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Ricostruire sulle macerie

Creato il 31 maggio 2012 da Nonzittitelarte

Ricostruire sulle macerie

 All’indomani della manifestazione, qualche considerazione a mente più fredda.

 Una sana esplosione di rabbia costruttiva, quella che ci voleva.

Questo è stato ciò che è accaduto a Roma, lunedi 28 al Parco della Musica, rinforzato enormemente dall’appello dei sei Maestri .

Un’esplosione che tutti aspettavamo da tempo, accolta dai quattro rappresentanti dei sindacati nazionali a braccia aperte perchè utile anche a loro che potranno portarla su un tavolo di trattativa dove, da quello che si dice, l’incompetenza e la totale assenza di volontà politica da parte degli interlocutori mandati dal Ministero non ha dato fin’ora modo ai nostri , impegnati com’erano a dover addirittura spiegare la materia del contendere , di portare avanti qualsiasi discussione costruttiva.

La materia trattata: la riforma delle Fondazioni lirico-sinfoniche attraverso rinnovo contrattuale dopo modifica di una manciata di importanti decreti e Leggi che diano uno strumento di gestione più agile e appropriato al nostro settore.

 Facile a dirsi..

 Ho deciso di citare alcuni passi dell’istruttivo, coraggiosissimo e indispensabile articolo uscito qualche mese fà su Paese Sera OnLine a firma di Pietro Acquafredda ( che invitiamo chiunque a leggere per intero) usandolo per chiarirci un po’ le idee. Dividiamo questi stralci, per meglio comprenderci, in sezioni titolate secondo quello che ci sembra importante capire insieme.

 -Qualche buon esempio dell’incidenza della produzione culturale da parte delle Fondazioni musicali, quando funzionano, sull’economia e qualche buon consiglio al Ministro Ornaghi -

 “Recentemente il sovrintendente del Teatro La Fenice, Cristiano Chiarot, ha rivelato che dei 140mila spettatori che ogni anno assistono agli spettacoli (opere, balletti, concerti) dello storico teatro veneziano, ben 110mila circa sono stranieri. Capito signor ministro? E i 15 milioni circa che lo Stato dà a quel teatro, cui vanno ad aggiungersi i contributi locali per un totale di circa 22 milioni di Euro, producono intanto 7 milioni circa di entrate fra botteghino, sponsorizzazioni e biglietti per le visite (quasi 150mila persone ogni anno pagano un euro per poter entrare a visitare La Fenice), senza contare tutto il resto: alberghi, ristoranti, aerei, negozi coinvolti in tale flusso di turismo culturale che investe il nostro paese. Il Ministro dovrebbe sapere che un euro investito nel settore della cultura ne produce quattro, parte dei quali torna allo Stato in forma di tributi di vario genere, ripagandolo ampiamente dei contributi erogati. Ci vuol dire quanti dei 5 miliardi circa che costa la politica tornano allo Stato sotto qualsivoglia forma, oltre quello del bel vivere degli eletti dai capipartito? Il Ministro cominci col dire, invece, che i finanziamenti saranno triennali e certi, che chi non chiude i bilanci in pareggio va mandato a casa ed è responsabile in solido del disavanzo, che chi destina soldi alle istituzioni culturali può interamente detrarseli dalle tasse; che non ci sarà più ‘Pantalone’ che risana i bilanci in rosso degli amici, perché ‘Pantalone è morto’, che le direzioni artistiche devono essere controllate da esperti veri e sopra le parti, perché innanzitutto salvaguardino il patrimonio del nostro repertorio operistico, quello che immancabilmente riempie i teatri. Che i prezzi per andare a teatro devono essere calmierati, fino a quando lo Stato contribuisce, con il suo finanziamento, in maniera considerevole ai loro bilanci, e che si deve riempirli ogni sera, i teatri. Già ogni sera, altra anomalia italiana. “

 - Stratificazioni …-

 “Quali sarebbero queste antiche stratificazioni? Stratificazioni di personale, a seconda delle varie sovrintendenze? Sono soprusi e illeciti dei quali alla politica occorre chiedere conto, non alla musica. La politica anche i teatri ha usato per piazzare, premiandoli, i propri servi; vi sono esempi numerosissimi in tutti gli schieramenti politici, indifferentemente, senza vergogna” .

 - Managers e “managers” -

 “Se si seguissero alcune elementari ma chiarissime regole, e la vigilanza badasse alla sostanza e non alle quisquilie, come sembra aver fatto (e Paese Sera ha denunciato) con una recente circolare il direttore generale dello spettacolo Nastasi, con la quale impedisce di fatto ai migliori strumentisti – nella circolare si dice: a tutti, senza riguardo per i migliori, gli unici di fatto colpiti – di svolgere, nei tempi e modi consentiti, attività artistica autonoma. Perfino se gratuita, anche quella non è consentita.

