Riddick
Creato il 10 settembre 2013 da Veripaccheri
Riddick
di David Towhy
con Vin Diesel, Jordi Molla, Karl Urban
Usa 2013
genere, fantascienza
durata 119'
A volte ritornano. È il caso di dirlo ad alta voce
per un personaggio come quello di Riddick, assassino intergalattico
apparso per la prima volta sullo schermo nel mitico "Pitch Black"
(2000), produzione a basso costo ma ad alto tasso di spettacolarità
diretta da David Twohy, bissata qualche anno più tardi da un sequel
extra lusso- "The Chronicle of Riddick" (2004) - incapace di dare
seguito alle qualità del prototipo, per il desiderio da parte degli
studios di monetizzare il culto seguito all'uscita del lungometraggio.
L'insuccesso dell'operazione e la saturazione del mercato nel frattempo
monopolizzato dagli eroi della marvel sembravano aver fatto passare di
moda le avventure del silente criminale, che invece torna più agguerrito
che mai in questo nuovo capitolo della saga firmato ancora una volta da
Twohy. La premessa degli eventi contenuti in "Riddick" ancora prima che
sullo schermo trovano una spiegazione nel capitolo precedente, ed in
particolare nella decisione di trasformare l'antieroe di "Pitch Black"
in una specie di messia universale, normalizzato dall' attribuzioni di
funzioni salvifiche e da una collocazione in un contesto strutturato e
civilizzato (il regno dei Necromonger di cui è destinato a diventare il
nuovo re) che l'avevano privato di quella wilderness derivata
per la maggior parte dalla sua identificazione con la primordialità
ancestrale del pianeta in cui Riddick era giunto dopo un atterraggio di
fortuna. Conscio di questa debolezza Twohy decide di cambiare rotta
allestendo un ritorno alle origini che riporta il personaggio al punto
di partenza, ancora una volta esiliato e solo al cospetto di un mondo
estraneo ed ostile. Non è quindi un caso che proprio la prima parte del
film, quella in cui Riddick prende coscienza dell'ambiente circostante
sfidandolo in una lotta per la sopravvivenza sia la parte più
interessante, quella in cui la "rifondazione" della cosmogonia si
accompagna al mistero ed alla scoperta. Una volontà teorizzata dalla
presenza della voce off dello stesso Riddick, utilizzata ad hoc
(e solo in questa fase) per imprimere nella memoria del film la
necessità di un ascesi difficile e sofferta, in grado di liberare il
protagonista, e l'opera che lo contiene dai mali della civilizzazione
individuati rispettivamente dall'affievolirsi dell'istinto omicida
indispensabile per mantenere Riddick al vertice della catena alimentare,
ma anche dallo strapotere del Dio denaro, concetto assimilato dal
regista ai tempi delle "Cronache". Ovviamente il desiderio di libertà di
Riddick contrasta con le azioni dei mercenari che lo vorrebbero
assicurare alla giustizia, ed è proprio nello scontro di volontà
contrapposte e di personalità debordanti (quella di Santana, antagonista
costantemente sopra le righe) che la storia prende piede e si sviluppa,
dando vita ad una caccia all'uomo all'insegna di un continuo
ribaltamento dei ruoli, con Riddick impegnato a ritrovare la strada di
casa cercando di sfuggire al fuoco incrociato di chi lo vuole morto.
Twohy
autore capace di dare il meglio di sè lavorando in operazioni a budget
ridotto (ricordiamo anche "The Arrival" del 1996 altro film "alieno"
dalle atmosfere simili ad X- Files) concepisce il suo film come una
specie di remake. Dopo una prima parte esplorativa, necessaria
ad introdurre contesto e personaggi Towhy fa in modo di incanalare la
narrazione all'interno di meccanismi e situazioni risapute, simili a
quelle che avevano caratterizzato il modello originale: dal destino
comune che ad un certo punto unisce Riddick ed i suoi nemici,
all'escamotage dell'elemento atmosferico (l'eclissi del primo film qui
sostituita da una pioggia torrenziale) legato all'insorgere della
minaccia aliena, per non dire della progressione narrativa costruita su
un percorso ad ostacoli che scandisce la distanza tra il protagonista ed
il suo obiettivo. In controtendenza rispetto ad una fantascienza sempre
più orientata ad uno stile realistico - ricordiamo l'effetto
documentario dell'ultimo superman girato per buona parte con telecamera a
mano ma anche agli ultimi lavori di Nolan- "Riddick" evidenzia la sua
artificiosità con ampio uso di effetti digitali, soprattutto nella
realizzazione dei fondali, ed in alcune scene - quelle degli
inseguimenti motoristici - in cui l'effetto finzione sembra volutamente
ricercato nella mancanza di profondità degli oggetti in primo piano.
Quella che potrebbe essere una scelta artistica diventa però una deriva a
causa della pochezza dei contenuti, e per sequenze come quella
conclusiva, con il salvataggio finale che si candida al premio di
miglior scult dell'anno. Privo di sfumature e ridotto ad una laconicità
che rimanda ad un fuori campo azzerato dal troppo pieno con cui Twohy
costruisce le inquadratura, il film diventa il collettore di una
mitologia spompata, e Riddick l'interprete di un "Kurtz" tamarro a cui
lui stesso sembra non credere più.
(
pubblicata su ondacinema.it)
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