RICORDA QUESTO DICEMBRE, CHE L'AMORE PESA PIU' DELL'ORO - Josephine Dodge Daskam Bacon -

Da Miwako
Sperso tra i bagliori delle luci ad intermittenza, tra il cibo impastato con la premura e la consuetudine, il Natale ha appena svoltato l'angolo.Avrei voluto durasse un po' di più. Per poter assaporare, dire una parola in più, ascoltare un'altra storia che non conosco.E invece, mentre il torpore della digestione si profondeva tra le membra, mentre il cervello dava segni di avaria e il corpo di abbiocco imminente, Natale è scivolato via inevitabile.Ne resta il famigerato pugno di mosche, e forse, fatta eccezione per quei due chili che già sento stanziati sul culo, non ne rimane prova tangibile.Però ho ascoltato.Con le antenne flessuose e sensibili.Ho osservato.Con un paio di occhi nuovi.
La nonna Luciana, che sa ben oltre ciò che lascia intendere; i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuta ma che ho trovato impercettibilmente inorgogliti dalla fine dei miei esami; mio fratello che deve fare i conti con stravolgimenti inaspettati e irreversibili; ognuno di loro è cambiato pur rimanendo sè stesso.
E poi il profilo della zia R. che se la guardi ci assomigliamo un sacco ma se la guardi meglio non capisci proprio dove; le gote della zia D. terre emerse in quel volto accarezzato dal tempo e dalla vita; gli aneddoti sul Nonno A. di cui, purtroppo, conosco molto poco. Anche loro devono essere cambiati, ma siamo così distanti che mi rendo conto essere troppe le sfumature che non sono in grado di cogliere.
Mi rimane addosso una sorta di lieve tristezza, la tristezza del possibile non concretizzato, solo accennato, forse evitato, di ciò che avrebbe potuto ma non è accaduto.Non che ci fosse qualcosa in particolare che avrebbe dovuto, solo una sensazione difficile da individuare, da qualche parte dentro alla pancia ricolma di cibo.Però ne sono accadute altre di cose.Ho fatto l'albero con mio fratello, ad esempio.
L'ultima volta che è successo, credo entrambi dovessimo slanciarci in punta di piedi per arrivare alla cima; ora, che l'albero è rimasto lo stesso mentre noi siamo cresciuti, la punta non ci arrivava neppure alle spalle. Ore 23.30. Siamo in ritardo. A. ed io alle prese con l'albero, la mamma intenta ad impacchettare gli ultimi regali, il papà infrascato da qualche parte a fumare pensieri che non dirà mai. In sottofondo, canzoni riascoltate mille volte, le risate, .l'odore del caffè. Eccolo il Natale in casa nO.S.tra. E poi le confessioni, le mie ad A. che ancora una volta si è rivelata essere la gran persona che penso lei sia; gli abbracci di mia nonna, lo zio P. che mi ha regalato un barattolo da 2.6 kg di fagiolini, la S.orella che diventa grande sotto i miei occhi, ormai pronta per spiegare le ali, le amiche di sempre con cui la qualità del tempo passato assieme offusca quello che ci ha viste lontane.
Cosa rimane di questo Natale?
Qualche regalo, brandelli di carta lucida che brillano come stelle, torroni, marron glacés e torte fatte in casa.
E poi c'è tutto il resto.
Quello non tangibile ma, comunque, incredibilmente reale.
Ho raccolto i sorrisi di tutti, mi ci sono riempita le tasche.
Ho preso tutte le parole che mi sono state dette e le ho messe in barattoli sotto vuoto.
Persino quel bracciale di luna là fuori, in qualche modo, me lo sono legata al polso.
E' passato, andato, finito.
La sua scia, però, è ancora qui, dove riempie e scalda. Anche se non si vede.
Buon Natale.

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