Poi, invece, si trova il modo per sanare una cantonata, subito dopo averla presa. Si concede l’autonomia di gestione ad alcune istituzioni (Scala, Opera di Roma, e ora, sembra, anche Santa Cecilia) e queste, in nome di tale autonomia, possono autorizzare i propri dipendenti a esercitare anche attività autonoma.

Se poi il Ministro Ornaghi vuole avere notizia della buona amministrazione nelle fondazioni liriche, non ha che da rivolgersi a quattro-cinque indirizzi che volentieri gli forniamo. Si rivolga al Teatro Massimo di Palermo, al sovrintendente prof. Cognata, che ha dichiarato che da sei anni i bilanci del suo teatro sono in pareggio e che i dipendenti non hanno mai dovuto attendere un giorno di più per ricevere lo stipendio – mentre per anni quel teatro è stato il simbolo dello spreco incontrollato; alla Scala , parli a Lissner che ha sempre chiuso i bilanci in pareggio e ha aumentato l’attività; si faccia dire anche da Bruno Cagli dell’Accademia di Santa Cecilia, alla quale pare, in questi giorni, proprio Lei abbia concesso l’autonomia di gestione, in nome della sana amministrazione; senta anche la sovrintendente di Firenze, Francesca Colombo, che si è assunta l’impegno di chiudere il prossimo bilancio in pareggio, dopo quasi dieci con passivi di bilancio. Ascolti anche Cristiano Chiariot, sovrintendente alla Fenice – ma alcuni dati glieli abbiamo forniti anche noi.

Per carità non vada a bussare alle porte di altri teatri, come Genova, Trieste, Cagliari, dove il Ministero – il suo Ministero – ha inviato un commissario senza che nulla sia accaduto di positivo ai bilanci di quei teatri – a differenza di quello che invece è accaduto ai due teatri dove ci è andato di persona il suo direttore generale, in veste di commissario, Nastasi, che ha fatto miracoli – ma come, sarebbe utile sapere. Chieda anche al dott. Ernani, più volte premiato per la corretta amministrazione, mandato via dal sindaco Alemanno perché ‘cattivo amministratore’, richiamato dalla Cancellieri, sua collega di governo, a Catania come consulente per la Sovrintendenza e, dalla stessa successivamente nominato a Bologna sovrintendente (insomma uno o è buono o è cattivo amministratore, non può essere buono per taluni e cattivo per altri; i bilanci, a meno che non siano truccati per scopi poco chiari, sono fatti di numeri e con i numeri non si può imbrogliare).

Dopo che si è opportunamente informato, signor Ministro, gradiremmo che ci spiegasse come mai si è lasciato fare un buco di alcune decine di milioni di Euro al sovrintendente Meli, quand’era al Teatro di Cagliari – notizia vecchia, ma ribadita pochi giorni fa dall’Espresso – che, oggi, si trova per quel buco (25 milioni di Euro) nei guai seri; e perché e chi lo ha poi promosso alla Scala, dove è durato poco, sostituito, prima che fosse troppo tardi, dall’ottimo Lissner, e di lì a Parma, dove pare che faccia navigare la barca del Teatro Regio in cattive acque economiche. Ci spieghi anche perché Gioacchino Lanza Tomasi, sovrintendente a Napoli, viene commissariato – perché nel teatro c’è un buco di bilancio più grande del Vesuvio – ma poco dopo viene nominato a Catania, al Teatro Bellini, consulente ‘per i grandi eventi’ e, non bastasse, il Ministro Bondi lo chiama in una commissione del suo Ministero – dove tuttora siede – quella che dà pareri sulle richieste di finanziamenti e il loro ammontare da parte delle istituzioni musicali. E, colmo dei colmi, Nastasi in una recente intervista, ha lodato come ‘ottimo amministratore’. Ma allora perché il suo teatro, quello di Napoli, è stato commissariato, per l’enorme deficit sotto la gestione Lanza Tomasi?

Si informi prima, ci spieghi poi questi arcani e poi proceda ad emettere i decreti previsti dalla legge delega del suo predecessore, Bondi. Vedrà che non dirà più che qualcosa si deve fare con quegli ‘appena cinquemila addetti e 14 fondazioni liriche’ che si ciucciano ‘200 milioni dello Stato” .

