A volte la conversazione in rete mi sembra a senso unico: c’è chi parla e non ottiene risposte o commenti e c’è chi ascolta e basta, stando a guardare i contenuti senza dialogare. Ora il dialogo di chi sta in rete l’ho visto con i miei occhi, direi quasi “in diretta” partecipando a State of the net 2014.
La conferenza è stata di certo l’occasione per riflettere sulla rete, su quello che è stata, su come ha modificato la vita delle persone, e su quello che sarà.
“Smart”, era questa la parola chiave. Smart significa intelligente, ma soprattutto innovativo e sostenibile, capace di apportare migliorie rispetto alla nostra cosndizione attuale. Direi che Luca De Biase abbia scavato all’interno di questo concetto, non solo definendo la parola smart ma guardandola in profondità.
Una cosa che mi ha colpito parecchio – visto il contatto con la scuola media che ho avuto quest’anno – è stata la presentazione di Liddy Neville, una signora australiana che a me sembrava sprigionare luce. Liddy ha narrato i benefici riguardanti l’introduzione del computer nell’insegnamento, perché proprio i computer sono in grado di favorire un processo di apprendimento spontaneo.
Per me tornare tra i banchi di scuola è stato come fare un salto di vent’anni. La scuola dove insegnavo non mi sembrava per nulla digitale, anche se so che in Italia esistono anche altre realtà. Come fare dunque a introdurre ciò che ha presentato la Neville nel sistema scolastico italiano che a me sembra ancora con un’impostazione molto vecchia? Lei stessa mi ha detto che è necessario che prima di tutto siano le insegnanti a entrare nella forma mentale di usare il computer, di comprendere come rivoluzionare l’apprendimento tramite questo strumento. Non è possibile introdurre questo strumento come un accessorio all’interno del vecchio metodo di apprendimento.
Un altro momento importante è stato l’intervista a Anna Masera. Passata da un giornale all’ufficio stampa della Camera dei Deputati, ne ha deciso di rivoluzionare il sistema della comunicazione (e io penso con esso anche la sensazione che i cittadini hanno della politica). La sfida è stata quella di aprire la Camera ai cittadini, e soprattutto non limitando la conversazione ai trend topic di moda, ma muovendo l’attenzione verso altri contenuti per dire cosa accade veramente all’interno di questa istituzione.
Se la politica è una cosa che riguarda tutti, altrettanto si può dire della salute. Per assicurare la cura migliore occorre monitorare il proprio corpo, studiarne i cambiamenti e l’evoluzione anche in base all’interazione con l’ambiente. E Anne Write ha presentato il suo progetto di BodyTrack. Sebbene non so se tollererei il fatto di essere continuamente monitorata da una macchina, di certo questo tipo di approccio può portare vantantaggi alla salute e può essere un modo di prenderci cura di noi stessi.
Sempre in tema di salute, Roger Taylor ci ha spiegato come le informazioni prodotte dagli ospedali, se opportunamente raccolte e monitorate, possano essere una miniera di informazioni per capire come e dove è meglio curarsi.
Ora che sto tutto il giorno davanti al computer, un po’ allienata e frustrata, non può che avermi fatto bene ascolatare la presentazione di Alessio Jacona. Sì perché il computer è uno strumento capace anche di farti uscire di casa, che ti spinge a correre, monitorando i tuoi record, motivandoti e mettendoti in comunicazione con altre persone che hanno la stessa passione.
E se si parla di passione, non si può prescindere dal discorso di Alessandra Farabegoli, che nella sua presentazione ci ha messo l’anima. Anche lei ha dimostrato come le passioni possano trovare nel web uno strumento utile per raggiungere una realtà aumentata, per favorire la condivisione e l’apertura verso nuove conoscenze, per esser liberate in tutta la loro forza.
Ora sono pronta per riprendere a lavorare chiudendo con questo mio tweet che non devo dimenticare:
45.649526 13.776818We need collateral (and real) passions to understand internet dynamics and our work @alebegoli #sotn14
— Annovi Giulia (@AnnoviGiulia) 14 Giugno 2014