Quando avrò ancora a che fare con coloro che sostengono che la vita di chi non è ancora nato vale di più di quello di una donna, risponderò semplicemente: "Savita".
Quando cercheranno di convincermi che l'aborto terapeutico è omicidio, risponderò semplicemente: "Savita".
Quando mi verranno a raccontare che l'etica cristiana è a favore della vita, sempre e comunque, risponderò loro con una sola parola: "Savita".
Quando mi diranno che la ragione e la scienza devono fermarsi dinnanzi all'applicazione del presunto volere di un presunto dio, il mio sdegno si condenserà in un unica parola, in un nome " Savita"
Quando sentirò pontificare che ogni cosa positiva proviene dall'ascolto e dall'applicazione del volere di un dio, la mia voce si leverà con un grido "Savita!".
Perchè non esiste feto, donna, uomo, animale, che debba essere ucciso o sacrificato nel nome di qualcosa la cui esistenza è sostenuta dal solo credere.
Non si può morire, in un ospedale, per la lucida follia di idioti che dovrebbero servire il sapere e si prostrano invece come vermi all'interpretazione di un pessimo libro di fantasia.
Savita Halappanavar era una donna di 31 anni incinta cui è stato negato l'aborto terapeutico per tentare di salvare il feto di 17 settimane nonostante la situazione fosse già degenerata. "Si sentiva ancora il battito", hanno sostenuto i medici, mentre la cervice uterina rimaneva aperta per due giorni, come una ferita. La donna ha così contratto un'infezione ed è morta di setticemia, dopo una dolorosa agonia.
Tutto questo, per la cronaca, è accaduto in Irlanda.
"Un Paese Cattolico"
PS : Consiglio di leggere anche l'approfondimento de Il Censore.