Riflessioni sulla “Descrittione” tardo cinquecentesca della Terra di Cupertino
Gli abitanti di Copertino, almeno fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, erano soliti indicare come “piscina” un vespasiano, chiuso in tempi recenti, ricavato al pianterreno del monastero delle Clarisse che si affaccia sulla odierna piazza del Popolo. Cosicchè tutti i vespasiani venivano definiti “piscina”, soprattutto nel dialetto locale. Ebbene, pare che il termine “piscina” sia stato tramandato di generazione in generazione perché “quasi nel centro di detta Terra” i nostri antenati avevano creato un luogo, che “a quei tempi era grandissimo”, dove facevano convogliare le impetuose acque piovane che d’inverno scendevano pericolosamente dalla circostanti colline di Copertino. Quel luogo era chiamato “piscina” e nella seconda metà del Cinquecento venne in gran parte coperto per la costruzione del Monastero delle Clarisse, che aveva inglobato pure una “scala che antiquamente era di ebbrei, ove si congregavano”. Evidentemente era un luogo di culto dove si riunivano gli ebrei, numerosi a Copertino, specialmente nel Quattrocento quando godevano della protezione di Maria d’Enghien, Tristano Chiaromonte e Giovanni Antonio Orsini del Balzo, rispettivamente Contessa di Lecce, Signore di Copertino e Principe di Taranto.
E’ ciò che emerge considerando quanto viene raccontato dall’estensore della “Descrittione” di Cupertino conservata nell’Archivio Generale Agostiniano in Roma. Si tratta di un documento molto importante per la storia di Copertino. Se non altro per la conferma di quanto finora ignorato o cautamente affermato dagli studiosi.
Il documento fa parte di una raccolta di “descrittioni” ideata e voluta da Fra’ Angelo Rocca (1545-1620), quando dal settembre 1583 al giugno 1584, come segretario, accompagna il Priore Generale dell’Ordine degli Agostiniani, Fra’ Spirito Anguissola da Vicenza, nelle “Sacre Visite” ai conventi agostiniani del Sud Italia.
I conventi visitati dal 27 settembre 1583 al 24 dicembre 1584 nell’Italia centrale e in quella meridionale sono 127, di cui 24 in Puglia e soltanto 4 nella Terra d’Otranto: Brindisi, Lecce, Taranto e Montescaglioso. Dal 22 febbraio al 1° marzo 1584 i padri visitatori dimorarono in Lecce, sede di convento agostiniano, realizzando, ovvero affidando il lavoro a persone competenti, la descrittione di: Copertino, Otranto e Torre Paduli, nonché le piante di Copertino e Otranto.
A Copertino non è mai esistito un convento dei Padri Agostiniani. Sulla presenza dei due frati si possono fare solo delle congetture. E cioè che volessero esaminare la possibilità di istituire un convento degli Agostiniani in Copertino, ovvero fossero stati ospitati da Livia Squarciafico e da suo marito Galeazzo Pinelli nel grandioso castello, ristrutturato da pochi decenni da Evangelista Menga per conto di Alfonso Castriota. Eppure nella raccolta di Fra’ Angelo Rocca viene inserita non solo la “descrittione” della Terra ma pure un disegno a matita di Copertino, molto dettagliato, che potrebbe essere stato commissionato a qualche personaggio del luogo.
2 – Nella “descrittione” si afferma che “la Terra di Cupertinu è posta in una campagna scoperta di tutti i venti, e dillà per qualche banda si vada saliendo sempre si termina in bellissime colline, e da la collina che scende da parte di bosco scorrono quasi come fiume in tempo d’inverno l’acque”……
L’estensore ritiene poi che la Terra sia stata chiamata Cupertino “per essere d’ogni banda cinta di colline” soggiungendo che “l’arma che fa è una Arbore de Pigno con tutte le radice non senza raggione presa da li nostri Maggiori che essendo detto arbore dedicato alla Dea Cibele Madre delli Dei denotasse che essa terra come Capo del Contado e madre di molte terre sottoposte à detto Contado come è Galatola hoggi Marchesato, Levirano, Veglie, Santo Vito degli Schiavi”. Ed insiste sull’approvvigionamento idrico di Copertino che “abonda di acque bellissime, e di dentro e di fuora delle muraglie cavate fuora di tanti pozzi fatti e dal pubblico e di cittadini, di profondità di diciotto, e vinti passi, foro questi pozzi perenni e massime quello fatto dal pubblico nel quale, senza dubio è un fiume sotterraneo che da borea scorre verso l’austro con grande impeto”.
