Tanti anni fa, quando ho compiuto 14 anni, qualcuno mi ha regalato dei biglietti per un concerto degli Articolo 31. Eravamo in 5: 2 di Pescara, 2 fratelli mezzi teramano-russi-pescaresi, e io, dalla provincia, da Teramo. Per la prima volta immersa in una folla di gente sconosciuta al Pala Elettra, in una sorta di atto di iniziazione cantando “Maria Giovanna e una capanna” da sola, in coro, in tutta autonomia, con la forza di una bambina che sogna di spaccare il mondo, con il mondo davanti ancora da scoprire. Oggi, se ci ripenso, collasso a terra tanta la demenza genuina di quei momenti. Musica stupida, armonie che hanno cambiato cento volte identità, secondo le letture, la gente frequentata, gli amori, gli studi, i professori, il lavoro; i periodi grunge, pop, rock, pop-rock, lirici, sacri, satanici, acid, blues, hip-hop, folk, metal, punk; gli sforzi, i dolori, i pianti, i calci, le forze, i riscatti; le risate più sceme e intense, i cori mimati nei momenti inopportuni, i viaggi, le colonne sonore dei ritorni con persone che oggi sono inclusi in una cella inquadrata come “lista amici più stretti” di facebook.
Oggi guidavo in silenzio in macchina. Dalla radio è partito un brano con una voce familiare. Più ascoltavo, più mi rendevo conto che si trattava di qualcosa che avevo conosciuto tanto tempo fa. Più ascoltavo, più rabbrividivo, per il testo sincero e schietto, senza fronzoli e pretese, semplice. Ho rivisto un film lungo venti anni. Non ascolto più questi generi, non più J- Ax, anzi, lo trovo piuttosto antipatico, ma questa canzone mi ha disintegrato. Il video ancora di più, associando le parole a quella storia.
Sarà l’effetto di un residuo di una adolescenza targata anni ’90?
Archiviato in:Amore, Concerti, Musica, Musicarello, riflessione, riflettiamo, vita e incursioni, Vita quotiana Tagged: adolescenza, articolo 31, crescita, emozione, felicità, gioia, jax, life, maturità, music, musica, piccole cose, ricominciare da zero, semplicità, storia, vita