Un medico palermitano, specializzato tra l’82 e il ’91, ha avuto riconosciuto dalla Cassazione un risarcimento di oltre centomila euro da parte della presidenza del consiglio dei ministri e del ministero dell’Università. Secondo la Suprema corte la prescrizione del diritto alla giusta remunerazione del medico specializzando in quel periodo non decorre sino a quando lo Stato rimane inadempiente all’obbligo di recepire le direttive dell’Unione europea nell’ordinamento italiano. Il medico è stato assistito dall’avvocato Giorgio Milazzo del Foro di Palermo, che ha visto accolta la sua tesi nella sentenza del 18 aprile scorso.
”Sui precedenti ricorsi – spiega l’avvocato Milazzo – l’avvocatura dello Stato aveva avuto gioco facile perché si appellava alla prescrizione dei termini. Ma la Cassazione ha riconosciuto che non si può parlare di prescrizione in assenza del ‘dies a quo’, cioè l’inizio della decorrenza dei termini. Lo Stato, infatti, si è limitato a recepire la norma comunitaria nel ’92, ma i diritti di chi ha fatto la specializzazione negli anni precedenti restano validi”. Secondo il legale sono migliaia i ricorsi pendenti e per ogni specializzando, se si tiene conto degli interessi maturati, oltre alle prestazioni lavorative, la somma supera centomila euro. Come abbiamo riportato nei giorni scorsi, la suprema Corte di Cassazione, con una sentenza del 18 maggio scorso, ha accolto le tesi da “sempre sostenute dal Codacons” in materia di mancata remunerazione dei medici specializzati. Lo sottolinea una nota della stessa associazione dei consumatori, spiegando in particolare che la Cassazione ha riconosciuto che “il termine di prescrizione decennale è da ritenere decorrente dall’entrata in vigore (27 ottobre 1999), della legge n. 370/99, che stabiliva il diritto alla remunerazione in favore di quei medici destinatari all’epoca di alcune sentenze favorevoli emesse dal Tar Lazio, a metà anni 90″. I giudici hanno anche stabilito l’entità del risarcimento nella misura di 21,5 milioni di vecchie lire per ogni anno di specializzazione, ossia circa 40mila euro per 4 anni oltre gli interessi. Nello specifico, spiega l’associazione, “la sentenza ha affermato espressamente che la prescrizione in materia di mancata remunerazione dei medici specializzati, si compie, in assenza di appositi atti interruttivi, il 27 ottobre 2009″. Pertanto il Codacons ha deciso di “diffidare oggi il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e la Presidenza del Consiglio dei Ministri affinché diano esecuzione spontanea alla sentenza per ragioni di equità a favore anche di coloro che non hanno fatto ricorso”. “Quindi – sottolinea il Codacons – tutti coloro che hanno promosso cause o hanno inoltrato – seguendo le indicazioni del Codacons – una raccomandata per interrompere la prescrizione prima di tale data, hanno diritto, in base a tale sentenza, a vedersi riconosciuto il diritto alla remunerazione per gli anni di frequenza alle scuole di specializzazione. In sostanza, la Corte di Cassazione ha ritenuto che con tale legge lo Stato ha manifestato in modo definitivo la volontà di non voler adempiere all’attuazione della direttiva che prevedeva l’obbligo di remunerazione dei medici specializzandi, e che da tale momento pertanto inizia a decorrere il termine decennale di prescrizione. Tale sentenza poi riconosce, per taluni casi di omesso recepimento di direttive comunitarie, che la prescrizione non decorre sino a quando lo Stato rimane inadempiente all’obbligo di recepirle nell’ordinamento italiano. E su questa base si potrà lavorare per ottenere dei risultati anche per coloro i quali non hanno interrotto la prescrizione, non avendo proposto la causa prima di tale data, ovvero non avendo inviato apposita lettera raccomandata con cui si richiedeva la remunerazione in questione”.
Grazie a tale decisione del PG, il CODACONS ha deciso di riaprire i termini per il ricorso in favore dei medici specializzati nel periodo ‘82-91: entro il 31 maggio 2011, gli interessati (seguendo le istruzioni riportate sul sito del Codacons) potranno aderire all’azione del Codacons e chiedere le retribuzioni non corrisposte, pari a 40mila euro ciascuno.
“Attendiamo la decisione dei giudici, ma siamo molto soddisfatti del principio espresso oggi - afferma il Presidente Carlo Rienzi - L’ultima parola spetterà alla Corte di Giustizia Europea, davanti la quale pende la questione dell’interpretazione comunitaria della normativa relativa ai medici’.