Sul territorio dice che: “E’ questa Terra d’ogni banda cinta d’una fertilissima campagna che gira intorno un miglio, et essendo che viene serrata poi come un teatro dogni intorno da olivo fertilissimo di molte miglia che a quel giro poi succedono le vigne che rendono grappoli di vini perfettissimi, e tanti giardeni molto ameni”.
Sulla popolazione di circa 800 fuochi così si esprime: “Fiorì questa Terra di pittori e scoltori, come molte pitture e statue et in detta Terra et in altre Terre e città della provincia se ne vedono bellissime immagini, e Tempii depinti”.
Poi ricorda brevemente i più importanti feudatari, e in particolare “come trovamo scritto nel fontano fui Conte di ditta Terra Tristanio di Chiaromonte della Gallia superiore, il quale come si vede dall’armi sue nelle muraglie di detta Terra tenemo o credemo che sia da lui reedificata per questo Gran Signore molto devoto che darà le ridecime al Rev.do Clero di detta Terra, et il suo corpo é sepolto in detta Maggior ecclesia”.
Quindi elenca i conventi esistenti: “Dentro questa Terra è il Convento de l’ordine di San Francesco conventuali et il monasterio di sue monache, di fuora il convento de l’ordine di San Domenico, et un miglio et molto di più di là, è il convento de l’ordine de l’Osservantia”. Il primo convento è stato confiscato e poi quasi completamente distrutto a seguito delle soppressioni volute dal Regno d’Italia nella seconda metà dell’Ottocento; il secondo, pur essendo stato soppresso, è ben conservato e a breve, al termine dei lavori di ristrutturazione, sarà restituito alla comunità copertinese; il terzo è stato inglobato nell’attuale parrocchia dei domenicani col nome di Maria Santissima del Rosario.
E conclude osservando che “di più vi è hoggi la stampa di bellissimi caratteri” con evidente riferimento alla prima tipografia copertinese e una delle prime in Terra d’Otranto: la celebre Tipografia Desa.
Fin qui la “descrittione”.
3 - E il disegno a matita di Copertino?
Mentre la “descrittione” è custodita nell’Archivio Generale Agostiniano di Roma, il disegno a matita di Copertino è conservato nella Biblioteca Angelica di Roma, fondata da Fra’ Angelo Rocca per restare biblioteca pubblica per sempre. E’ un disegno a matita ripassato a sanguigna su carta
bianca (mm 215X317) in buono stato di conservazione. La veduta della città presa da nord indica la chiesa di Santa Chiara, la chiesa madre, la chiesa di San Francesco, ora scomparsa con l’adiacente convento, la porta di accesso di Levante o del Malassiso, abbattuta nella seconda metà dell’ottocento, e quella di Tramontana, ora porta San Giuseppe, il castello e la cinta muraria quattrocentesca con torri scarpate e merlate, nonché lo stemma della Terra.
In conclusione un breve profilo di Angelo Rocca che nasce nel 1545 a Rocca Contrada oggi Arcevia in provincia di Ancona. A soli 11 anni veste l’abito degli Agostiniani a Camerino e si laurea in Teologia a Padova, dove diviene famoso emendatore di testi, per cui fu chiamato a Roma dove lavorò presso la Tipografia Vaticana e all’edizione della “Vulgata” della Bibbia. Nominato Sagrista Pontificio e Vescovo di Tagaste, visse accanto ai Papi Sisto V, Clemente VIII e Paolo V assai apprezzato per la vasta erudizione. Morì nel 1620 in Vaticano.