 - le Conclusioni di chi vi scrive –

Per un settore come il nostro, in completa via di ridefinizione, sappiamo che le cose cambieranno inevitabilmente in nome di un’autonomia e diversificazione di gestione locale estremamente più accentuata che nel passato. La quale porrà dilemmi e peculiarità di ogni natura e verso la quale , a mio avviso, non è utile nè verosimilmente praticabile un’ostilità tout court .

L’attuale quadro politico-artistico dei Teatri in Italia sembra avere quattro protagonisti ben delineati : gli Amministratori dei Teatri, gli Artisti lavoratori , la volontà politica e, infine, taluni Musicisti di fama che decidono di spendere il loro nome per sostenere la causa della Cultura . Ognuno di questi quattro protagonisti è chiamato ad uno sforzo precipuo che concorra a migliorare le cose.

Pappano, Muti, Metha, Schiff, Pollini, Gatti, Baremboim ecc. sono insigni personalità che, nel tempo, si sono spese per la causa della Musica (quelli che uno come Pasolini avrebbe con tutta probabilità visto come le “Voci non ancora sopite” in un paese in preda all’omologazione culturale assurta come metodo per governare cose e persone) . Alcuni abitualmente coesi tra loro, altri invece abitualmente in modo separato dagli altri, ma questo non importa. Come non contano nemmeno tanto le motivazioni ora artistiche, ora caratteriali, ora politiche, ora morali (sono certo che esse si mischino sempre) che concorrano a che queste personalità , di quando in quando, decidano di farsi sentire forti e distinte.

Ciò che conta è che la loro auorevole voce è pietra scolpita e le loro parole punti di riferimento imprescindibile per chi è lì ad amministrare e a dettar legge.

Le ricette…. viene alla mente fin troppo facilmente la parola magica : PRODUTTIVITA’. E’ vero. Ma non basta: bisogna anche saper interpretare il momento. Saper fare i conti con un mercato fatto di un pubblico che, più giovane è, più sembra aver saltato a piè pari la generazione di chi andava a Teatro.

In parte la cosa è stata fisiologica: esso è attratto dalle infinite possibilità che la globalizzazione e l’era multimediale forniscono e che, molto spesso, solo apparentemente offrono una “SCELTA CULTURALE VARIEGATA, INFINITA E INDIPENDENTE” . Il paradosso del MacDonald’s lo chiamo io: in luoghi dove ormai tutte le cucine del mondo sono a portata di mano, il rischio è sempre e comunque quello di rivolgersi alla cucina più a portata di mano delle altre. Difendere il nostro patrimonio musicale è il primo passo, ma il secondo subito dopo è il saperlo promuovere con strumenti aggiornati ed una preparazione di altissimo profilo manageriale (MANAGER PREPARATI E SPECCHIATI) che operi su BASI LEGISLATIVE DEGNE . Quest’ultimo è il punto fondamentale: senza una Legge ad hoc per il nostro settore le chiacchiere stanno a zero. E in tal senso la Legge 100, in tutte le sue parti, è un macigno assurdo che rischia di schiacciare qualsiasi cosa incontri sul suo cammino.

 In quanto a noi ARTISTI, quelli che la Cultura non la raccontano né la gestiscono ma la fanno (con la fortuna o la disgrazia sulla testa a seconda delle mani dalle quali vengono gestiti) , dovremo fare la nostra parte e già, mi pare, in parte almeno la stiamo facendo : lo dimostra la nostra capacità di continuare ad essere quello che siamo nonostante le intemperie, il nostro continuo aggiornamento professionale, l’amore col quale ogni giorno ci dedichiamo allo studio e all’esecuzione ; la consapevolezza che tempi , metodi e strumenti nella divulgazione culturale stanno cambiando.

 Dobbiamo fare di tutto perché la gente non debba smettere definitivamente di venire a sentirci cantare, suonare e danzare nei Teatri e nelle Sale.

Vedremo se tutti i protagonisti di questa storia, già in buona parte scritta non nel migliore dei modi, riusciranno a vincere la scommessa di concluderla almeno con un seppur parziale e tardivo lieto fine . O se, nonostante tutti i nostri sforzi , chi è dall’altra parte mostri una tale arroganza da non tener conto di nulla che no sia la volontà di annientare il nostro Patrimonio.

 Carlo Putelli

(si ringrazia Gianluca Floris per il magnifico lavoro che sta portando avanti “anche” con il suo blog http://costruiresumacerie.org/2012/01/26/spettacolare-articolo-di-paese-sera-sulle-fondazioni-liriche-italiane/ il nome del quale, “Costruire su macerie” appunto, ha ispirato il titolo di queste quattro righe , dove potrete trovare anche l’articolo dal quale ho preso i periodi virgolettati )

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