Ricordo il 12 ottobre di 42 anni fa. Mio figlio, il primo, e
non avevo ancora 19 anni. 3 kg e 200 di strilli e tenerezza che hanno faticato
più di 12 ore per uscire dal mio corpo, forse volevo tenermela quella pancia
che mi aveva fatto diventare improvvisamente grande o forse avevo paura di
quello che non conoscevo e che si presentava impellente. Ma era lì, tra le mie
braccia, che già ricercava il contatto perso spaventandomi un po’ per quella
dipendenza completa, per quel non capire come soddisfare. Però ce l’abbiamo
fatta, siamo cresciuti insieme, giocando gli stessi giochi e passando attraverso
pianti e sbucciature fino ad arrivare al momento in cui ha deciso qual era la sua
strada e ha lasciato il nido, ancora quasi implume ma deciso ad affrontare il
mondo. Non so quale sia il concetto di buona madre, io ho seguito molto l’istinto
e forse posso aver sbagliato a non essere protettiva e severa, a lasciargli lo
sguardo sui suoi orizzonti senza metterlo troppo in guardia dalla fatica di
raggiungerli ma, guardandolo ora mi riconosco nel suo pensiero e nei suoi
valori, e sinceramente non posso che sentirmi orgogliosa di quella testa che si
è fatta da sola, anche faticosamente ma soprattutto liberamente. È bello ora ritrovarsi
insieme, parlare anche del passato, dei grandi errori e delle piccole vittorie
ma soprattutto è bello guardare avanti insieme, complici seppure con strade e
obiettivi diversi.
Auguri Francesco.
Magazine Società
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