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Le giornate si allungano sempre di più. Le temperature iniziano a salire.
Sai che presto potrai uscire di casa senza il giubbino in jeans, e ciò ti rende particolarmente felice.
L'estate arriva annunciandosi da lontano, in modo che tu possa prepararti ad accoglierla nel modo migliore.
Le domeniche si va al mare al lido con papà e mamma.
Noleggiato un ombrellone assieme a due lettini in coordinato, identici a quelli dei tuoi vicini, tra una partita a biliardino e un bagno trascorri finalmente una giornata senza orari e senza pensieri.
Ricordi ancora l'odiosa sabbia, rovente al sole che ti costringe a zampettare come un grillo e invasiva e tenace quando si tratta di toglierla per tornare a casa.
La merenda è un ghiacciolo alla menta o un pezzo di pizza al pomodoro fredda.
Libero ormai di quella prigione chiamata scuola, durante la settimana i tuoi pomeriggi sono occupati da gare in bicicletta e partite di pallone nello spiazzo sotto casa, che la tua immaginazione di tredicenne trasforma senza fatica in uno stadio improvvisato.
Durante quell'estate del 1990 prendere a calci quella sfera di gomma ha un sapore diverso.
In Italia 24 nazioni si contendono il titolo di Campione del Mondo.
E lo fanno giocando a pallone.
Le serate diventano occasioni di festa, ci si raduna con amici e familiari, davanti una TV enorme e pesantissima e una cena improvvisata, e si guardano gli Azzurri che giocano.
Ad ogni gol in sala esplode un boato, un grido liberatorio che si unisce a tanti altri nelle abitazioni vicine.
Ti chiedi anche adesso se quei gol dell'Italia fossero solamente una scusa per gridare a squarciagola. E' come cantare tutti assieme una canzone composta da una sola parola.
E' stato durante una di quelle domeniche in spiaggia che hai comprato l'audiocassetta de "Un'estate Italiana" del duo Nannini - Bennato da un venditore ambulante. Non ti è importato neanche se, ascoltandola, non hai ritrovato le stesse tracce elencate fuori in quelle sul nastro.
Ti interessava solo quella canzone, "Un'estate Italiana", l'inno di Italia 90.
Non te ne era mai fregato nulla del calcio, prima di quell'estate trovavi incomprensibile che tuo papà trovasse interessante quel film fatto di uno sfondo d'erba con 22 attori fare sempre le stesse cose.
Ma stavolta è diverso, hai saputo cogliere il lato emozionante di questo sport e speri che quel Mondiale non finisca mai.
Ti ricordi ancora la sera della semifinale contro l'Argentina. Fremevi affinchè quel pallone entrasse ancora una volta dentro la porta per urlare ancora.
Ti ricordi ancora l'ultimo rigore parato dal portiere argentino Goycochea, che sancisce la sconfitta dell'Italia e regala la finale alla squadra di Maradona.
Sei costretto a ricacciare quell'urlo in gola, un boccone amaro che va giù a fatica.
Sicuramente i tuoi amici adulti si gettarono questa sconfitta dietro le spalle.
Ma quando sei piccolo hai una diversa percezione del dolore.
Tutto è più piccolo e tutto è più grande al tempo stesso.
1994
Frequenti ormai la scuola superiore, sei a metà del tuo cammino scolastico che ti porterà alla Maturità.
In TV il torneo che 4 anni prima ti lasciò l'amaro in bocca, ma che stavolta si svolge negli Stati Uniti, in cui la differenza di fuso orario crea interessanti incoerenze di giorno / notte.
Lo guardi con un'impareggiabile voglia di riscatto, anche se è stata dura passare il primo turno per la Nazionale di Arrigo Sacchi.
E' un pomeriggio di luglio, quando assisti sofferente alla sfida con la Nigeria, negli ottavi di finale, in cui i nostri sono sotto di una rete.
Un arbitraggio scandaloso, a tratti eccessivamente severo nei confronti dei nostri, ci ha negato almeno un calcio di rigore certo e espulso il povero Gianfranco Zola per un fallo inesistente.
Ogni secondo che passa vedi la fine del torneo avvicinarsi inesorabile. Imprechi rabbioso, pensando che ti toccherà aspettare altri 4 anni per rivivere quelle meravigliosi sensazioni di Italia 90.
Mancano 2 minuti dalla fine quando vedi la palla finire tra i piedi di Roberto Baggio in una buona posizione. Il tuo idolo, il numero 10 dell'Italia, il giocatore che avresti voluto vedere fare magie, ma che fino adesso è rimasto in ombra.
Ricordi perfettamente il tiro di piatto destro, un rasoterra preciso che si dirige verso il palo. Trattieni il fiato, nel vedere quella palla che carambola indisturbata in una scena quasi al rallentatore. Il portiere nigeriano si allunga ma non arriva a fermarla e oltrepassa la linea di porta.
