Mancano pochi giorni all’avvio delle iscrizioni alle white list, riservate alle imprese che vogliono partecipare ai bandi di gara per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto in Emilia del maggio scorso. Ad affermarlo è stato l’assessore alle attività produttive dell’Emilia Romagna, Gian Carlo Muzzarelli. Tre i punti chiave per garantire la trasparenza e la legalità degli appalti per la ricostruzione dell’Emilia: no al massimo ribasso, sì al certificato antimafia anche nei cantieri privati e sì alla white list delle imprese di competenza delle Prefetture.
Ma cosa sono le white list?
“Si tratta”, spiega il consigliere regionale Tiziano Alessandrini, “di un elenco degli operatori economici che svolgono la propria attività nel settore edile. La white list comprenderà non solo le aziende esecutrici, ma anche le aziende fornitrici di servizi e materiali, garantendo un controllo sull’intera filiera edile, in modo che le Prefetture possano verificare gli operatori, creando un sistema di prevenzione reale e non agendo a posteriori”.
L’iscrizione delle imprese alle white list avviene su base volontaria, ma gli operatori economici che aderiscono devono soddisfare alcuni criteri di merito e una serie di impegni:
- regolarità contributiva;
- verifica delle certificazioni antimafia
- garantire il libero accesso ai cantieri per gli organismi paritetici di settore presenti sul territorio dove si svolgono i lavori;
- obbligo di iscrizione alla Cassa edile territorialmente competente;
- applicazione del Contratto nazionale per le lavorazioni previste.
E i lavori per la ricostruzione in Emilia rappresentano certamente un’occasione di lavoro per molte imprese edili e non solo. Gli eventi sismici del maggio 2012 hanno infatti colpito una popolazione di oltre 700.000 abitanti; con più di 65.000 aziende presenti, in una zona che produce l’1,8% del PIL nazionale. I danni stimati per l’economia sono di 3,2 miliardi per gli edifici civili e di 5 miliardi per l’industria, agricoltura e servizi.
Le polemiche
Secondo Giovanni Tizian, giornalista esperto in questioni di infiltrazioni mafiose, le organizzazioni malavitose sarebbero già pronte ad approfittare della ricostruzione in Emilia. Secondo Tizian, in un’intervista rilasciata alla redazione di Bologna de La Repubblica “tra i clan della ‘Ndrangheta Grande Aracri a Reggio, i Longo-Versace di Polistena nella provincia di Modena, i Mancuso nel bolognese e i casalesi nella Bassa intorno a Cavezzo, lo schieramento mafioso è al completo”.
Secondo Tizian un sistema efficace per contrastare il rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti della ricostruzione sarebbe l’adozione del Sistema Sciamano, già adottato in Calabria. “Consiste”, spiega Tizian, “in un data base molto ricco che mostra nell’immediatezza tutto il curriculum di un’azienda e dei suoi titolari. Ti fotografa in un clic l’universo dei protagonisti di un cantiere”.
Ma sugli appalti per i lavori di ricostruzione hanno da dire la loro anche CNA e Confartigianato Emilia Romagna. Le due organizzazioni, in un comunicato stampa diffuso la scorsa settimana, “denunciano che l’ordinanza regionale n. 29 del 28 agosto 2012, emessa con l’intenzione di accelerare i tempi di ripristino delle abitazioni con inagibilità parziale o temporanea, in realtà pone inopinatamente come condizione per l’esecuzione dei lavori e l’ottenimento dei contributi la scelta di imprese edili in possesso di certificazione SOA per le opere di importo superiore a 150.000 euro (che il Codice dei lavori Pubblici rende obbligatoria solo per la realizzazione di opere pubbliche)”.
Questa disposizione, protestano CNA e Confartigianato, “porta invece ad escludere dal mercato le piccole imprese e le imprese artigiane, senza tenere conto che l’affidamento dei lavori a grandi imprese rischia di allungare la filiera del subappalto rendendo più critico il controllo proprio della legalità”.