Leggendo oggi un racconto in un blog amico (sì, Mistral cara, proprio il tuo) mi son tornati alla mente gli anni della scuola.
Di quel periodo non ho dei gran bei ricordi, non mi sono divertita moltissimo da ragazzina: non ero libera.
Da un lato i miei erano molto severi, all’antica, quindi guai ad uscire dopo il tramonto del sole, dall’altro abitavo in una frazione sperduta lontana dal centro.
Pur volendo fare due passi, una volta, lì dove abitavo, non esisteva nulla, nè vetrine, nè un parco, nulla, nessun posto adatto per una passeggiata.
Anche per esempio andare a studiare dalle compagne era un problema. Vicine non ne avevo, erano tutte in città.
I collegamenti erano scarsi e molto male organizzati, decidere di uscire non era cosa facile, anzi. In alcuni momenti della giornata potevi ritrovarti ad aspettare più di due ore prima che un autobus di quelli blu, extraurbani, quelli delle lunghe distanze, si decidesse a passare. Ed anche per il ritorno non era proprio il massimo.
Motorino? Cosa, come dite? Non scherziamo. Io nisba motorino. Mi rendo conto che la strada che avrei dovuto percorrere era abbastanza brutta, una nazionale stretta, pienissima di traffico, con dei grandi alberi ai lati, pericolosa.
Ma quanto mi è mancato..
Quante volte, soprattutto nelle sere calde d’estate, di notte, sono rimasta al chiaro di luna in silenzio sul balcone della mia camera, ed ho sognato di scappare.
E guardavo con intenzione il grande fico in giardino, i suoi rami più giovani arrivavano fino alla mia ringhiera (riuscivo anche a raccogliere i suoi frutti dal balcone spogendomi un po’).
Ma non ci ho mai nemmeno provato.
I primi sentori di libertà li ho avuti verso metà liceo: al sabato la mia amica del cuore veniva a prendermi in stazione con il suo motorino, e da lì via..
Finalmente la libertà di andare a ballare!! Di pomeriggio eh, e di nascosto per giunta, guai i miei avessero saputo, catastrofe.. La discoteca, il vero luogo di perdizione, era proibitissima per me, guai mai andarci!!!
Con il senno di poi ho cominciato a pensare che invece sapevano benissimo e facevano semplicemente finta di non sapere, erano loro che in un certo senso prendevano in giro me, non il contrario!
Ma questo è un altro discorso..
G.