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Riflessioni su Istanbul (di Marta Cangi)

Da Istanbulavrupa

Riflessioni su Istanbul (di Marta Cangi)Per me questa città è come una donna. Al mattino è Bisanzio. Un’inezia, solo un villaggio greco, lei è giovane, innocente senza pretese. Eppure un uomo coglie la sua bellezza. Costantino, il Cesare, se ne innamora le dona il suo nome. Niente è troppo bello per lei. Saccheggia il mondo antico come un uomo che ricopre di gioielli la sua amante. L’imperatore Giustiniano per lei fa edificare l’ottava meraviglia del mondo…ne ha fatta di strada la piccola pescatrice. Nel 1204 viene brutalmente stuprata dai crociati. Il suo diadema scagliato nella polvere. Eppure è una donna si riprende. E’ l’ombra di se stessa ma conserva ancora il suo fascino. Per cui si cerca un nuovo protettore. Nel 1453: la conquista turca, diventa Istanbul, la “puttana” di Maometto. I turchi la adorano. E così come una donna ridiventa bella, un serpente che cambia pelle.

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