BICEFALO - Vuoto o con il cervello? E... il cuore?
Bionda con gli occhi celesti, profondi, infiniti come il cielo con i suoi puntini luminosi; una bellezza attraente assieme alla riluttante paura; alta, fine, sinuosa; passi leggeri e armonici con le movenze aggraziate e semplici, espressioni di grande gentilezza; la convalescenza procedeva bene anche se per molto tempo era stata in bilico tra la vita e la morte per le botte ricevute; anonima aveva un nome di battaglia, Claudia: ai clienti piaceva chiamarla per nome, nella falsità del rapporto a pagamento; da dove vieni, Claudia? dall’Est, rispondeva vagamente; usavano il suo corpo e, mentre saziavano le loro bassezze, arricchivano i padroni della sua schiavitù.
Nera splendente,levigata, dal bianchissimo sorriso nella fotografia, senza nome, sulla tomba; caduta sul lavoro, travolta dall’automobile di un cliente ubriaco; nessuno ha saputo, l’ha cercata, ha richiesto il corpo.
La trans, splendida, comprensiva, umana, rifugio della personalità, anche lei è nell’aldilà per il segreto che più segreto di così mai ci sarà.
Dorme al freddo del particolare inverno rigido con neve, pioggia, vento, un cartone la sua coperta, la carità il suo pane, incendiato dalla moderna sensibilità finalmente l’ingegnere riposa in pace.
Lavora nei campi di pomodoro come in quelli antichi di cotone; domanda la misera paga ma prende le fucilate.
Si predica l’accoglienza perciò in missioni internazionali difendiamo la democrazia, abbiamo dei blindati dalla massima affidabilità, i cacciabombardieri costano un occhio ma vedessi come volano!
Nel mondo - in quasi tutto - si muore di fame, la natura non più ci sopporta e piange disperata ma la grande velocità saetta, in mezzo ai monti, nelle valli, nei boschi spariscono le fonti, la pioggia allaga l’autostrada, il terremoto distrugge anche la scuola.
Nella bella Sicilia quando e come mi pare da solo in auto e senza limiti veloce voglio arrivare, il mare sul ponte attraversare, prendere un caffè all’alba a Palermo e di corsa ritornare in borsa a Milano a giocare.
Giancarlo operaio, ogni mese ha la sua paga, possiede una casa, una automobile; era contento con sua moglie e il bambino; è disperato da tre giorni con i compagni sopra il tetto dell’officina: il padrone ha chiuso perché all’estero si arricchisce di più.
Insegnate, il contratto non è rinnovato, protesta davanti al provveditorato, a trenta anni ancora è fidanzato, prega che la mamma abbia lunga vita e non muoia presto come morì il padre.
La chiassosa manifestazione di protesta oltre non deve andare, il palazzo non si deve disturbare, è proibita ogni ribellione, la bandiera rossa insieme alla speranza di pace, giustizia, costituzione vanno cambiate: caricaaa…… e… bastonateeeee…..
Per fortuna vi è il re: bello, giovane, aitante, ottimista, vuole l’armonia, la pace, che l’amore trionfi, ha a cuore la salute dei sudditi, perciò racconta sovente le barzellette. Ridete e sarete sani!
I TRENI PER REGGIO CALABRIA
Andavano col treno giù nel meridione
per fare una grande manifestazione
il ventidue d’ottobre del settantadue
in curva il treno che pareva un balcone
quei balconi con la coperta per la processione
il treno era coperto di bandiere rosse
slogans, cartelli e scritte a mano
da Roma Ostiense mille e duecento operai
vecchi, giovani e donne
con i bastoni e le bandiere arrotolati
portati tutti a mazzo sulle spalle.
Il treno parte e pare un incrociatore
tutti cantano bandiera rossa
dopo venti minuti che siamo in cammino
si ferma e non vuole più partire
si parla di una bomba sulla ferrovia
il treno torna alla stazione
tutti corrono coi megafoni in mano
richiamano “andiamo via Cassino
compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato,
chi vuole si rimetta in cammino”
dopo un’ora quel treno che pareva un balcone
ha ripreso la sua processione
anche a Cassino la linea è saltata
siamo tutti attaccati al finestrino
Roma Ostiense Cisterna Roma Termini Cassino
adesso siamo a Roma Tiburtino.
Il treno di Bologna è saltato a Priverno
è una notte una notte d’inferno
i feriti tutti sono ripartiti
caricati sopra un altro treno
funzionari responsabili sindacalisti
sdraiati sulle reti dei bagagli
per scrutare meglio la massicciata
si sono tutti addormentati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
l’importante adesso è di essere partiti
ma i giovani hanno gli occhi spalancati
vanno in giro tutti eccitati
mentre i vecchi sono stremati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
famiglie intere a tre generazioni
son venute tutte insieme da Torino
vanno dai parenti fanno una dimostrazione
dal treno non è sceso nessuno
la vecchia e la figlia alle rifiniture
il marito alla verniciatura
la figlia della figlia alle tappezzerie
stanno in viaggio ormai da più di venti ore
aspettano seduti sereni e contenti
sopra le bombe non gliene importa niente
aspettano che è tutta una vita
che stanno ad aspettare
per un certificato mattinate intere
anni e anni per due soldi di pensione
erano venti treni più forti del tritolo
guardare quelle facce bastava solo
con la notte le stelle e con la luna
i binari stanno luccicanti
mai guardati con tanta attenzione
e camminato sulle traversine
mai individuata una regione
dai sassi della massicciata
dalle chine di erba sulla vallata
dai buchi che fanno entrare il mare
piano piano a passo d’uomo
pareva che il treno si facesse portare
tirato per le briglie come un cavallo
tirato dal suo padrone
a Napoli la galleria illuminata
bassa e sfasciata con la fermata
il treno che pareva un balcone
qualcuno vuol salire attenzione
non fate salire nessuno
può essere una provocazione
si sporgono coi megafoni in mano
e un piede sullo scalino
e gridano gridano quello che hanno in mente
solo comizi la gente sente
ora passa la notte e con la luce
la ferrovia è tutta popolata
contadini e pastori che l’hanno sorvegliata
col gregge sparpagliato
la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa
dal tetto di una casa una signora grassa
fa le corna e alza una mano
e un gruppo di bambini ci guardano passare
e fanno il saluto romano.
Ormai siamo a Reggio e la stazione
è tutta nera di gente
domani chiuso tutto in segno di lutto
ha detto Ciccio Franco “a sbarre”
e alla mattina c’era la paura
e il corteo non riusciva a partire
ma gli operai di Reggio sono andati in testa
e il corteo si è mosso improvvisamente
è partito a punta come un grosso serpente
con la testa corazzata
i cartelli schierati lateralmente
l’avevano tutto fasciato
volavano sassi e provocazioni
ma nessuno s’è neppure voltato
gli operai dell’Emilia-Romagna
guardavano con occhi stupiti
i metalmeccanici di Torino e Milano
puntavano in avanti tenendosi per mano
le voci rompevano il silenzio
e nelle pause si sentiva il mare
il silenzio di quelli fermi che stavano a guardare
e ogni tanto dalle vie laterali
si vedevano sassi volare
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
il nord è arrivato nel meridione
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
gli operai hanno dato una dimostrazione.
- Giovanna Marini -
(canzone tratta dal Fischio del vapore)