Il 31 maggio doveva esserci un concerto “nazionalista” (che poi, di che nazione si parli non si sa), fascista, nazista, chiamatelo come volete, in centro a Trieste.
L’indignazione, personale, è stata grande; quella sulla rete anche con gli hastag #nonazisintrieste e #triestenazifrei. “Giusto” ho pensato, “che la città si mobiliti”. Non sarò mai una persona che limita l’espressione politica diversa dalla mia, ma quella di gruppi xenofobi, razzisti, “ariani” pensavo fosse giusto quantomeno dissentire. L’appello della Casa delle Culture era stato sottoscritto da tante associazioni e personaggi pubblici e meno di Trieste.
#NoNaziInTrieste – http://www.casadelleculture.info/
Quindi il sabato 31/5 sono andato in Piazza Garibaldi, a manifestare il mio dissenso. Il mio dissenso per la xenofobia, per il razzismo, per l’omofobia … etc etc, per tutto ciò che un concerto di gruppi di estrema destra volesse dire.
A fronte di tutte le firme sull’appello, in piazza eravamo in pochi, molti di più erano i poliziotti e carabinieri in (super)assetto antisommossa. Di per sè la numerosità ridotta di manifestanti non è mai stato un problema, sebbene l’auspicio è sempre quello di trovarsi davanti tanta più gente di quella che ti aspetti.
antifascismo s. m. [comp. di anti-1 e fascismo]. – Atteggiamento di opposizione politica, culturale o militante al fascismo, sia come ideologia sia come regime: l’a. dei fuoriusciti, dei gruppi clandestini. In senso storico, reazione morale e politica di partiti e gruppi alla dottrina e alla prassi del fascismo al potere. Anche, l’insieme degli oppositori politici al fascismo.
A parer mio il problema è che sembra che ormai per essere “antifascisti” bisogna per forza girare con una birra in mano, magari essere anche ubriachi, e possibilmente fumarsi delle canne a 10 metri da poliziotti e carabinieri. Ora, non vorrei passare per moralista, quale non mi ritengo di essere; sicuramente però posso dirmi infastidito da questo modo di “manifestare”, diremo forzatamente antagonista e provocatorio. Penso che il massimo sia stato raggiunto quando un “compagno di lotte” cileno ha preso la parola, chiaramente non-sobrio con il megafono in una mano e il Jack Daniels nell’altra.
Me ne sono andato, pensando che, forse, non c’avevo nulla a che fare.