Ercolano, la Casa del rilievo di Telefo
Per quasi 2000 anni il tetto di legno è rimasto, indisturbato, sotto strati di materiale vulcanico inspessito. Dopo tre anni di lavoro certosino, gli archeologi che operano ad Ercolano non solo hanno accuratamente scavato per recuperare il prezioso reperto in ogni suo frammento, ma lo hanno anche ricostruito, riuscendo a restituire l'aspetto originale di un antico tetto romano. Il tetto apparteneva alla cosiddetta "Casa del rilievo di Telefo", una lussuosa villa romana, quasi un palazzo più che un'abitazione di pregio. Il recupero è avvenuto durante i lavori nell'ambito dell'Herculaneum Conservation Project per la regimazione delle acque piovane e sorgive ed è stato condotto durante le campagne tra l'agosto 2009 e il giugno 2010.Pannello ligneo del controsoffitto della
Casa del rilievo di Telefo
La casa ha restituito anche, agli archeologi che lavorano nell'ambito del progetto Wallace-Hadrill, uno dei reperti sicuramente più interessanti tra quelli finora ritrovati: il suo tetto, il tetto di una classica villa romana. Il reperto era frammentato in circa 250 pezzi e gli archeologi hanno faticato non poco per rimetterli insieme. L'archeologo capo del progetto, Domenico Camardo, ha affermato che, in alcuni momenti dello scavo, è stato necessario ricorrere al martello pneumatico.
Dal modo in cui giacevano i pezzi del tetto, gli studiosi sono stati in grado di stabilire che esso era stato spazzato via da un'ondata di materiale piroclastico, si era capovolto ed, infine, si era frantumato sulla sottostante spiaggia. La sabbia bagnato ha conservato il legno quasi per intero, "congelandolo" in una sorta di bolla d'aria.
Uno dei cassettoni del tetto ritrovato quasi intatto
E' stato possibile analizzare e fotografare i pannelli e le altre parti del tetto, dopo averli posti in un contenitore a temperatura stabile che consente di conservarli e trasportarli in laboratorio per essere studiati ai fini di una futura esposizione al British Museum.Nel frattempo gli archeologi stanno cercando di ricostruire lo schema del soffitto che, pensano, riecheggi lo splendore del pavimento della sala da pranzo, che presenta decorazioni con ben 36 tipi differenti di marmo provenienti da tutti gli angoli allora conosciuti del Mediterraneo. Si sa già che il tetto era piuttosto colorato, forse troppo per i gusti moderni, come ha osservato Domenico Camardo. Alcuni frammenti riportano tracce della pittura originale: sono state recuperate assi con tracce dei colori rosso, e azzurro, mentre diversi pannelli lignei e parti di un cassettonato con esagoni e triangoli appaiono essere stati, un tempo, ricoperti dai colori bianco, nero, azzurro, rosso ed oro. Il design del tetto ricorda moltissimo quello dei soffitti a cassettoni dei palazzi rinascimentali italiani. Anche le colonne dell'atrio sono colorate di un vivace color rosso e all'architrave del colonnato sono sospesi ancora gli oscilla marmorei con maschere teatrali e figure di satiri.
Elementi del tetto durante il posizionamento nella
cella refrigerante
La Casa del rilievo di Telefo venne, in un momento successivo alla sua edificazione, suddivisa, dando luogo alla Casa della Gemma. Questa suddivisione è chiarita dalla presenza di un dettaglio presente in alcune delle case più imponenti di Pompei, il doppio atrio: due porte principali che conducevano a due sale di rappresentanza (atria), che permettevano una potenziale divisione tra un'area aperta al pubblico ed una zona riservata ad uso privato del proprietario.
La torre, in cui si trovava anche la sala da pranzo del dominus, quella con il pavimento decorato da marmi di diversa provenienza, era costruita fuori delle mura urbane e dava sul mare. Le stanze principali si snodavano su due livelli ed i marmi pregiati, policromi, rivestivano anche le pareti. Le finestre, piuttosto grandi, si aprivano a sud ovest e a nord ovest. Tuttora non si è riusciti a stabilire con certezza l'effettiva estensione della meravigliosa domus.
Il rilievo di Telefo curato da Achille
La proprietà risulta suddivisa già nel 79 d.C. in almeno tre unità residenziali separate. Le vicine Terme Suburbane, viceversa, furono state ingrandite e proprio a scapito della Casa del rilievo di Telefo, impedendo la veduta di alcune delle sue stanze più belle. Il nome di Marco Nonio, nel frattempo, si era diffuso in città: le liste pervenuteci in frammenti, riportano 25 persone con il nome di Marcus Nonius. Di queste, l'unico nato libero era un certo Fuscus, gli altri riportavano nomi di schiavi affrancati.All'interno della Casa del rilievo di Telefo, si è ritrovata una ricca collezione di sculture di scuola neoattica, tra queste il rilievo che ha dato nome alla casa, raffigurante il mito di Telefo, figlio di Ercole (mitico fondatore di Ercolano). Telefo, durante la guerra di Troia, aveva combattuto eroicamente con il suo esercito, uccidendo, tra gli altri, Tersandro, figlio di Polinice. Quando Achille ritornò a combattere, Telefo fuggì lungo le rive del fiume Caico e, durante la fuga, inciampò in un tronco di vite. Non potendo più correre, venne facilmente raggiunto e ferito da Achille che, da lontano, gli scagliò contro una lancia.
Ercolano, statua a M. Nonio Balbo
eretta sulla sua terrazza
Chi era Marco Nonio Balbo, colui al quali si attribuisce, ufficialmente, la proprietà della favolosa dimora del rilievo di Telefo? Era un personaggio di rango senatorio, vissuto in età augustea. Nacque a Nuceria Alfaterna (Nocera), ma risiedette ad Ercolano e fu un fervente partigiano di Ottaviano. Fu pretore e proconsole di Creta e Cirene, nel 32 d.C. fu tribunus plebis. Ad Ercolano fu una sorta di benefattore, avendo fatto restaurare la basilica, le porte, le fortificazioni, al punto da venir nominato patrono della città. Gli vennero erette almeno dieci statue, in città, e alla sua morte gli vennero tributati onori eccezionali. Il suo corpo fu cremato su un altare che gli Ercolanesi gli eressero su una terrazza che guardava il mare. Le sue ceneri furono riposte in un recipiente di terracotta all'interno dell'altare stesso, dove furono, poi, ritrovate. Era sposato con una certa Volassenia, dalla quale ebbe tre figlie.