Gaetano Vassallo, buco nero dello scandalo rifiuti in Campania, ha elencato le imprese che hanno contaminato una terra sempre meno “felix” e sempre più discarica a cielo aperto.
Le sue dichiarazioni da pentito rese ai pubblici ministeri nel giugno 2008, sono una ferita che provoca dolori lancinanti. Parole che diventano l’attestazione di fallimento per uno Stato, quello italiano, che si è piegato ai ricatti riducendosi partner della camorra imprenditrice. Un intreccio davvero inestricabile. Altro che anti-Stato e cancro: la metastasi è la contaminazione, il contagio.
La camorra, infatti, non è più un corpo estraneo ma organo interno.
Ed il tutto arriva alle orecchie dei giudici solo perché Gaetano Vassallo temendo per la sua vita, decide di collaborare con la giustizia. Rivela tutto quel che sa. Racconta pure di reati da lui commessi. Rivela anche quelli relativi allo smaltimento illegale di rifiuti speciali, tossici e nocivi.
Quasi venti anni (dal 1988 al 2005) di veleni nascosti ovunque. Veleni che hanno contaminato il suolo, l’acqua e l’aria della Campania. Vent’anni di denari facili che hanno consolidato il potere dei casalesi (monopolisti di questo business sporco e redditizio).
Vassallo gestiva e smaltiva.
Le discariche, da lui controllate, erano nel territorio campano di Giugliano. Un comune dominato dal clan Mallardo che, pur non essendo capoluogo di provincia è, con oltre 100 mila abitanti, il più popoloso d’Italia. Nel suo territorio, tra legali ed abusive, oltre 40 discariche si raccolgono più o meno attorno al mega centro di Taverna del Re dove il commissariato, ha pensato bene di stoccare le eco balle.
Vassallo racconta ai magistrati come i rifiuti, una volta colmate le discariche, venivano interrati ovunque. Un passo obbligato all’abusivismo imponeva di bypassare gli imprenditori e solo a volte veniva richiesta la certificazione che attestasse il corretto smaltimento dei rifiuti provenienti dal nord e dal centro Italia.
I primi clienti di Vassallo arrivano dalla Toscana. Una regione dove la forte influenza della massoneria di Licio Gelli continua ad avere un certo peso ed i controlli non sono mai stati un problema.
Vassallo dichiara di aver corrotto l’architetto Bovier del Commissariato di Governo e l’ingegnere Avallone dell’Arpac, Agenzia Regionale dell’Ambiente.
Il primo, destinatario di una somma di denaro vicina ai 70 milioni, provvedeva alla falsificazione dei certificati o dei verbali di accertamento rendendo conformi al materiale di bonifica tutti quei rifiuti smaltiti in maniera illecita.
Il secondo, invece, stipendiato con tre milioni di lire al mese, aveva l’incarico di predisporre progetti di bonifica delle discariche che consentissero la copertura formale dell’illecito smaltimento dei rifiuti.
Gaetano Vassallo racconta poi ai magistrati dei suoi rapporti con il mondo della politica, in particolar mondo con Nicola Cosentino (all’epoca candidato alla carica di presidente della provincia di Caserta) per il quale, spinto da Francesco Bidognetti, organizzò una riunione per invitare le sue maestranze, a votare Cosentino e Forza Italia.Ad onor del vero, Gaetano Vassallo, ha anche e più volte dichiarato alla magistratura di essere un tesserato Forza Italia; di come, grazie a lui, molte sono state le persone che, presso la sezione di Cesa (un piccolo paese dell’agro aversano), si sono tesserate; delle due cene con centinaia di persone, organizzate per sponsorizzare il candidato Cosentino e di cui ne ha pagato il conto.
E in un interrogatorio datato 1 aprile 2008, Vassallo, ha più volte collegato Nicola Cosentino alla Eco 4 (al centro dell’inchiesta sulle infiltrazioni dei clan nello smaltimento dei rifiuti in Campania), affermando come il candidato ne fosse il controllore politico fin dalla sua costituzione.
Gaetano Vassallo, per le accuse lanciate nei confronti dell’ex sottosegretario all’ambiente del governo Berlusconi nonché segretario regionale del Popolo delle libertà, Nicola Cosentino, verrà definito con l’appellativo di pentito a comando oltre che cocainomane.
Giuseppe Parente
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