(da sx: D.Righini, D.Cotroneo, C.Rotundo)
Il 17 novembre abbiamo presentato a Catanzaro, ed in realtà per la prima volta in Calabria da quando è stato pubblicato, il dossier Sdisonorate. Per l'ass. Dasud è stata presente Danila Cotroneo, l'incontro è stato partecipato, la discussione animata da donne e uomini interessati agli spunti offerti e alle loro implicazioni. Un compagno, Quirino Ledda, ha voluto prendere parola per raccontare con grande dignità e coraggio, la storia che ha cambiato la vita della sua famiglia, il coraggio che sua moglie ha dimostrato circa trent'anni fa, e che continua a dimostrare.
Per gentile concessione dell'autrice, un estratto di Donne che hanno detto NO, di Anna Pascuzzo. Un monologo con il quale abbiao concluso un pomeriggio fatto di memoria, confronto e condivisione.
" Ed è ancora No, quel monosillabo che pronunciamo, che scriviamo, che ascoltiamo. Non è cambiato
granché rispetto agli anni in cui le donne scendevano in piazza, allora come adesso, urlando "Se non ora quando".
Abbiamo risposto "adesso", tutte insieme, chi con la voce un po' più
squillante, chi un po' più flebile per gli anni che ha trascorso sulla sua
pelle di donna, ma l'urlo è arrivato e continua a rimbombarci nelle orecchie
nonostante tutto.
C'è ancora la forza e la dignità delle donne a reggere questo strano Paese in
crisi, piegato da oltre vent'anni di "incultura", che s'è alternata nel tempo
tra "destre" e "sinistre", passando per i "centri", tutti al plurale per
generalizzare, uniti e attenti ad interessi "altri", diciamo pure "personali",
anzi individuali.
Da qui si riparte, da quel No urlato a chi per anni ha rappresentato le
donne come oggetti, come bambole silenti e operanti nel settore pornoricreativo
alimentato da un gruppo di maschi al potere...
...da quei No urlati dalle donne coraggiose che non si sono mai
piegate, che non hanno mai abbassato la testa, che non si sono lasciate
prevaricare.
Si riparte dalle donne che amano le relazioni umane, che sanno che pubblico e
privato coincidono sempre e che non si può essere delle brave persone nella
"propria monade familiare" e comportarsi senza alcun interesse per l'altra o
per l'altro da sé nella sfera pubblica.
Ripartiamo dalla bellezza del NO, dal coraggio e dal rispetto per la diversità
perché "differenza" non debba mai più significare "disuguaglianza".
Dedico questo mio scritto alle donne che hanno combattuto contro il potere mafioso, contro la mentalità mafiosa; sì, lo so, non sono la stessa cosa, ma producono medesimi danni in un circuito di violenza che vede sempre da un lato un carnefice e dall'altra delle vittime...in uno strano stato che scambia le vittime coi carnefici e finisce col tutelare i mostri. [...]
(in foto: A.Pascuzzo)