.

In alcuni tratti sembra un documentario sulla vita da genitori, per passare al genere horror con le ali che spuntano dietro le scapole del bimbo. Non posso dire che è noioso, ma se avete altro da fare al posto di vedere il film, non temete di perdere nulla di che.


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