Qualcosa ti esplode dentro e fuori, assistere alla riapertura del Mondiale in un'istante tanto breve ti da una gioia incontenibile. In quell'urlo liberi qualcosa vecchio di 4 anni.
Sempre grazie a Baggio, l'Italia arriva fino in finale.
Hai 17 anni quando assisti alla tua prima finale di un Campionato del Mondo.
Italia - Brasile.
Guardi la partita in famiglia, ma non è l'atmosfera di festa che speravi. Questa volta sei teso, ha quasi paura.
La Coppa è li sul campo, la vedi, sembra quasi che aspetti che qualcuno la tocchi. E la toccherà una delle 2 squadre che le stanno giocando di fronte.
O l'Italia, o il Brasile.
Eviti di immaginarti che sia proprio un giocatore vestito d'azzurro ad alzarla al cielo, forse per scaramanzia.
La tensione che hai dentro sembra un riflesso di quella che c'è sul campo. L'Italia non ti ha mai abituato ad un gioco spumeggiante, quindi non ti meravigli ti questa sfida quasi scacchistica.
Ma è una sofferenza vedere le 2 squadre rimanere a studiarsi per tutta la durata, per ben 120 minuti.
Giungono così i rigori, e tu già tremi. Tremi perchè hai ancora il ricordo vivido della delusione di 4 anni prima.
Cominciano a tirare, e quando vedi lo svantaggio è ormai evidente che non c'è speranza, che ci vuole un miracolo.
Arriva il turno di Roberto Baggio agli 11 metri.
Vedendolo prendere la rincorsa speri, speri che lui non solo farà la sua parte da bravo rigorista, ma che ci darà la spinta per crederci ancora.
Quando la palla vola sopra la traversa, c'è bisogno di darti un pizzico sul braccio per svegliarti. Non sei sicuro di aver visto bene.
Poi vedi il Brasile riversarsi nel prato e capisci che è accaduto davvero.
Hanno vinto loro e noi abbiamo perso. Si è infranto il sogno, un'altra volta.
Ai rigori, come 4 anni prima, ma stavolta fa quasi più male.
1998
4 anni dopo. E' incredibile come la vita possa cambiare in 4 anni. Frequenti da pochi anni l'Università e quell'estate per te è molto più dolce del solito. Sei innamorato e quindi tutto il resto non conta più niente.
Il Mondiale questa volta si svolge in Francia.
Ma questa volta c'è qualcosa di diverso, questa edizione non ti crea la stessa aspettativa delle precedenti, ti coinvolge meno.
Sicuramente perchè hai cose più interessanti a cui pensare che al pallone, ma sai che non è solo per quello. Questo Mondiale sembra essere arrivato troppo presto. E' come se sentissi che si fosse rotta una sorta di magia, non hai avvertito quell'attesa che c'era prima.
Solo 2 anni prima hai seguito con grande interesse il Campionato Europeo, che ha raddoppiato il numero dei partecipanti. E da qualche settimana giochi ad un videogioco, "FIFA Road to World Cup 1998" che rappresenta non solo l'ultima versione dello storico brand, ma anche un livello di realismo e simulazione mai visti prima.
Questa volta il Mondiale te lo giocare giocare tu, nel tuo PC.
Quest'anno non hai fame di Mondiali.
Adesso sei più grande e le partite non le guardi più con papà e mamma, ma con gli amici di quartiere con cui hai legato di più, radunati in una delle case disponibili, davanti a qualche snack e alcune bibite. Amici che adesso hai perso di vista.
E' una bella atmosfera, ma osservi il torneo con quel distacco che ti rende un po' triste.
Quando l'Italia esce per mano della Francia e sempre ai calci di rigore, anche se sei molto dispiaciuto, scrolli le spalle e pensi "sarà per la prossima volta".
Paradossalmente, non dovrai aspettare molto. Pur essendo 4 anni lo stesso periodo in termini di tempo, ti rendi conto di uno degli scherzi più bizzarri della natura: più diventi grande e più il tempo vola.
Durante i mesi successivi succedono molte cose. Alcune belle, altre meno.
Ma altri 4 anni sono passati e neanche te ne sei accorto.
2002
Il Mondiale va in Giappone e Corea.
Vicino a te ci sono i tuoi compagni di Università, mancano pochi esami e qualche mese alla discussione della tua tesi.
Quando comincia il torneo ci si organizza collegando un televisore in un'aula e si guarda tutti assieme la partita, poco importa se ci sono amici o estranei, si è tutti studenti e facciamo parte di una grande famiglia.
E' un'emozione speciale vedere il Mondiale con i compagni di studi, le persone con cui leghi maggiormente, che ti arricchiscono in maniera unica e indelebile.
Non vedi l'ora di veder vincere la Nazionale sperando una festa di chissà quali dimensioni.
Ma anche stavolta l'Italia è fuori, colpa di un arbitraggio scandaloso a vantaggio della Corea del Sud.
La sconfitta brucia ma ti passerà.
