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Le armi nucleari, disse Gorbačëv, hanno simbolizzato "il potere militare assoluto", ma allo stesso tempo hanno "rivelato i limiti assoluti di questo potere". La necessità del senso di potere personale è una delle forze motivanti primarie nella vita umana. Al contrario, la sensazione di impotenza o debolezza è forse la più disturbante delle emozioni umane, una da evitare a tutti i costi. Però cos'è il potere? Sembra che usiamo questa parola in due modi fondamentalmente diversi. Un uso esprime vitalità, un tipo di energia naturale e, a volte, persino la spiritualità. E' una forza positiva che ci giuda ed esprime la nostra connessione amorevole con altri esseri e la nostra convizione che possiamo avere un impatto positivo sul mondo attorno a noi. L'altro tipo di potere implica una relazione di dominio e controllo; controllo di risorse, della natura e delle altre creature. E' questo secondo tipo di potere che trova la sua espressione più estrema nell'uso delle armi nucleari come strumenti di terrore psicologico. Dal tempo della nostra prima consapevolezza di dipendenza e debolezza nell'infanzia, sviluppiamo strategie per superare la nostra sensazione d'essere indifesi e per influenzare il mondo circostante, iniziando dai nostri genitori. Tramite fascino e seduzione, pianti di dolore e una crescente capacità di dire "no", i bambini usano i doni a loro disposizione per influire su chi se ne cura al massimo delle loro possibilità. Alcuni bambini nelle moderne famiglie americane, persino prima dei due anni, sono così bravi nel dominare e controllare i parenti che divengono tiranni. Una madre ha descritto suo figlio di 21 mesi, seduto alla scrivania "come un dirigente, in carica della situazione, che afferma il proprio potere". Ancor più fondamentale è il senso di debolezza e vulnerabilità nonostante l'apparente andare e venire arbitrario di quelli sui quali lui o lei dipende per avere protezione e per sopravvivere. La strategia primaria del bambino per ottenere potere è formare alleanze, legami di affiliazione, prima con i membri della sua famiglia come individui e poi col gruppo intero. Il senso di appartenenza alla famiglia, attraverso il quale si sviluppa un più grande senso di potere personale e sicurezza, è il prototipo di alleanze future e di partecipazione in club, comunità, corporazioni, agenzie pubbliche e private e organizzazioni professionali. La sensazione del bimbo di appartenere alla famiglia, più tardi diviene un attaccamento alla "mia" famiglia, tribù o nazione opposta alle altre. La necessità di un senso di potere personale, che diviene strettamente legato all'auto-stima, si manifesta chiaramente nel modo in cui gli individui si comportano nelle o identificano con le istituzioni alle quali appartengono. La percezione che il potere e altre risorse nel gruppo o nell'istituzione siano limitate o che la propria posizione nel gruppo sia minacciata, blocca l'esperienza di potere di prima sorta, quella che cresce dalla connessione e dall'influenza, incoraggiando la ricerca di potere del tipo che si basa sul controllo o il dominio. Il nostro identificarci con quei gruppi o istituzioni che servono per le funzioni di sopravvivenza e protezione, come l'esercito o la chiesa e, soprattutto, lo stato nazione, è particolarmente profondo e assomiglia molto alla connessione con le nostre famiglie. Non dovrebbe sorprenderci, quindi, che potremmo voler morire o uccidere per lo stato nazione, se ci dicessero che la sua identità o sopravvivenza è minacciata. La rivolta violenta delle persone minacciate in tutto il mondo dimostra il potere supremo delle identificazioni etno-nazionali. Le limitazioni della forza militare in un'era di armi nucleari, hanno reso l'uso del potere di secondo tipo, pericoloso per la sopravvivenza della vita sul pianeta. Inoltre, gli avanzamenti nelle tecnologie di comunicazione hanno reso possibile connettere i popoli della Terra che erano, prima dell'era nucleare, separati da vaste distanze geografiche, culturali e politiche. Un ritorno all'esperienza e all'uso del potere della connessione e dell'influenza, è divenuto non solo possibile, ma anche una necessità in questi tempi di realtà globali che cambiano rapidamente. Nella sfera delle relazioni internazionali, questo cambiamento richiederà quella che può essere chiamata maturazione politica. In un discorso presso la Kennedy School of Government di Harvard, Andrei Kortunov del Soviet Institute for the Study of the United States and Canada, ha riflettuto sulle parole di Gorbačëv presso le Nazioni Unite. Kortunov ha attribuito l'apertura di nuovo terreno in questa direzione, il riconoscimento esplicito di interconnessione globale, proprio ad un tale processo di maturazione politica. "Abbiamo perso l'arroganza del potere tipica di ogni giovane e dinamica nazione", disse Kortunov. "Kruschev è arrivato alle Nazioni Unite come un soldato contro l'imperialismo. Gorbačëv è arrivato come ingegnere per costruire un nuovo ordine mondiale. Abbiamo perso il nostro zelo ideologico e guadagnato responsabilità politiche. Il nostro mondo è unito, non diviso in sistemi ostili. Abbiamo appreso la dura via in alto mare nei Caraibi, nelle strade di Praga, nelle montagne dell'Afghanistan, sui tavoli delle conferenze di Mosca e nelle risaie della Russia. Abbiamo appreso per tutta l'umanità, cosa non sia facile da apprendere per l'umanità." Il nuovo senso di unità internazionale di cui ha parlato Kortunov, era simbolizzato dal ponte aereo americano delle forniture medicali e di soccorso alle aree colpite in Armenia a seguito del terremoto, che ha abbreviato la visita di Gorbačëv a New York. Questa fu la prima volta nella sua storia, in cui l'Unione Sovietica ha accettato grandi aiuti medici e umanitari da altri paesi. Il 10 dicembre, nella Global Classroom, un ponte video che unisce le Università di Tufts e Mosca, i professori e gli scienziati americani hanno espresso simpatia alle controparti sovietiche, che li hanno ringraziati caldamente davanti ad un grande pubblico di studenti in entrambi i nostri paesi. Non si può tornare indietro. I problemi che ora affrontiamo su questo pianeta, non possono essere risolti da nazioni singole che agiscono indipendentemente. L'inquinamento ambientale, l'effetto serra e la distruzione dello strato di ozono, connettono i popoli della Terra, certamente quanto faccianno i missili balistici intercontinentali e i satelliti per le comunicazioni. Se sfuggiamo alla forma rapida di morte planetaria tramite armi nucleari, moriremo certamente con mezzi più lenti, se non affronteremo assieme i disastri ecologici che stanno distruggendo la vita del nostro pianeta. Non c'è posto per il dominio, l'avidità e il potere del controllo, nella lotta in queste sfide globali. Però l'autocontrollo e il rinuncio alla forza, assieme all'esercizio di quel potere che ci connette con la Terra e che meglio si esprime nell'amore reciproco fra noi, può salvarci dall'abisso. Fonte: http://johnemackinstitute.org
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