Lo strato atmosferico d’ozono, che costituisce la nostra naturale protezione contro i raggi nocivi del sole, ha subito nella regione artica un assottigliamento record dall’inizio dell’inverno scorso agli inizi di marzo.
Il rischio per gli esseri umani è stato sintetizzato così dalla portavoce dell’organizzazione: “qualora la parte di ozono ridotta dovesse spostarsi a latitudini inferiori, ci dovremmo aspettare concentrazioni superiori alla norma di raggi UV-B”, che hanno un ruolo nell’insorgenza di tumori cutanei e di cataratte, e che potrebbero danneggiare il sistema immunitario.
Per l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di meteorologia, la perdita del 40% di gas (contro picchi del 30% negli ultimi 15 anni) è stata causata dalla presenza di sostanze dannose per l’ozono e da un inverno particolarmente rigido nella stratosfera, di cui l’ozonosfera (lo strato d’ozono) è la parte inferiore.
E questo è accaduto nonostante la messa in atto del protocollo ambientale di Montreal, che dal 1989 ha favorito una riduzione della produzione e dell’uso di tutte quelle sostanze, clorofluorocarburi in testa. Per l’OMM occorreranno infatti decenni per assistere a un miglioramento sostanziale della situazione.