Questo Mondiale finito male è un ricordo destinato a dissolversi presto.
2006
Nel 2006 gli Azzurri partono per la Germania.
Questa volta lavori, sei commesso in centro commerciale.
Non ci sono più gli amici con cui un giorno spari 2 cavolate divertendoti e il giorno dopo ti fanno scenate infantili. Neanche i compagni universitari che si sentono ragazzi invincibili in grado di spaccare il mondo di domani.
Oggi hai dei colleghi con cui parli di lavoro per evitare di renderti conto di non avere nient'altro in comune.
Il tuo lavoro non ti consente di seguire le partite come prima, sei costretto ad ascoltare i progressi dalla radio del negozio. Stai lavorando e quindi non riesci a dedicarti al torneo che in passato ti ha fatto sognare.
Vedi che questa Nazionale vince e va avanti. Sei contento, e inevitabilmente ripensi a molti anni addietro, quando un gol dei nostri ti faceva sgolare ed ogni vittoria sembrava un traguardo inestimabile.
Rimpiangi un po' quella leggerezza e quell'ingenuità del bambino che eri, perchè so che adesso pensi, e te vergogni anche un po', "tanto prima o poi perde".
Invece no, non perde.
Quasi a farsi beffe di te e del tuo cinismo dell'adulto che sei diventato, l'Italia procede nel torneo. L'appuntamento in semifinale è contro la Germania, una sfida che trasmette epicità già sulla carta.
Ad un passo dagli odiati calci di rigore, un gol di Grosso ed un immediato raddoppio di Del Piero ci regalano il biglietto per la finalissima, in cui incontreremo la Francia, la stessa squadra che 6 anni prima all'Europeo ci ha strappato la coppa praticamente dalle mani.
La partita è molto bella, ma non si va oltre il 1-1 e si va ai rigori. Un'altra volta.
Ma questa volta è diverso. Sei tranquillo.
Sai che ti dispiacerà se perdiamo, ma in fin dei conti è un gioco, gli azzurri ti hanno fatto divertire e sei soddisfatto così. Ci hai "fatto il callo" come si dice, non vuoi prepararti a festeggiare perchè altrimenti ci rimani male. Un'altra volta.
Ma ti sbagliavi.
Potevi prepararti a festeggiare quella sera.
Questi rigori maledetti questa volta li abbiamo vinti ed abbiamo alzato noi la Coppa al cielo di Berlino.
La gioia che bramavi anni prima non ti è stata tolta, è stata solo posticipata.
L'Italia è Campione del Mondo, e per una sera ti senti anche tu Campione del Mondo, dentro.
- - -
Vedere la propria Nazione vincere un Campionato del Mondo è una bella emozione, io l'hai vissuta a 29 anni ed ho voluto raccontarvela così.
La sera che l'Italia alzò al cielo la Coppa ero a casa, con i miei genitori. Avevo un sorriso di soddisfazione mentre osservavo alla TV i festeggiamenti e le interviste fugaci nell'immediato dopo partita.
Dopo qualche minuto ho spento e sono andato a coricarmi, in vista della nuova giornata di lavoro che mi aspettava.
Meglio tardi che mai, certamente, ma avrei voluto vivere quella gioia nel 1990, o anche nel 1994, quando cioè la mia vita era forse più difficile per alcuni aspetti, ma più speranzosa per altri, e sentivo più il bisogno di una gioia incontenibile.
Quella notte il mio pensiero è andato quindi immediatamente a chi quel giorno aveva 13 o 17 anni. Insomma a chi trascorre quell'età difficile in cui gli eventi esterni ti causano gioie pazzesche o traumi indelebili.
Quell'età in cui scartare un pacco con il regalo desiderato ti fa impazzire e prendere un brutto voto a scuola è un fallimento irreparabile.
Al di là dello spettacolo, del fatto di vincerlo o meno, è un appuntamento a cui prima di tutto associo un ricordo.
Giungendo a cadenza di 4 anni, è facile andare a ritroso anche di poche edizioni per fare un rapido viaggio nella nostra memoria, rivedendo chi eravamo, nei nostri pregi e nei nostri difetti, ma anche dove pensavamo di andare, nelle nostre aspettative e nei nostri sogni che forse abbiamo perso di vista.
Non si tratta semplicemente di riscoprire il bambino che è in noi, ma anche ritrovare quell'entusiasmo e quella semplicità che solo andando indietro nel tempo possiamo ritrovare.
E domani, appunto, cominceranno i Mondiali di Calcio, stavolta in Brasile.
L'italia passerà il primo turno? Arriverà lontano?
A prescindere dal risultato, io attendo come sempre il Mondiale con la trepidazione del tifoso perchè vedere la Nazionale è sempre qualcosa di speciale.
Ma ho soprattutto la certezza che anche questo appuntamento accompagnerà la mia vita e i miei ricordi, che mi piacerà rievocare tra altri 4 anni nel mio solito viaggio malinconico interiore.
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