Ricordo di quando ero bambino, quanto fosse bello il trepidio dell'attesa.
Si proprio cosi! Il dolce attendere l'arrivo di un qualcosa che tanto, troppo avevo desiderato, bramato, guadagnato.
Ricordo con quanto impegno e diligenza, aspettavo in quel lettino di ospedale, che arrivasse mia nonna come fosse babbo natale: quanto bene mi faceva il giocattolo che mi attendeva! Chissà cosa mi porterà, stavolta di certo non mi deluderà. E taciturno aspettavo immaginando e sognando cosa in dono avrei ricevuto. Sentivo il male, il dolore o il bruciore che sia, quasi come per magia, sparire ed andare via. [...]
Ricordo quanto era bello il dolce aspettare, la fine dell'inverno per andare fuori li a giocare.
Maniche corte, braccia al sole, calzoncini corti e via...correre incontro al vento!
E che dire della dolce attesa della fine della scuola...arriva il mare, via le coperte e giù con le lenzuola! Il fornello all'aperto, la carne arrosto da mangiare, con gli zii che da tanto lontano arrivavano... Quanto era bello aspettare, l'arrivo di ciò che doveva...arrivare!
Ricordo come in silenzio religioso aspettavo le frittelle, al mio posto, seduto fin troppo composto. Il profumo annunciava: sono pronte, stai calmo, sta per finire il tuo dolce aspettare!
Quanto era bello aspettare l'arrivo di un'oggetto che tanto mi aveva fatto smaniare.
Inebriante, ammaliante come una donna sensuale, che sfoggia il suo corpo come fosse arma letale.
Come il profumo della sua pelle, il suo alito profumato di polvere di stelle.
Quanto era bello aspettare, quel desiderio che mai più adesso si potrà avverare.