Per carità, io sono per le attribuzioni coraggiose in sede di asta.
Non si può sapere tutto. Però bisogna far capire di avere un’idea. A buttare lì una “scuola italiana” o un “pittore del XVII-XVIII secolo” sono capaci tutti. Ed è anche un po’ deprimente.
Però non bisogna nemmeno buttare il cuore oltre l’ostacolo a ogni pie’ sospinto.
Un minimo di eleganza, o quanto meno di pudore.
Prendiamo ad esempio questo quadrino che passa da De Baecque & Associés, a Lione (qui):
École ITALIENNE du XVIIe siècle, entourage de Pietro MERA
Hercule à la croisée des chemins
huils sur toile, H. 35 cm – L. 47 cm
Ripeto, non si può sapere tutto.
Può sfuggire il fatto che sia una copia della parte inferiore dell’incisione che Jan Sadeler trasse da un disegno di Federico Sustris, e che sotto le spoglie di Ercole si celi in realtà il principe Massimiliano di Baviera:
Errore (quasi) veniale.
Ma perché riesumare il difficilissimo e sfuggentissimo Pietro Mera?
Eppure non posso negare che, in questa attribuzione sballata, c’è un tentativo di mettere fuori la testa.
Comunque 2.500 euri se li scordano.