Foucault e il conflitto tra Fede e Ragione
Fu allora che vidi il Pendolo. La sfera, mobile all‘estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà. Io sapevo – ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell‘incanto di quel placido respiro – che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero π che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili – così che il tempo di quel vagare di una sfera dall‘uno all‘altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l‘unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di π, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio. Ancora sapevo che sulla verticale del punto di sospensione, alla base, un dispositivo magnetico, comunicando il suo richiamo a un cilindro nascosto nel cuore della sfera, garantiva la costanza del moto, artificio disposto a contrastare le resistenze della materia, ma che non si opponeva alla legge del Pendolo, anzi le permetteva di manifestarsi, perché nel vuoto qualsiasi punto materiale pesante, sospeso all‘estremità di un filo inestensibile e senza peso, che non subisse la resistenza dell‘aria, e non facesse attrito col suo punto d‘appoggio, avrebbe oscillato in modo regolare per l‘eternità…
Con queste parole – tratte dal Pendolo di Foucault di Umberto Eco – Casaubon descrive il moto del pendolo del Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi. Quel pendolo ideato dal fisico francese Jean Bernard Léon Foucault, del quale il 18 settembre si sono festeggiati i centonovantaquattro anni dalla nascita.
Figlio di un editore, Foucault nasce a Parigi nel 1819. Sono anni delicatissimi per la storia francese: Napoleone, definitivamente sconfitto a Waterloo nel 1815, è costretto all’esilio a Sant’Elena dove morirà alcuni anni dopo, e intanto la Francia vede con Luigi XVIII, fratello del re ghigliottinato Luigi XVI, la restaurazione della monarchia borbonica.
Dopo la maturità, Foucault si iscrive alla Facoltà di medicina, ma la sua fobia per il sangue lo costringe a rinunciare alla carriera e ad interessarsi alla fisica; dal 1845, infatti, inizia a scrivere di scienza sul Journal des débats. Non è dotato di una forte cultura matematica, ma si dimostrerà ugualmente un grande sperimentatore riuscendo a misurare le velocità relative della luce nell’aria e nell’acqua e a perfezionare, nel campo dell’astronomia, gli specchi da telescopio e le lenti degli occhiali astronomici. Scopre anche le correnti indotte e il giroscopio, ma la sua fama è legata soprattutto all’invenzione dell’esperimento del pendolo che porta il suo nome, che costituisce la prima prova sperimentale della rotazione della Terra. Non si tratta di una scoperta scientifica: il sistema eliocentrico, intuito già nell’antichità da Aristarco di Samo, è già stato ampiamente dimostrato dagli astronomi, sin da Galileo; quella di Foucault è però una prova importante, perché dimostra il movimento terrestre partendo non dall’osservazione del cielo, ma utilizzando solo mezzi terrestri.È il gennaio 1851. Foucault installa nella sua cantina della rue d’Assas un filo metallico lungo 2 metri cui attacca un peso di ghisa; nella notte si accorge di un piccolo movimento e scrive: è la prima prova che la Terra gira su se stessa. Seguiranno altri due esperimenti: uno, nel febbraio dello stesso anno, all’Osservatorio di Parigi di fronte ai più importanti scienziati del tempo; l’altro, nel marzo, sotto la cupola del Pantheon, dove Foucault ha modo di dare una dimostrazione pubblica della sua invenzione.
La sfera di piombo, con un diametro di 38 centimetri e un peso di 28 chilogrammi, viene appesa ad un filo d’acciaio lungo 67 metri, e posta all’interno di un corrimano di mogano di 6 metri. Sulla base circolare pone dei mucchietti di sabbia, che ad ogni passaggio della punta danno origine a un solco sempre più largo. È la traccia che la Terra si muove davvero: che Copernico aveva ragione. Salvo il popolare Illustration e qualche resoconto sulle cronache scientifiche dei giornali, l’evento non ottiene molto clamore. Non bisogna dimenticare che l’Ottocento, in Francia, è attraversato – oltre che dal vento dell’antisemitismo che culminerà a fine secolo nell’Affaire Dreyfus – da accese polemiche religiose in un contesto ferocemente anticlericale, che trova la sua figura emblematica in Léo Taxil.
Nel 1851, da monumento laico (1791), poi cattolico (1806) e poi di nuovo laico (1830), il Pantheon ridiventa Chiesa di santa Genoveffa per opera di Napoleone III, quello stesso Napoleone che prima aveva voluto il pendolo e che ora lo fa smantellare. Con la morte di Victor Hugo nel 1885, la cui salma viene esposta per una notte (e vegliata da dodici poeti) sotto l’Arco di Trionfo, il Pantheon assume di nuovo la sua funzione di tempio laico destinato ad accogliere tra le sue mura le più grandi personalità della storia francese (come già aveva fatto nel 1791 con il rivoluzionario Mirabeau).
Nell’ottobre 1902, anno in cui muore Émile Zola, sempre nel Pantheon (e grazie all’astronomo Camille Flammarion) viene inaugurata la nuova versione del pendolo alla presenza del ministro dell’Istruzione pubblica Chaumié e di più di duemila persone, con tanto di prima pagina su Le Petit Parisien. Foucault non può assistervi; è già morto nel 1868, a causa di una malattia allora misteriosa che gli aveva tolto, a soli quarantanove anni, l’uso delle gambe e della parola. Siamo alla vigilia della legge sulla separazione tra Stato e Chiesa che entrerà in vigore nel 1905, e – non a caso – Flammarion, dopo un omaggio a Foucault, pronuncia queste parole:Senza tornare sulla lunga battaglia combattuta tra la vecchia concezione geocentrica ed antropocentrica dell‘universo e quella nuova, battaglia non ancora conclusa (poco tempo fa un principe della Chiesa, di cui mi sarebbe facile citare il nome, peraltro eminente e simpatico, mi diceva che se la Terra non è il centro materiale dell‘universo, ne è comunque il centro morale), senza tornare, dicevo, sulla battaglia tra coloro che credono di poter parlare in nome di Dio e coloro che dichiarano la Causa suprema inconoscibile, è nostro dovere ricordare qui che la dottrina del movimento della Terra ha trasformato tutta la filosofia. È la più grande rivoluzione morale che sia stata compiuta nella storia dell‘umanità”.
Se entrate nel Pantheon, lo troverete ancora lì, anche se la sfera risale al 1995. Appeso all’“occhio di Dio”, come lo ha definito nel 1903 il giornale Gil Blas, proprio sotto la cupola di una delle più importanti chiese di Parigi. Simbolo del contrasto tra fede e ragione.