È venuto a mancare Alessandro Scansani, fondatore nel 1988 – assieme a Giuliana Manfredi – dell’apprezzata e coraggiosa casa editrice Diabasis, con sede a Reggio Emilia. Conobbi Alessandro poco più di un anno fa, quando iniziai a collaborare con la casa editrice. Al termine del nostro primo colloquio mi confidò d’essere malato, e subite disse – con un disteso movimento della mano e un aperto sorriso del volto, quasi volesse rassicurare innanzitutto me – che non aveva alcuna intenzione di morire presto. Negli ultimi mesi era sempre più provato dalla crudeltà della malattia e dalle delusioni di una vita politica nazionale impregnata di berlusconismo, volgarità e arroganza. Non ha tuttavia mai cessato di lavorare alla cura dei suoi libri, opponendo cultura di qualità a sotto-cultura. Riporto di seguito una delle sue ultime riflessioni pubbliche, originariamente indirizzata ad amici e soci, lettori e collaboratori delle Edizioni Diabasis.
«Riemergo dopo tre anni di sofferenza civile e di dolore fisico per un tumore, con poca voglia di moralismi in grasse mutande alla Ferrara barattate per libertà e per un presidente, delle cui balle siamo stanchi e di cui ci vergogniamo, un presidente ridicolo con nessun rispetto delle regole, chiunque sia a portarle o a doverle portare, se le regole si devono portare. Non sono mai stato comunista, per cultura, sono stato duramente antifascista con rispetto attuale per Fini, coscientemente repubblicano, e socialista municipale. Sappiamo che la sinistra cela la realtà, la destra spesso la svela. La sinistra rischia di nascondere, non vedere, la destra invece di vedere. Ho apprezzato e apprezzo alcuni ministri e sottosegretari, vedo con disgusto e con vergogna quel codazzo di servi sottosegretari e ministri piduisti di avvocati portati in Parlamento, gli esperti! per salvare Berlusconi dalle istituzioni, dalle regole dagli errori mai ammessi. Se ne torni a casa, alle sue ville, il puritanesimo falso, il moralismo famigliare. E anche la Chiesa con questo presidente ha imparato a vergognarci: la grande Chiesa che fa orrore e la piccola Chiesa che fa tenerezza, come Macondo.
Se può liberi anche la Mondadori!
L’editoria ha consumato troppe parole, e la cultura vive di parole che sono vive e libere e che non possono continuare a vivere con vergogna nella menzogna di un popolo. Che qualcuno abbia anche il coraggio o l’orgoglio di dire no. Non è lo stesso personale nuovo, sul tipo di quello napoleonico, che creò una nuova classe politica, amministrativa, militare. Questa, invece, è una classe politica a cui la cultura, e la cultura politica, non interessano, che ride, che si diverte, che non ha il senso della solidarietà, che non ha cura dei nostri figli, che baratta la cura dei tumori per il milleproroghe. Mi auguro che mio figlio rimanga ancora a lungo al suo dottorato di Hong Kong».
[Alessandro Scansani, «giornale minimo», marzo 2011, allegato alla newsletter di Diabasis»].