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“Rico, Oscar e i Cuori Infranti” di Andreas Steinhöfel, Beisler

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

rico-oscar e i ciIo, di Rico e Oscar, mi ero già innamorata al primo episodio della serie, pubblicato poco meno di un anno fa dalla casa editrice Beisler e noto con il titolo italiano di “Rico, Oscar e il ladro ombra” (per chi lo avesse perso, ne ho parlato qui)
I due piccoli amici berlinesi mi avevano talmente conquistata alla loro prima avventura che – sono costretta a confessarlo – ho fatto caldamente il tifo per loro durante le selezioni del Premio Andersen 2013 (nel corso delle quali erano in lizza per il premio “Miglior libro oltre i 12 anni”) sebbene i loro concorrenti fossero anch’essi libri indimenticabili *.

Sono stata quindi felicissima quando ho saputo che la stessa casa editrice aveva appena reso disponibile in libreria il secondo capitolo delle imprese dei due detective più simpatici, teneri, scalcagnati eppure efficientissimi, del panorama della letteratura per l’infanzia: “Rico, Oscar e i Cuori Infranti”.
L’autore sempre lui: lo scoppiettante e poliedrico Andreas Steinhöfel, affiancato, per la parte illustrativa – azzeccatissima – dal bravo conterraneo Peter Schössow.

In questo romanzo, la storia che fa da substrato ai misteri da risolvere e che conferisce spessore alle vicende dei due ragazzini si va delineando e consolidando, aggiungendo nuove luci e ombre ma anche andando a creare un filo conduttore sempre più portante.

Rico è sempre l’irresistibile narratore, spontaneo e ingenuo ma allo stesso tempo illuminato della saggezza dei candidi.
La sua “intelligenza a metà” continua a non essere difetto ma arma di innocenza e freschezza.

Federico Doretti, tra le pagine, è tutto fuorché sciocco. E’ profondo, invece, delicato e maturo. Disarmante e ricco – quasi straripante – di umanità e generosità.
Dall’alto del suo originale punto di vista sui fatti e sulle persone, riesce a rischiarare piccoli anfratti emotivi che altrimenti resterebbero inosservati, è capace di verità disarmanti e squisite tenerezze.
Sa accettarsi con amore ma anche con qualche benevola strizzatina d’orecchie, è infantile ma a volte pare saperne “una in più” sulla vita e sulla gente e, non essendo sempre in grado di mettere tutte in fila le rotelle della razionalità, lascia la porta aperta e lo spazio adeguato ai sentimenti.

Oscar è la sua controparte perfetta, l’amico che si incastra come il pezzo giusto di un puzzle, con tutte le sporgenze dove l’altro ha le corrispondenti rientranze.
Analitico, osservatore, razionale e intelligentissimo, il piccoletto compagno di avventure ha l’occhio attento ai dettagli che all’altro sfuggono, è capace di mettere in fila indizi, di concatenate eventi, di tenere a mente nozioni delle quali servirsi al momento giusto.
Là dove Rico ha il fiuto e il cuore, Oscar ha il cervello e l’attenzione.

Ma uno dei pregi, indiscutibili, dei personaggi di Steinhöfel è quello di non restare piatti su una loro dibimensionalità, di non rimanere privi di sfaccettature.
E così anche Oscar, al pari di Rico, ha i suoi chiaroscuri, le sue sofferenze, i sentimenti feriti e provati e le giuste reazioni ad essi.
Vittima anch’egli di una situazione familiare difficile, solo e in fondo diverso dalla massa dei coetanei come il suo compagno d’avventure, in questo secondo capitolo della serie, Oscar si trova ad essere ospite a casa di Rico, perché il padre, unico genitore rimastogli dopo la fuga della mamma, ha avuto bisogno di mettere “un po’ di distanza” tra sé e le incombenze genitoriali.

Qualche nuvola quindi – e anche piuttosto scura – su una convivenza tra amici che, inizialmente, pareva destinata a svolgersi sotto le insegne dell’entusiasmo e della scoperta reciproca
E minacce di pioggia anche per Rico, quando si manifestano indizi inquietanti che vorrebbero la tanto amata mamma implicata in una serie di traffici illeciti e clandestini. E forse – anzi sicuramente – in un mare di guai!

Sempre con lo sfondo e la compagnia della variegata umanità del condominio di Via Dieffe, i due inarrestabili detective bambini si muovono determinati e risoluti verso il disvelamento di un mistero denso e importante, perfino pericoloso, soprattutto perché le persone coinvolte sono quelle di famiglia e gli esiti hanno a che fare con il proprio futuro.

Così tra pensionati coraggiosi e altruisti, vecchie megere ossute e crudeli, vicini un po’ suonati “allevatori di pietre”, gemelle intraprendenti e invadenti, fidanzate impossibili e poliziotti adulteri con insopportabili “tipe da champagne”, signore di mezz’età appassionate di film gialli, amiche russe dal carattere pepato e tanti altri irresistibili comprimari, Oscar e Rico marceranno dritti verso la soluzione del caso, trascinando il lettore in una gustosissima carambola di eventi e incontri, di trovate e riflessioni, di parentesi e svolgimenti, di momenti d’azione e divertimento e altri più profondi e commoventi.
Il tutto amalgamato in maniera assolutamente armoniosa e scorrevole, vivace e frizzante, in una narrazione dove il punto di vista del giovanissimo Doretti rende tutto brioso e bizzarro, comico e candido, lieve e autentico.

Rispetto al primo libro, però, stavolta le finestre aperte sono di più, i nodi irrisolti – non tanto della trama principale, perfettamente conclusa, quanto di quella di sottofondo che tiene insieme le vite dei personaggi – rimangono, non tutte le domande trovano una risposta e lo sguardo di chi legge è spinto ad abbracciare un panorama più ampio.

Resta il desiderio, quindi, che giunga presto un terzo volume a dipanare una matassa che comincia a manifestare i primi garbugli, la curiosità di conoscere meglio il passato di Rico e di Oscar, la speranza che il loro futuro proceda per la migliore via e che per il loro duetto ci siano ancora in serbo nuove imprese e tante sorprese.

*(“Rico, Oscar e il ladro ombra” si è aggiudicato il Premio Andersen 2013 per la traduzione. Il merito come “Miglior libro oltre i 12 anni” è andato invece a “L’indimenticabile estate di Abilene Tucker” di Clare Vanderpool, EDT – Giralangolo)

(età consigliata: dai 10 anni)

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