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Riflessioni personali a conclusione del viaggio in Africa di Papa Francesco

Creato il 01 dicembre 2015 da Marianna06

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La visita di Papa Francesco in Africa è terminata ieri sera, 30 novembre 2015.

E noi abbiamo avuto modo, grazie alle moderne tecnologie, di poter seguire il pontefice, giorno dopo giorno, ora dopo ora, nelle rispettive tappe di Kenya,Uganda e Repubblica Centrafricana.

Tappe certamente differenti per le modalità d'accoglienza ma tutte comunque gioiose.

La gente, anche nel continente africano, ama Francesco perché lo sente vicino. Com'è poi pure a casa nostra.

E le distanze geografiche, in questo caso, proprio non contano.

I problemi dell'Africa tutta e, in particolare, delle tre realtà visitate dal pontefice sono tanti e certo  di non facile risoluzione.

Nei discorsi del Papa nulla si è taciuto in merito anche se le difficoltà reali, quelle che fanno pagare da sempre un prezzo elevato alla gente comune, sono state affrontate con molto tatto e  molta discrezione.

Cominciando, ad esempio, dall'abuso di potere e da quella mala pianta che è la corruzione endemica a opera delle lobbie politiche locali.

C'è sempre, tuttavia, un inizio per il cambiamento.

Per ogni cosa si può fare di più di quanto si è fatto finora.

L'ottimismo è d'obbligo in termini di speranza.

E questo "qualcosa" deve partire di necessità dal basso. Deve partire dalla gente. Deve partire da noi.

Questo è  in definitiva quello che ci ha fatto intendere Papa Francesco.

Parlare a nuora perché suocera capisca.

Il primo passo è quello di farsi testimoni di pace nella concretezza della nostra quotidianità. Ogni giorno che passa.

Per essere, appunto, credibili a partire dal vicino.

Se questo è, non sarà difficile poi gettare ponti tra noi e coloro che hanno molto bisogno del nostro sostegno per avviarsi  con le proprie gambe sulla strada di un cambiamento (leggi democrazia partecipata) che migliori la loro qualità della vita.

Dobbiamo essere difensori convinti della dignità dell'uomo in ogni contesto, vicino o lontano che esso sia.

Non a parole ma a fatti. Iniziare, insomma, a sporcarci le mani.

E il discorso riguarda credenti e non credenti  indifferentemente,perché l'umanità è tutta una sola grande famiglia.

Bisogna fare in modo che  in essa non ci siano più figli e figliastri.

La Conferenza Onu sul clima, a Parigi, è anch'essa un buon punto di partenza.

Ma perché i "Grandi" facciano, bisogna che i "piccoli" premano con insistenza.Senza stancarsi mai.

Quindi non guasta una lettura o rilettura (a seconda dei casi)  attenta della "Laudato sii", l'enciclica di Papa Francesco.

Lettura e riflessione per "incarnarla" in noi.

Quanto alle violenze, alle guerre in atto, guerre guerreggiate, guerriglie urbane, attentati  jihadisti, agguati all'uomo, da Parigi a Bamako, da Raqqa a Ankara, da Manila a New York, la nostra risposta non può che essere solo e soltanto quella di  provare a farci"costruttori di pace".

Misericordia è questo. Sopratutto questo. Mai  legge del taglione.

Gli strumenti a disposizione ci sono e vanno dai canali diplomatici della politica,  al dialogo, alla persuasione, alla non violenza di ghandiana memoria.

Essi non devono latitare in momenti difficili come questi del nostro tempo, avvelenato da odio e intolleranza su buona parte del pianeta.

La complessità del tutto bisogna decidersi e subito ad affrontarla, passo dopo passo, senza andare alla ricerca di opportunistici alibi.

E, quanto a quelli che strumentalizzano le religioni, occorre avere la forza di fare loro cadere la maschera.

Così come è fondamentale denunciare i cosiddetti mercanti di morte e cioè coloro che si arricchiscono col commercio delle armi, uccidendo milioni di persone.

Concludendo, non possiamo più permetterci di stare alla finestra a guardare.

Questo se le parole di Papa Francesco, nel corso del suo viaggio in Africa( e non solo), sono servite a insegnarci per davvero che la forza dell'amore autentico porta alla riconciliazione delle genti e non al suo contrario, prescindendo dalle differenze storiche, geografiche e culturali dei popoli.

In breve urge rispondere alla brutalità dei nostri giorni  assolutamente con gli strumenti della cultura incarnata, affatto con  una cultura libresca.

Obiettivo ,nell'immediato, è quello di  partire per darci da fare per costruire sul pianeta Terra, presto e bene, e sopratutto nei fatti, la cosiddetta "società plurale".

Non è impossibile.E non è neanche troppo tardi.

                                  Marianna Micheluzzi(Ukundimana)


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