Dopo un viaggio ci vuole un ricordo e il ricordo di solito è un pensiero felice un’emozione che non tornerà più. Anche io ho bei ricordo e oggi ve ne voglio dedicare uno.
Correva l’anno 2006,(è sempre bello quando una storia inizia così no?), ed era l’estate della mia laurea, un’estate piena di emozioni, di sorrisi, di obiettivi e di nuovi amici. Un’estate piena. L’estate del mio Marocco, del sole intenso e delle cammellate nel deserto. Un’estate di sogni e di grandi prospettive. Un’estate in cui assaporai per la prima volta la cultura araba, in cui vidi da vicino un mondo totalmente diverso da quello in cui ero sempre vissuta. Donne coperte, visi solo immaginati, occhi intensi e sguardi curiosi. Era l’estate in cui vidi per la prima volta uno, anzi due matrimoni marocchini.
Ci capitai per caso, come se fosse la cosa più normale del mondo. Quattro stranieri di cui una donna,io, vennero invitati come ospiti d’onore alla cerimonia più bella per una donna: il giorno del suo SI. Ma vi rendete conto, guardate che non capita a tutte di assaporare così da vicino un momento tanto intimo e allo stesso tempo così partecipativo. Era il terzo giorno della cerimonia, si perché in Marocco i matrimoni possono durare fino a sette giorni, e fummo invitati perché la nostra guida Said ci aveva preso sotto la sua ala protettrice e voleva che conoscessimo i suoi amici.
Ci vestimmo più eleganti possibile, essendo partiti con scarpe da ginnastica e pantaloncini comodi fu difficile trovare degli abiti opportuni, ma ci vestimmo alla meglio e portammo un dono agli sposi. Un dono simbolico perché in queste situazioni non si sa mai così sia più opportuno regalare. Per me fu tutto inutile prepararsi con i vestiti migliori perché quando arrivai decine di donne berbere mi portarono via dai miei amici e mi trascinarono in una stanza lontana.
Non capivo cosa volessero da me quelle sconosciute, non parlavano la mia lingua né io la loro e sentivo solo urla strane e fischi mai sentiti uscire della loro bocche. In pochi minuti mi strapparono i miei vestiti e mi rivestirono con abiti tradizionali e trucco sotto gli occhi. Ero una di loro, ero un’invitata e ci tenevano che fossi bella e a mio agio…e ci riuscirono.
Mi sembrava una favola in cui io ero stata catapultata per gioco, era tutto magico, mi sentivo una principessa fino a che non vidi lei, la sposa più bella che avessi mai visto. Una bambina, avrà avuto 18 anni, forse anche meno. Occhi truccati con un kajal pesante abiti lussuosi seppur nella povertà circostante e persino una corona in testa. Solo dopo seppi che gli abiti erano stati affittati e i gioielli prestati. Una sposa bellissima che faceva la sua entrata per la prima volta tra gli ospiti riuniti. Una sposa che stava per vedere per la prima volta il suo futuro marito.
Per la prima volta vi rendete conto? Potremmo mai noi nel nostro mondo fatto di lusso e di eccessi comprendere veramente una tradizione come questa? Io non credo. Lei era bella giovane e aveva tutta la vita davanti. Lui avrà avuto il doppio della sua età, timido e impacciato. Ma che avranno avuto in comune quei due? Me lo sono chiesta per tutta la cerimonia, ma anche questo era il bello di un matrimonio sconosciuto.
Ripenso ancora ogni tanto a quei due sposi, e quel giorno in cui delle donne berbere mi vestirono a festa per partecipare con loro alla gioia del dire SI! Ripenso ancora alla nostra guida Said che ci ha fatto il regalo più bello dell’estate. Ci ha fatto conoscere davvero che cosa volesse dire vivere il Marocco. Alzare una tenda fatta di tappeti per la strada, apparecchiare dei tavoli di plastica con i cibi più buoni della cucina povera marocchina e iniziare la festa.
I matrimoni sono anche questo, la semplicità di chi non ha bisogno dello sfarzo per dire che ci si ama.
Un matrimonio berbero ti rimane nel cuore e quegli odori, quelle spezie e quei colori non te li scordi più.