Arriva il Natale.
Ormai è questione di giorni.
E’ questo post lo scrivo dopo una riflessione tra lo Gnomo e me sul valore della famiglia e sul tempo che si dedica ad essa, sulla qualità del tempo che si passa in famiglia.
Entrambi viviamo lontani dai nostri genitori. E per quanto le nostre educazioni differiscano, ci piace passare del tempo in famiglia.
Anzi, appena possiamo, cerchiamo di tornarci. E’ un po’ come un’inienzione di serenità e di ottimismo, anche se ovviamente le nostre famiglie hanno i loro problemi e le loro magagne.
Ma il tempo che passiamo a casa dei suoi, o a casa dei miei, ci rimette al mondo, ci fa rallentare, ci avvicina, come coppia, ci rende più forti, come genitori.
Insomma è meglio di un multivitaminico.
Ma se guardo le famiglie che conosco, non è la stessa cosa.
Sembra che stare in famiglia sia una specie di obbligo, del tempo che passi per poter avere un bonus di chi sa che cosa.
Riflettevamo, lo Gnomo ed io, sul fatto che non ci si aiuta più tra genitori e figli, tra figli e genitori, tra fratelli o tra compagni di vita.
Le famiglie, più che famiglie, sembrano un’elenco dell’anagrafe: “Conviventi?” “Due o tre. Dipende.”
Conviventi?
Ricordo uno stato di famiglia che mia madre dovette presentare tempo fa (tanto tempo fa). Rimasi malissimo quando lessi che mio papà (il marito di mia mamma) ed io eravano “conviventi”. Abitavamo sotto lo stesso tetto, dividavamo la stessa tavola. Al mattino mi portava a scuola. Quando stavo male rimaneva vicino a me anche tutta la notte. Mi portava a sciare, in montagna in escursione, a giocare a tennis. Se mia madre mi sgridava, lui mi consolava, oppure mi sgridava a sua volta se lo riteneva opportuno.
Non era un “convivente”, era mio padre.
E’ mio padre.
Oggi non è così.
Almeno per queste famiglie che conosco.
Vivono sotto lo stesso tetto. Qualche volta dividono la stessa tavola. Ma per il resto sono degli estranei.
Non condividono i pensieri, le paure, le ansie, le gioie, il divertimento.
Insomma, non condividono.
Quando vedo queste situazioni, oltre ad essere triste per loro, mi spavento e allora faccio uno sforzo ancora maggiore per passare più tempo con la nostra, grande, caotica, problematica, famiglia.
Ma è tutto ciò che siamo, ed è tutto ciò che saranno i nostri figli.
Se noi ci comporteremo come vogliamo che i nostri figli si comportino, allora possiamo sperare in un risultato positivo.
Quindi, per questo Natale, passiamo più tempo con i nostri familiari. Anche se qualche volta ci pesa. Avremo dato ai nostri figli un bonus per il futuro.
Magazine Maternità
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