La discarica Vergine spa, in provincia di Taranto, deve immediatamente tornare a ricevere rifiuti speciali. Così il Tar di Lecce (presidente Antonio Cavallari) ha ribaltato la decisione della Regione Puglia che il 20 gennaio scorso aveva disposto la temporanea chiusura (per 10 giorni) della discarica, in seguito alla rilevazione di potenziali pericoli per la salute dei cittadini.
Durante i controlli dell’Agenzia regionale per l’ambiente e della polizia provinciale di Taranto, infatti, era emersa una “ipotesi di cattiva gestione dei rifiuti con la mancata copertura giornaliera per evitare odori e la creazione di un dreno non autorizzato per raccogliere acqua piovana sul fondo, con la possibilità della rottura del telo impermeabilizzante di fondo”.
Inoltre, sempre secondo i rilievi effettuati, nella discarica “non era ancora entrato del tutto in funzione l’impianto per il biogas”. A questo punto, il Servizio Ecologia-Ufficio Inquinamento e Grandi Impianti della Regione Puglia, aveva disposto imediatamente la sospensione dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) per un periodo di 10 giorni, intimando al gestore il ripristino delle regolari condizioni di esercizio della discarica che consentano la migliore tutela delle matrici ambientali e della salute dei cittadini”. Questa discarica, lo ricordiamo, e’ una delle tre (Italcave a Statte; Ecolevante a Grottaglie; e Vergine tra Monteparano, Faggiano, Fragagnano, Lizzano e San Marzano), autorizzate a ricevere rifiuti speciali campani. Tuttavia, finora, nessun sacchetto di ‘monnezza’ le era stato conferito.
Uno dei motivi potrebbe riguardare il fatto che lo stesso dipartimento provinciale dell’Arpa aveva evidenziato la presenza “di odorigeni in agro di Lizzano associati ad una non corretta gestione della discarica”. La preoccupazione della Regione era tale che “la riattivazione dell’esercizio dell’impianto” avrebbe dovuto essere “comunque subordinata alla valutazione positiva da parte della Regione e degli Enti di Controllo della relazione che il Gestore dovrà presentare illustrando le misure di ripristino adottate che garantiscano la migliore tutela delle matrici ambientali e della salute dei cittadini”. “Vista la natura delle infrazioni accertate – spiegava l’assessorato all’Ecologia – si è esercitato nelle forme di legge previste il proprio ruolo di autorità competente per garantire la massima tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini”.
Ma il Tar di Lecce, in meno di 5 giorni, ha rovesciato tutto. Il Tribunale amministrativo, infatti, dà atto che “i rifiuti abbancati sono stati coperti e così pure i rifiuti interessati dalla costruzione del dreno, considerato che i lavori relativi alla costruzione del dreno sono avvenuti a distanza di sicurezza dall’argine impermeabilizzato, cioé a circa undici metri dallo stesso”. Secondo gli avvocati Pietro e Luigi Quinto, che hanno discusso il ricorso per conto della società Vergine, “i più aggiornati dati dell’Arpa Puglia forniscono evidenza del fatto che durante i mesi di novembre e dicembre le emissioni provenienti dall’impianto non sono state in assoluto neppure percepibili dal più vicino comune di Lizzano”. Il Tar, rilevano i due legali, ha quindi ritenuto insussistenti sia le denunciate violazioni da parte del gestore delle prescrizioni autorizzative sia i rischi per la salute dei cittadini e per l’ambiente.
Cosa succederà? L’assessore regionale alla Qualità dell’ambiente, Lorenzo Nicastro, spiega che ”la Regione rispetta, da sempre, tutte le sentenze pronunciate dai giudici della Repubblica. Rispetterà anche questa decisione – che sentenza non è, ma semplice ordinanza – emessa in assenza di contraddittorio con i legali della Regione Puglia”. “Si tratta – prosegue Nicastro – di una procedura assolutamente corretta e consentita dalle norme che regolano il procedimento dinanzi al Tribunale amministrativo regionale. Tuttavia, quando il giudizio cautelare è suscettibile di riverberare conseguenze pregiudizievoli per il diritto alla salute dei cittadini, come nel caso di specie, l’impossibilità per l’autorità che ha adottato il provvedimento impugnato di argomentare in contraddittorio dinanzi ai giudici, crea una ‘consentita’ ma ‘inevitabile’ frattura rispetto a quella tra le parti che potrà argomentare in piena solitudine”.
Nicastro, ex magistrato, spiega che la diffida e il provvedimento di sospensione dell’attività della discarica Vergine “sono frutto di violazioni accertate da organismi tecnici di elevatissimo profilo professionale: dirigenti del dipartimento provinciale dell’Arpa Puglia di Taranto e ufficiali di polizia giudiziaria del Corpo di polizia provinciale di Taranto”. E aggiunge di attendere, di conseguenza, di leggere nell’ordinanza del Tar “motivazioni assai diffuse ed articolate”, poiché è una decisione “che ha superato i verbali di sopralluogo e contestazione redatti dagli organi tecnici pubblici”. Il provvedimento, ricorda l’assessore, può essere impugnato e sono in corso valutazioni tecniche al riguardo, ritenendo comunque “prioritaria” la lettura della motivazione dell’ordinanza. “Resta inteso che la Regione Puglia – conclude Nicastro – continuerà a tutelare il diritto alla salute dei cittadini con tutti i mezzi consentiti”.