La giornata di sabato 14 novembre è cominciata, per chi si trovava, come me, a Cuneo per il Festival letterario Scrittorincittà, con un minuto di silenzio per le vittime degli attentati di Parigi, e i loro cari.
In questi momenti prevale il silenzio, ed è stato giusto raccogliersi per cercare concentrazione e le motivazioni per comprendere cosa è accaduto.
Dopo questo momento di raccoglimento, è cominciato il primo incontro.
Ho affrontato questa prima parte della giornata con la neutralità di chi svolge il proprio compito, quello che, a seconda dei casi, è obbligatorio oppure una scelta, a ogni modo un dovere. Nel mio caso sentivo il dovere di onorare un evento letterario cui partecipavo per la prima volta, nonostante sia giunto alla sua diciassettesima edizione e sia anche vicino alla mia città, ovvero Torino.
L'incontro con Nives Meroi, che presentava, insieme a Derio Olivero, il suo libro Non ti farò aspettare, è stato toccante. Il Kangchendzonga è una montagna, la terza vetta più alta del mondo e Nives e suo marito Romano l'hanno conquistata tre volte. Quando Nives, però, stava affrontando una gara importantissima, in cordata con il marito, contro due alpiniste molto competitive, nel 2009, qualcosa è andato storto. E da quel momento, si impone una scelta, non solo di gara ma di vita, che condurrà lei e Romano a una serie di anni difficili di grande paura e sofferenza.
Ma questa è una storia di speranza e vittoria. Tra le molte considerazioni di saggezza, ne ho appuntata una: "nei guai della vita, la prima cosa da fare è ricordarsi della bellezza".
Nel caso dei due alpinisti, marito e moglie, per affrontare il loro guaio, molto serio, ripensano entrambi, senza quasi dirselo, alla montagna e alla sua bellezza, al silenzio che impone perché lassù c'è poca aria e non si può sprecare il respiro in chiacchiere.
Naturalmente, ognuno ha la sua bellezza da vivere e da ricordare, quella che ha osservato e quella da tenersi stretta.
E intanto la giornata proseguiva con un altro incontro.
Jean Paul Didierlaurant e Piergiorgio Paterlini, in dialogo con Saverio Simonelli.
I tre autori hanno raccontato del racconto! Aprendoci le porte al loro modo di intendere questa forma narrativa fulminante, in senso buono, e simile al pregiato cristallo.
E infine: Tullio Pericoli. Un incontro con il grande disegnatore, che ha illuminato la sala con i suoi Pensieri della mano.
Tra gli spunti interessanti, una confessione: la sua mano di artista lo guida nelle composizioni molto più di quanto si pensi. Non sempre è lui a comandare, anzi spesso il suo è un assecondare il segno, nel suo caso pieno di grazia, che esce dalla matita.
Eccoci, con la mia amica Sara Bauducco, che ringrazio per la compagnia e la condivisione di eventi sempre ricchi di incontri, pensieri e di parole.
Una scintilla di allegria. Il Festival ha visto la partecipazione di Silver, che ha lasciato sulla lavagna alcune immagini di Lupo Alberto.