Riddick [recensione]

Creato il 10 settembre 2013 da Elgraeco @HellGraeco

Non c’è niente di più irritante della sensazione di già visto, quel deja vu che ti coglie guardando il trailer di Riddick (2013), di David Twohy.
Sì, questa è la recensione del film (ciao, gugle).
Sono passati tredici anni dal primo capitolo, datato 2000. E forse, dico forse, una congiunzione col passato ci sta, per (ri)presentarci il personaggio al suo meglio, nel suo habitat naturale, il pianeta selvaggio.
La prima impressione che si ha, guardando Riddick e ascoltando il breve racconto sul come e perché, da leader dei Necromonger, si sia ritrovato, ancora, fuggiasco in un mondo ostile, è quella di Conan il Barbaro. Proprio così: Riddick come versione sci-fi con derive di nonsocosa, uguale al Cimmero di Howard, che pecca e soffre la civilizzazione, ne viene da essa indebolito e che decide di riscoprire il suo lato selvaggio.
Come Conan Riddick è un paria che finisce sul trono per meriti legati alla forza, in un mondo di debosciati. Ma, a differenza di Conan, Riddick non ha nel suo destino un regno, infatti è lui che percorre la strada dell’esilio, di propria volontà.
E poi, sì, ci sono di mezzo gli altri che complicano un po’ le cose.
Pare che David Twohy abbia voluto omaggiare il suo personaggio e Vin Diesel, con questo film. E mi pare anche giusto. Anche se la sensazione di familiarità che accompagna l’intera visione è, a un certo punto, eccessiva.

Riddick sul trono, come Conan

***

Pianeta sconosciuto dotato di fauna ostile. Ma comunque Riddick riesce a farsi un amico, un tigrane, un incrocio fra tigre e cane, l’ho ribattezzato io così. E, pur essendo interamente in CGI, risulta l’animazione più efficace vista finora, non tanto nella resa grafica, quanto nei movimenti, ricostruiti, è evidente, sul vero comportamento di un cane.
Comunque siamo dalle parti dell’uomo solo in un mondo di mostri, questo per intendere il ruolo del cane.
Un mondo a orologeria, come nel primo capitolo.
E, come nel primo capitolo, la storia si risolve in una fuga frettolosa, perché a un certo punto le cose precipitano. Solo che mancano le batterie dell’astronave, perché i mercenari che Riddick stesso ha chiamato sul pianeta (onde poter fuggire fregandosi la loro nave) le hanno nascoste per non farsi fregare la nave.
In più, c’è persino l’agnizione, Riddick che incontra, tra i mercenari, un tipo che vanta un legame familiare che levati con uno dei personaggi di Pitch Black.

Questo per accennare alla storia che, inutile girarci intorno, la conoscete tutti. Impossibile fare spoiler, visto che il film s’è spoilerato da sé fin dal trailer.

***

Ma come ho detto, forse dopo tredici anni un sequel remake ci sta. E poi Riddick non appare un film sciatto, girato controvoglia, tutt’altro. È un divertito omaggio, anche e soprattutto da parte di Vin Diesel, che adora vestire i panni dell’assassino con le retine modificate.
Riddick funziona esattamente come il primo capitolo, eccetto per il deja vu che è davvero troppo coincidente. Quando si arriva alla pioggia finale, e al portarsi dietro le batterie si esagera davvero.
David Twohy lo sa, tra l’altro, il furbone, e rinuncia a creare scene tensive riguardanti la scoperta delle creature. Perché a un certo punto, gli spettatori fedeli alla saga, sanno già cosa sta per succedere, quindi è inutile riproporre sconcerto e sorpresa, inefficaci, meglio affidarsi alla quantità, robusta.
C’è da dire, però, che almeno la prima ora di Riddick è solidissima. Anche qui: è sempre Riddick che gioca al gatto col topo coi mercenari, tra cui spicca il wrestler Batista, si nasconde, appare guascone in piena vista, mentre gli altri sono distratti, etc… però è bello da vedere, ugualmente.
Meno bello, in tutta sincerità, il siparietto con Katee Sackhoff, mentre sono appesi a una corda. Sa un po’ di squallido.
Certo, non è che da Riddick ci si aspetti il romance, ma nemmeno questo machismo anni ’80 che fa tanto archeologia di un cinema steroidale che fu.
Pessime, infine, le sequenze di combattimento in slow motion.

***

Non c’è molto altro da dire, a parte un finale che sembra tagliato a forza, che riappacifica qualcuno con qualcos’altro, sempre avvenuto tredici anni fa.
Quale preferisco tra i due film identici?
Eh, questa è una bella domanda…

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