Riflessioni su Istanbul (di Enrico Satta)

Creato il 18 ottobre 2012 da Istanbulavrupa

Istanbul affascina perchè è diversa e la diversità arricchisce. Ricordo una battuta di Prodi: la Turchia ha solite radici europee…e Berlusconi non la pensava in maniera diversa. Che strano…. Non è che in realtà era ed è un’ottima piattaforma per le delocalizzazioni dell’industria europea con manodopera a basso costo ma con “regole” del mercato europeo? E si può capire quanto, leggendo i report semestrali dell’ICE. Dalla fiat alla pirelli passando per il gruppo Indesit, tutto è vi è stato delocalizzato. L’olio prodotto usa frantoi di Piacenza. Ma è vera ricchezza…? E’ vero travaso di tecnologie di progresso o colonizzazione? e per quanto? Se dovesso aumentare i costi umani sicuro che non si sposterebbero? Certo, in assenza dell’Afghanistan è anche la tratta obbligata dei corridoi energetici per l’India e la Cina (e anche in parte per la South Europe. Ma per quanto? La globalizzazione è un’obiettivo delle multinazionali. Solo nei paesi avanzati i consumatori ne beneficiano.

Posso fare shopping in tutte le capitali europee e vi trovo esattamente le stesse merci (piuttosto a Londra costano meno!), Nike, adidas o le “firme”. Gli acquisti che ho fatto ad Istanbul però sono unici, l’argento lavorato, qualche volta di provenienza iraniana, i tappeti delle popolazioni nomadi (Yorut) i calzini di lana anatolici..

La stratificazione di millenni di storia spalmata su una città bagnata da “tre mari” e che idealmente unisce occidente ed oriente. E’ questa che la rende affascinante, il suo heritage. Non credo che i viaggiatori illustri che hanno soggiornato ad Istanbul vi avrebbero scritto e sognato guardando il cemento delle nuove periferie, sempre uguali da Yalowa a Cinecittà… a Milano 3 o alle banlieue; che cambia?

Il bello di Courmayer sono le pietre, l’edilizia che è diversa da quella del Terminillo (fortunatamente) e non sarebbe stato meglio usare gli scisti per costruire in aValMalenco o al Sestriere? Così come sono splendidi quei paesi turchi con le case in legno sparsi in tutta la Turchia (e che resistono meglio ai terremoti) e se unifichi tutto (globalizzi) con il cemento (no quello dei grandi architetti) e le bancarelle di prodotti cinesi ci snaturano anche Porta Portese chi ci guadagna? O ci interessano solo i soldi?

Non credo che i viaggiatori illustri di mezzo mondo si sarebbero affascinati nel trovare la piccola Montmartre ad Istanbul….; quella è più affascinante da vedere a Parigi e preferisco i Mac negli States… ragionevolmente accettabili anche ad Istanbul, purchè vi si trovino ancora i dolmà o quelli splendidi tortellini con lo yoghurt. Speriamo che non si stravolga tutto.

Anche per quanto riguarda i musei, compreso i nuovi, penso a Pera o al museo dell’innovazione sul Corno d’Oro; concordo, bellissimi, peccato ultimamente un po’ cari. Così come per la comunicazione, vi è una bella energia. Ma rimane il fatto che la vista del mare dalla moschea di Solimano e gli odori dei Doner con gli sgombri portati dalla brezza del mare mentre entri nel bazar delle spezie… beh…, questo è una delle tante cose che fa di Istanbul qualcosa di unico.


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