C U P E R T I N O
La terra di Cup.no è posta in una campagna scoperta di tutti i venti, e dillà per qualche banda si vada saliendo sempre si termina in bellissime colline, e da la collina che scende da parte di bosco scorrono quasi come fiume nel tempo d’inverno l’acque, quando sono le molte piogge et entravano dentro della Terra, erano gli antichi nostri per evitare la rovina che portava seco l’acqua furono costretti quasi in mezzo della terra far un loco, dove si fece passare l’acqua detto hoggi la piscina, et era in quei tempi grandissimo: ma hoggi se ne vede una gran parte che sopra il detto vi fù edificato un monastero di Donne Monache de l’ordine di S.ta Chiara innestito alla scala che antiquamente era d’hebbrei, ove si congregavano, e hoggi è tempio di dette monache dedicate alla Annunciazione della beata Vergine, per il che essendo posta al fin di detta Terra prese il nome di Cupertino per esser d’ogni banda cinta di colline. L’arma che fa è una Arbore de Pigno con tutte le radici, non senza gran raggione presa da li nostri Maggiori che essendo detto arbore dedicato alla Dea Cibele Madre delli Dei denotasse che essa terra come Capo del Contado è madre di molte terre sottoposte à detto Contado, come è Galotola hoggi Marchesato, Levirano, Veglie, Santo Vito delli Schiavi, fiorì sempre questa Terra di pittori e scoltori, come molte pitture e statue et in detta Terra et in altre Terre e città della provincia se ne vedono bellissime immagini, e Tempii depinti. Abonda di acque bellissime, e di dentro e di fuora delle muraglie cavate fuora di tanti pozzi fatti e Dal pubblico e di cittadini, di profondità di diciotto, e vinti passi, foro questi pozzi perenni, e massime quello fatto dal pubblico nel quale, senza dubio è un fiume sotterraneo che da borea scorre verso l’austro con grande impeto. È questa terra come havemo detto d’ogni banda cinta d’una fertilissima campagna che gira intorno un miglio, et essendo che viene serrata poi come un teatro dogni intorno do Olivo fertilissimo di molte miglia che a quel giro poi succedono le vigne che rendono grappoli di vini perfettissimi, e tanti giardeni molto ameni, fu signore come dice haver trovato traccie Gualtiero de l’Engenio Conte di Cupertino, e dopo come trovamo scritto nel fontano fui conte di ditta Terra Tristanio di Chiaromonte della Gallia superiore, il quale come si vede dall’armi sue nelle muraglie di detta Terra tenemo o credemo che sia da lui reedificata per questo Gran Signore molto devoto che darà le redecime al Rev.do Clero di detta terra, et il suo corpo è sepolto in detta Maggior ecclesia. Vi è un castello d’una grande macchina e molto bellissimo questo stato ha fatto mutatione di tanti Padroni ch’ora s’ha visto posseduto da Alt.mi Sig.ri e più volte pervenuta in mano delli Rei del Regno che la manutessero dalli sig.ri Squarciafici, hoggi dì morte senza heredi maschi succette alla sig.ra Livia Squarciafica moglie del Marchese de Turse detto il Signore Galeazzo Pinnelli. Dentro questa terra è il Convento de l’ordine di San Francesco conventuali et il monasterio di sue monache, di fuora il convento de l’ordine di San Domenico, et un miglio et molto di più di là, è il convento de l’ordine de l’Osservantia, di più vi è hoggi la stampa di bellissimi caratteri, è di gran copia sono fochi da circa otto cento. Che fu la detta Terra.
Archivio Generale Agostiniano Roma, C. Rocca 87
Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca Testo n. 87;
Angelo Rocca, Brieve descrittione delle Città, & terre d’Italia, con allegato un “questionario”, Biblioteca Angelica, Ms. 1214, c. 149.
Archivio Generale Agostiniano, Viatorum registro primo annexum rerum earum quam inter visitandam Italiam peragentur R.mo Pater Magistro Spirito Vicentino Generali Anno Domini MDLXXXIII. Scribente Magistro Angelo Rocchense a Camerino eiusdem ordinis a secretis.
idem
G. Greco, Copertino, La Stamperia e Giovan Bernardino Desa (1559-1642) , Copertino 1993;M.Paone,L’introduzione della stampa in Puglia, Bari 1964; F.Verdesca, Guida Storica di Copertino, Copertino 1966; S.Calasso, Ricerche storiche intorno al comunem di Copertino, Copertino 1966;
Archivio Generale Agostiniani, Carte Rocca T/87, P/16;
Disegno pubblicato in: Guida di Copertino, 1996, Congedo Editore, pag.33. Altre vedute antiche di Copertino nella medesima guida: pagg 16-34 Affresco tardo cinquecentesco nella chiesa di Casole; pagg.34,48 affresco prima metà XVII secolo chiesa della Grottella, pag.35 affresco seconda metà XVII secolo altare San Giuseppe Desa nella Basilica di S. Maria ad Nives.
Sulla Biblioteca Angelica e sul suo fondatore Angelo Rocca vds fra altri: Alfredo Serrai, ANGELO ROCCA fondatore della prima biblioteca pubblica europea, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2005 Cremona; Ministero dei Beni Culturali – Biblioteca Angelica, Immagini di Città, raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato – Libreria dello Stato, Roma 1991.