Magazine Società

Riflessioni di un giornalista

Creato il 02 giugno 2011 da Gianlucaweast @gianlucaweast

Riflessioni di un giornalista

(c) weast productions

Desidero aggiungere qualche riflessione al post precedente (profughi siriani). E chiamare in causa quello che è il mio mestiere, il giornalismo, per essere, fino in fondo, imparziale (se possibile). Se i profughi da Ginevra non si vedono, spesso non li vedono o peggio non li vogliono vedere nemmeno i giornalisti. I profughi sono, in questo caso, il tema dibattuto, ma gli esempi sono tanti. Voglio essere preciso: non li vede chi decide quali notizie pubblicare, approfondire, dare al pubblico. I profughi sono una popolazione che puoi incontrare in grande numero, un fiume umano in fuga; a volte, pero', ne incontri dei gruppi sparuti, spaventati e timidi. Fa notizia il fiume, non il rigagnolo che appena ci sfiora. Quando li incontri? Magari mentre ti avvicini al luogo dal quale poi manderai servizi, corrispondenze, immagini e articoli. Li incontri prima, e secondo una certa logica giornalistica sono loro, i profughi, "fuori posto". Sono arrivati troppo presto, potevano almeno aspettare il reporter, attenderlo li', dove lui è destinato. Sono partiti prima, allora non se ne parla. Ho sempre avuto idee diverse, in merito. Sono profondamente convinto che il giornalista che parte verso una destinazione dove viene combattuta una guerra, dove la popolazione civile soffre - ma anche un giornalista inviato su altro fronte - debba raccontare tutto quello che vede durante il suo viaggio. Raccontare, filmare e chiedere a chi decide, back home,  di trasmettere, di mostrare tutto. In questo modo anche i profughi in fuga troverebbero giustizia - per quanto minima - nel racconto che facciamo di loro. Anche se non sono piu' sul luogo dei combattimenti. Fosse per me manderei in onda anche gli incontri - quanto interessanti! - che si hanno con gli autisti, alla fermata in mezzo al deserto per un tè, e tante altre cose ancora. Trasformerei in racconto da offrire al pubblico (lettori, spettatori, ascoltatori...) tutto quanto vivo durante il mio viaggio di avvicinamento allo scenario di una guerra, di una crisi, di un terremoto, di qualsiasi altra cosa, di qualsiasi altra notizia. Cronaca spicciola? Ma quando mai. La vita, il senso dell'umanità, della giustizia e dell'ingiustizia, del dolore e della speranza, della disperazione e della forza è ovunque.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :