Le manovre in corso di opera, definizione ed aggiustamento
dovrebbero salvare l'Italia dal fallimento. Di punto in bianco, quindi, una parola come
default è entrata nella quotidianità veicolata all'opinione pubblica: ci siamo trovati a dover compiere sacrifici, calati dall'alto, per evitare quello che per moltissimi anni è stato uno spettro impossibile anche da nominare. Nel gergo attuale, quindi, il bivio è inevitabile: o approvazione o fallimento.
Poco sembra importare di un'equità percepita sotto la suola delle scarpe, in un momento nel quale i '
soliti noti' hanno portafogli sempre più vuoti con necessità di essere protetti e salvaguardati.
I veti incrociati si mescolano, nel tentativo di
scomodare equamente tutte le forze politiche: tassa ridicola sui capitali scudati contrapposta ad un ripristino dell'ICI che
la destra berlusconiana volle abolire in quello sciagurato 2008 è solo un esempio di
confronto-scontro realizzabile.
Il Governo
tecnico di commissariamento Monti, pur essendosi fino ad ora presentato secoli luce lontano dall'indegno stile di coloro che lo hanno (
purtroppo) preceduto, ha coagulato una serie di provvedimenti che sembrano voler coniugare rigore
effettivo con equità e crescita solo
potenziali. Saranno i giorni seguenti a definire le linee reali entro cui si potrà delineare il testo definitivo, già comunque firmato dal Presidente della Repubblica Napolitano: le discussioni nelle Commissioni pertinenti potranno chiarire alcuni punti
caldi fino ad ora non considerati.
Fra gli stessi, se ne ricordano alcuni:
- Aumento delle aliquote sugli scudati per sgravare (parzialmente o totalmente) il carico delle pensioni;
- Mettere all'asta le frequenze televisive, ad oggi da assegnare tramite un semplicissimo "beauty contest";
- Accesso sensibile ai dati finanziari, al fine di coniugare una sana forma di controllo per prevenire fenomeni di evasione fino ad oggi incontrollata.
Solo solo alcuni dei provvedimenti su cui sarebbe opportuno che le forze definitesi
responsabilicercassero di far convergere i loro sforzi. La manovra rimane, per parola dello stesso Premier Monti, come un atto capace contemporaneamente di essere '
salva Italia' e '
salva Europa'.
Ritorna, su questo fronte, la tanto temuta parola
default.
Cosa vuol dire concretamente questo impavido
spettro?
Il default è solo una condizione economica nella quale lo Stato si dichiara incapace di restituire il dovuto ai propri creditori od è una condizione che, a macchia di leopardo, può comparire in varie forme in una società complessa come quella moderna? L'approccio integrato e totalizzante con cui è doveroso osservare l'oggi presuppone la necessità di intraprendere, anche, questa ulteriore e tremendamente complessa riflessione.
La parola è una, ma comprende infiniti significati:
default.
Scegliendone uno fra i troppi, è possibile citare quello afferente al campo informatico:
"
Impostazione che un sistema adotta in assenza di istruzioni specifiche da parte dell'utente o del programma."
(Fonte: dizionari.corriere.it)
Il default potrebbe quindi essere, in chiave allargata, anche l'impostazione degenerata adottata dal
sistema società in assenza di direttive specifiche provenienti dall'
utente/classe dirigente?
In parole povere, infatti, la società è per convenzione una necessità per l'uomo, che richiede a sua volta una programmazione (politica, tecnica, ambientale, esistenziale, etica, morale, ...) capace di fornire soluzioni accettabili sul medio-lungo termine. Senza una società sostenibile per l'essere umano, infatti, tutta l'architettura preesistente è destinata a crollare.
Nei giorni contemporanei, purtroppo, è netta la percezione che siano per troppo tempo mancate quelle
istruzioni specifiche di cui sopra, capaci di dare impostazioni nuove e rinnovate al sistema totalmente inteso: è mancata un'Europa
politicamente unita, così come sono infinite le
programmazioni mancate in questa Italia.
Nel contempo, quindi, è opportuno porsi una domanda:
quali default sono attualmente in corso, anche se non rilevabili o sottovalutati?
Rimanendo nel contesto della sola Italia, sono moltissimi i campi dove la manovra Monti potrebbe provare ad arrivare, imponendo misure strutturali potenzialmente capaci di riscrivere l'intero sistema.
Dal fronte ambientale fino a quello energetico, da quello sociale fino a quello industriale, da quello etico fino a quello morale: se la crisi in corso è nata come economica, ha il dovere di
morire curata con nuove consapevolezze e rinnovate visioni morali?
Ritenere che esista un'unica forma di default evitabile è un qualche cosa di assolutamente riduttivo ed iniquo; forme di
equità (
non abusata, nds) potrebbero nascere dal considerare come fondamentali e prioritarie anche altri campi oggi trascurati o sottovalutati?
L'"
impostazione adottata in assenza di istruzioni specifiche da parte dell'utente o del programma" può condurre il sistema stesso a forme sbagliate di sopravvivenza: è il caso dell'economia ribelle, in una contemporaneità che ha visto la politica subordinarsi e cittadini di ogni nazione
precaria pagare colpe che, volente o nolente, spettavano a ben altri.
Riconsiderare e rivalutare molteplici concetti di default potrebbe essere forse una coagulazione di rimedi etici che possano contribuire a fare più luce verso un'uscita, meno dolorosa possibile, da questa crisi?
Le riflessioni sono aperte, a fronte di un tempo sempre meno flessibile per permetterle.